I vescovi dell'Ue: attenzione a norme che rischiano di violare la dignità umana
Vatican News
Obiettivo del regolamento adottato lo scorso settembre dal Parlamento dell'Unione europea è garantire un elevato livello di salute per i cittadini dell'Ue attraverso parametri di qualità e sicurezza per le sostanze di origine umana. "Consapevole della grande importanza delle sostanze di origine umana per le moderne cure mediche dei suoi cittadini - si legge nel testo pubblicato dalla Comece con data 23 ottobre -, l'Unione europea dovrebbe garantire un approvvigionamento adeguato attraverso misure di monitoraggio e sostegno. Accogliamo con favore la necessità generale di questo regolamento e il suo allineamento al principio della donazione volontaria e gratuita di sostanze di origine umana che si basa sull'altruismo del donatore e sulla solidarietà tra donatore e ricevente".
Alcune preoccupazioni sull'uso degli embrioni
Tuttavia i vescovi delle Chiese cattoliche dell'Unione europea proseguono esprimendo nella nota preoccupazione "per alcuni contenuti normativi essenziali della proposta di regolamento" raccogliendo le criticità in tre punti (A B C). La prima osservazione del punto A riguarda la definizione di "SoHo", contenuta nella proposta di regolamento, che risulta molto ampia. "All'art. 3 n. 5 la definizione non si riferisce solo alle cellule germinali non fecondate (spermatozoi, oociti e oociti degenerati) nel settore della medicina riproduttiva, ma comprende anche embrioni e feti. Ciò può essere rilevante, ad esempio, per la rimozione e l'uso di embrioni e feti deceduti o uccisi, nonché per l'uso alternativo di embrioni soprannumerari prodotti in vitro."
L'embrione possiede una dignità umana indipendente
La seconda osservazione è che ai sensi dell'art. 3 n. 12,15 del regolamento SoHO anche l'embrione umano può essere considerato una "preparazione di SoHo". L'art. 3 n. 3 e n. 15 definisce il termine "processazione" includendo la fecondazione. "Questo è eticamente inaccettabile - affermano i vescovi -. L'embrione umano non è solo una sostanza di origine umana, ma è dotato di dignità umana indipendente. Suggeriamo di chiarire nel regolamento con certezza giuridica che né gli embrioni, né i feti o i tessuti fetali, indipendentemente dal fatto che siano stati creati da un concepimento naturale o da un'inseminazione artificiale a fini riproduttivi o di altro tipo, sono coperti dal termine "SoHO" o "preparazione di SoHO" e che sono quindi esclusi dall'oggetto del regolamento.
Il pericolo di una selezione della vita umana
Passando al punto B si rileva che "la concezione della protezione dei riceventi di SoHO e della progenie nata da procreazione medicalmente assistita proposta nel capitolo VII del regolamento SoHO solleva ulteriori questioni. Le strutture SoHO saranno obbligate, ai sensi dell'articolo 58 del regolamento SoHO, a escludere la trasmissione di malattie genetiche, tra le altre, ai riceventi o alla progenie. Questo sarà possibile solo testando gli embrioni o i feti per tali malattie". La Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea nel testo avverte: "Vediamo il pericolo di una selezione della vita umana che violerebbe la dignità umana. Inoltre, gli Stati membri hanno sviluppato legislazioni multiple e complesse in base alle quali è possibile effettuare test appropriati sulle progenie. Vediamo il pericolo di una collisione tra il diritto dell'Ue e quello degli Stati membri. Inoltre, è discutibile il modo in cui verrà bilanciata la compatibilità di un eventuale obbligo di test genetici con il diritto all'autodeterminazione del donatore e del ricevente".
Sancire il primato nazionale sulle decisioni di tipo etico
Infine, per quanto riguarda il punto C si legge: "L’art. 1 della proposta di regolamento prevede che gli Stati membri dell'Ue possano stabilire norme relative ad aspetti dei SoHO aldilà dalla loro qualità e sicurezza e la sicurezza dei donatori SoHO. Ma solo l'art. 16 del regolamento SoHO afferma che esso non deve interferire con le decisioni etiche prese dagli Stati membri". "Suggeriamo - scrivono i vescovi europei - di inserire nel testo operativo del regolamento, preferibilmente nell'articolo 1, la possibilità per gli Stati membri di stabilire norme giuridiche diverse basate su decisioni etiche, in modo che il regolamento Ue non influisca in questi casi sul diritto nazionale. Ciò sarà necessario - concludono - per ancorare il primato nazionale sulle decisioni di valore etico in modo giuridicamente sicuro".
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