La diocesi di Roma unita al Papa per invocare un mondo in pace
Eugenio Bonanata - Città del Vaticano
Un richiamo alto, reale e urgente quello di Papa Francesco che ha invitato ad unirsi al momento di preghiera per la pace nel mondo in programma domani in piazza San Pietro. Il responsabile dell’ufficio ecumenismo della diocesi di Roma, don Marco Gnavi, sottolinea a Telepace la necessità di disattivare i meccanismi dell’odio in un momento infuocato dalla guerra in Terra Santa, in Ucraina e in tanti altri contesti del mondo. “Francesco insite molto su questo”, dice.
La vita "intangibile"
“Bisogna prepararsi alla pace, l’abbiamo sprecata”, aggiunge il sacerdote guardando al doloroso cammino che ha segnato la storia del Medio Oriente. Ciò che sta succedendo in Palestina e Israele - prosegue -“minaccia gli equilibri e la convivenza fra tutte le religioni”. Soprattutto è una guerra asimmetrica, “si combatte contro i civili”. Tutti, dice don Gnavi sentiamo il bisogno di ribellarci a questo orrore. La vita è “intangibile”, osserva, mentre il conflitto ci dice tutt’altro: “Ci siamo drammaticamente abituati alla guerra, come se fossimo assuefatti a vedere ogni giorno quelle drammatiche immagini sui social: non sono fake news, ma la realtà terribile di un mondo che non investe più sul dialogo”.
Pace e credibilità delle religioni
In un momento in cui anche il multilateralismo fatica a individuare possibili strade, come credenti dobbiamo sentirci interpellati. “La nostra prima responsabilità - spiega don Marco - è quella di pregare e di testimoniare che vogliamo un mondo pacificato”. Guardando le scelte pastorali di Francesco, ciascuno può trarre indicazioni preziose a riguardo. “Papa Francesco ha rilanciato lo spirito di Assisi”, sottolinea Gnavi ricordando lo storico appuntamento per la pace voluto da san Giovanni Paolo II nella cittadina umbra proprio nella data 27 ottobre. Era il 1986, sono passati trentasette anni, ma non è del tutto corretto sostenere che le cose non sono cambiate. Se è vero che c’è sempre l’esigenza e l’urgenza della pace, è vero pure che le religioni sono diventate più credibili grazie anche ad alcune iniziative come il documento sulla fratellanza umana, che ha offerto la possibilità concreta di affrontare temi chiave per la convivenza pacifica. “Le religioni possono fare tanto”, continua. “Noi come esponenti della Chiesa cattolica abbiamo una visione universale, ma ogni rappresentante delle religioni deve avere uno sguardo più largo dei confini del suo popolo”.
Perseverare nella preghiera
Questo costituisce un punto fondamentale, anche per chiunque sia alla ricerca di una prospettiva in questa fase oscura. Da qui discende l’adesione assolutamente solidale della Diocesi di Roma alla giornata del 27 ottobre. “Il nostro vescovo ci consegna la responsabilità di avere il suo sguardo largo, anche se viviamo localmente in una parrocchia o in una situazione particolare”. L’orizzonte di ciascun credente è innanzitutto quello di perseverare nella preghiera, invocando l’aiuto della Madonna. “Perseveranza umilissima nella preghiera e nella fraternità”, dice don Marco Gnavi guardando al manto della Madonna che raccoglie tutta l’umanità. “Le guerre ci ricordano la responsabilità della preghiera, la maternità della Chiesa e la paternità di Dio che guarda anche oltre i confini delle nostre nazioni. Il Signore - conclude - chiede che la Chiesa cattolica sia sacramento dell’unità della famiglia umana e che lavori per questa unità con passione, intelligenza e creatività”.
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