Il parroco di Gaza: in Terra Santa è l'ora della Passione
Federico Piana - Città del Vaticano
Come se fosse un Venerdì Santo. Padre Gabriele Romanelli ha sotto gli occhi la tragica situazione di Gaza e non se la sente di dare una definizione diversa alla giornata di preghiera, digiuno e astinenza per la pace che si svolge oggi in tutto il mondo, in comunione con la Terra Santa. Il parroco dell’unica parrocchia latina della città più popolosa della Palestina, dove i cattolici sono poco più di un centinaio, racconta ai media vaticani che “l’orazione chiesta dal nostro vescovo, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, rappresenta un segno profetico”. Il sacerdote, con voce emozionata, rivela che la sua gioia è immensa nel sapere che “numerose diocesi del pianeta si sono unite nel chiedere a Dio la cessazione di tutte le violenze e di tutte le guerre”.
Città annientata
La fotografia che il sacerdote scatta di Gaza restituisce l’immagine di una città quasi annientata. Migliaia di morti e di feriti, alcuni dei quali ancora sotto le macerie, che, secondo Romanelli, “ancora non sono stati salvati e difficilmente potranno esserlo”. “Manca tutto - aggiunge - l’acqua, l’elettricità, il cibo, i medicinali. E poi con l’arrivo delle piogge è anche iniziato il freddo. Una situazione insostenibile per migliaia di sfollati che hanno perso le proprie case e non sanno più dove andare”.
Silenzio e preghiera
Padre Romanelli chiede un immediato stop ai bombardamenti e l’apertura di corridoi umanitari che permettano, soprattutto ai feriti, di poter lasciare Gaza per essere curati. Sarebbe un faro di speranza. “I cristiani, in questo momento, sono in silenzio. Un silenzio che ci fa ricordare il profeta Geremia: è buono per l’uomo aspettare in silenzio la redenzione del Signore. Ma, quando possono, pregano intensamente davanti al Santissimo e recitano quotidianamente il Santo Rosario”, sussurra.
La vicinanza del Papa
A incoraggiare, e molto, è la presenza del Papa che si fa prossimo al loro dolore con assidue telefonate. “Quando mi telefona - confida Romanelli - Francesco si dice preoccupato per la popolazione civile in Israele e in Palestina: per questo lui ha invocato la pace. L’ultima telefonata mi è arrivata ieri: mi ha chiesto di proteggere i nostri bambini e c'ha impartito la sua benedizione”.
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