"Atlante biblico", le mappe per ripercorrere la storia e la geografia della salvezza
Debora Donnini e Luca Collodi – Città del Vaticano
Dalle tracce dei patriarchi alle ipotetiche rotte per l’esodo dall’Egitto; dall’esilio babilonese ai viaggi di san Paolo fino ai luoghi della Risurrezione. Nel percorrere la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse, nell’”Atlante biblico” edito dalla San Paolo, si rendono “visibili” sulle mappe i tragitti e i luoghi più significativi di quella storia della salvezza che si incrocia con la storia dei popoli del Vicino Oriente Antico e che è inscindibilmente legata anche alla geografia. E rendere visibile significa aiutare il lettore concretamente ad addentrarsi nel “viaggio spirituale” nella Parola di Dio.
Con 24 capitoli (15 per l’Antico testamento e 9 per il Nuovo Testamento), l’“Atlante biblico”, è opera di don Fabrizio Ficco, don Germano Lori, don Giacomo Perego, don Francesco Giosuè Voltaggio e Marco Zappella. Ad arricchirlo anche una tavola cronologica comparata della Bibbia e delle civiltà antiche, per capire nei diversi secoli quali avvenimenti si snodarono contemporaneamente in Egitto, Mesopotamia e nella storia biblica. Le vicende del popolo di Israele si incrociarono, infatti, con quella dei popoli e degli imperi del tempo.
Le novità
“La novità è quella di mettere a disposizione di tutti i lettori le risorse che sono emerse dagli studi degli ultimi anni, per cui tutto il testo aiuta a collocare la Parola di Dio nel contesto della storia, della geografia e dell’archeologia”, afferma don Giacomo Perego, docente di Nuovo Testamento presso lo Studio Teologico Internazionale del Pime, associato all’Università Urbaniana. “Più si scava negli studi e nell’archeologia - spiega - più emergono tante sfumature che svelano la ricchezza e la potenza di questa parola di vita”.
Sulle nuove testimonianze storiche che riguardano la vita di Gesù, provenienti dall’archeologia, don Perego si sofferma su alcune campagne di scavi come quelli avvenuti attorno al Getsemani: nel 2020 sono stati ritrovati nella zona alcuni bagni rituali; nelle zone attorno a Betsaida, la patria di Pietro, nel 2022 è emersa una chiesa bizantina e nei mosaici si ritrova l’importanza della figura di San Pietro: questo denota che già nei primi secoli era un luogo di culto legato alla sua figura. E ancora ad Hippos, nella Decapoli, sempre nel 2022 “sono emersi dagli scavi alcuni battisteri, luoghi che manifestano come questa località fosse centrale per quanto riguarda la liturgia battesimale”. Questi sono solo tre esempi, che si ritrovano all’interno dell’Atlante, per mostrare come l’archeologia aiuti a dare rilievo a alcuni luoghi, mostrando come alcuni eventi citati nel Nuovo Testamento sono poi diventati centrali nella memoria della Chiesa cristiana.
Ad esempio, nella parte dedicata al re Davide, ci si sofferma su un frammento della Stele di Tel Dan, che reca un’iscrizione in aramaico del IX secolo A. C. - ritrovato nel 1993 - dove è menzionata la casa di Davide. Si tratta della prima menzione extra biblica del re Davide. “Prima di questo ritrovamento, alcuni studiosi si chiedevano se la figura di Davide fosse teologicamente costruita o realmente esistita. È bastato questo frammento per dire che abbiamo a che fare con una figura realmente esistita su cui poi chiaramente è stata fatta una riflessione teologica significativa”, rileva ancora don Perego mettendo in risalto l’importanza anche delle fonti extra bibliche.
Gli eventi riletti nella fede
“Non si deve mai dimenticare che la Bibbia è storia e annuncio di salvezza indissolubilmente legati, per cui gli eventi storici sono stati anzitutto celebrati e riletti nelle diverse epoche da un popolo vivo che ha trasmesso quegli eventi come eventi storici di salvezza. Questo vuol dire che l’intento della Bibbia non è scrivere una cronaca o un resoconto documentato storiograficamente”, sottolinea anche un altro autore dell’Atlante, don Francesco Giosuè Voltaggio.
Da notare come oggi siano sempre più studiate le tavolette d’argilla babilonesi. “Ad esempio - spiega don Voltaggio - da meno di vent’anni sono state studiate approfonditamente le tavolette Āl-Yaḫudu (572-477 A.C.). Esse recano numerosi nomi di deportati ebrei e le località in cui si stanziarono, tra cui la città Āl-Yaḫudu, fondata vicino a Babilonia in ricordo della capitale di Giuda, e il fiume Chebar, citato nel libro di Ezechiele”. “Queste tavolette - prosegue - non solo hanno dimostrato il soggiorno degli esuli ebrei in Babilonia, ma ci hanno dato molto di più: ci forniscono oggi un quadro della vita degli esuli, gettando nuova luce tanto sulle pratiche religiose e legali della comunità ebraica quanto sulla sua vita quotidiana, attestando da un lato l’integrazione degli shushanu (com’erano chiamati gli esuli) a Babilonia, dall’altro la preservazione di una forte identità ebraica”.
Legame fra storia, geografia e fede
“Per quanto concerne il Nuovo Testamento, abbiamo ovviamente molti più reperti e testi antichi, per cui è molto più facile ricostruire l’ambiente vitale in cui ha vissuto Cristo e in cui è sorta la Chiesa”, specifica ancora don Voltaggio. “Gesù Cristo nasce nel provvidenziale incrocio tra mondo ellenistico, romano ed ebreo, quindi nell’incrocio rispettivamente tra la più elevata cultura dell’antichità, il sistema giuridico-amministrativo più avanzato e la religione più alta del tempo, con il suo raffinato monoteismo. Anche Paolo è ‘figlio’ di questi tre mondi: è educato a Tarso, che aveva una lunga storia di educazione alla retorica e filosofia greca, è cittadino romano ed è un ebreo fariseo che aveva studiato in una delle più importanti scuole rabbiniche del tempo, quella di Rabban Gamaliele. Conoscere questi tre ‘mondi’ è fondamentale per approfondire l’ambiente della Chiesa apostolica e comprendere tutta la forza del kerygma”.
Non solo, dunque, un valido strumento per biblisti e studiosi ma anche per chiunque voglia accostarvisi per approfondire quel legame fra storia, geografia e fede così importante come illumina in modo mirabile il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Un legame che peraltro aiuta a far luce su quella storia e quella geografia che caratterizzano la nostra stessa vita concreta.
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