Italiani nel Mondo: emigra il disagio e la fragilità giovanile
Luca Collodi - Città del Vaticano
Presentata a Roma la XVIII edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes. Il rapporto raccoglie fonti nazionali e internazionali sulla mobilità dall’Italia verso l’estero. "Dal Rapporto, afferma monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni, "emerge una grave questione giovanile, con ragazzi fragili, che non studiano né lavorano, ma che decidono di lasciare l’Italia" in cerca di fortuna. In 18 anni gli italiani nel mondo sono raddoppiati: da poco più di 3 milioni a poco meno di 6 milioni. A partire sono soprattutto i giovani tra i 28 e i 34 anni. In prevalenza non lavorano e non studiano, lavoratori precari, disoccupati, giovani donne, laureati e ricercatori.
L'emigrante
"L'emigrazione italiana, spiega monsignor Perego, continua a crescere. Si parte soprattutto dalla Lombardia e dal Veneto e "tante volte è la seconda immigrazione". La prima è stata dal sud verso il nord, "quindi una migrazione interna". Poi dal nord verso l'Europa. "Il 75% degli emigranti italiani va in Europa. Sono soprattutto giovani dai 18 ai 35 anni. Quasi il 60% di coloro che partono dall'Italia sono giovani fragili, i cosiddetti neet, cioè giovani che non hanno né lavoro, che non studiano, sono giovani indecisi, giovani che non hanno trovato se non un lavoro precario, giovani che hanno terminato gli studi universitari e non hanno la possibilità di mettere a frutto i propri studi". "Il profilo dell'emigrato è sempre più un profilo giovanile". Il 46% ha origini meridionali.
La tendenza sociale
"C'è un pezzo dell'Italia, prosegue il presidente di Migrantes, sempre più numeroso, che si mette in cammino all'estero. La crescita dell'emigrazione è l'unica che avviene in Italia, dove sappiamo che i nati sono sempre meno. Sono invece sempre di più i nati all'estero. I nuovi cittadini italiani che nascono all'estero, rappresentano un dato significativo perché si aggirano intorno al 20% rispetto ai nati in Italia".
La mobilità femminile
Il tasso di emigrazione femminile sta crescendo negli ultimi anni. "Sta crescendo, prosegue monsignor Perego, per le ragioni che conosciamo: la disoccupazione femminile in crescita e soprattutto le problematiche legate alla maternità". "Le donne vanno in altri Paesi, in Francia, Germania, Svizzera, perché sono maggiormente tutelate, sia per la maternità, sia per quanto riguarda il contratto di lavoro".
La migrazione adulta
"I giovani emigrano, afferma Migrantes, ma emigrano anche gli adulti e gli anziani. L'emigrazione riguarda soprattutto quei cinquantenni che perdono il lavoro, che faticano a rientrare nel mondo delle professioni, ma riguarda anche gli anziani che vogliono mettere a frutto la loro pensione in un Paese dove c'è una migliore economia con una valorizzazione del loro reddito per una vita degna". "Il Portogallo, ad esempio negli ultimi anni, sta diventando una meta crescente dagli anziani per vivere".
Il ritorno in Italia
Durante il decennio 2012-2021, il numero dei rimpatri dall'estero dei cittadini italiani è piu' che raddoppiato passando dai 29 mila nel 2012 ai circa 75 mila nel 2021 (+154%). "Questo, conclude monsignor Perego, grazie a leggi nazionali e regionali che sono state fatte e che facilitano il ritorna a casa". "Rientra soprattutto chi ha un'alta professionalità. Ma questi rientri sono ancora pochi rispetto alle partenze". "Credo, tuttavia, che dobbiamo favorire questa sorta di andata e ritorno, per mettere a frutto professionalità, studi: di un'esperienza all'estero può beneficiare l'Italia con competenze che possiamo mettere a frutto sia sul piano economico, che culturale e sanitario".
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