Cop28, Caritas Internationalis: riflettere sul legame tra guerre e cambiamenti climatici
Linda Bordoni – Città del Vaticano
A Dubai è presente anche lui come “osservatore”, per cercare di offrire un contributo alle discussioni e ottenere “progressi significativi” negli obiettivi globali sul cambiamento climatico. Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis, è alla Cop28, avviata il 30 novembre nella città degli Emirati Arabi Uniti. Eventi come questi sono “luoghi di discussione per i potenti”, dice a Radio Vaticana – Vatican News, evidenziando i passi in avanti nel trattare questioni legate al cambiamento climatico compiuti nelle precedenti edizioni, in particolare nella storica Cop15 di Parigi. La Conferenza del 2015 è stata un momento molto significativo che ha visto i leader mondiali raggiungere l'accordo globale per cercare di mantenere le temperature in aumento al di sotto di un grado e mezzo: “Il metro di misura per tutte le Cop da allora”, osserva Dutton.
La preoccupazione del Papa
Proprio da quel Summit è scaturita la riflessione del Papa cristallizzata nella enciclica Laudato si’, ora rinforzata dalla esortazione Laudate Deum. “Se Laudato si’ era un appello all’azione sul cambiamento climatico, sottolineando quanto fosse grande il problema, la preoccupazione di Papa Francesco in Laudate Deum è assolutamente palpabile”, evidenzia il segretario generale di Caritas Internationalis.
Rispetto degli accordi
Quanto alla sua presenza a Dubai come stakeholder, spiega che l’obiettivo è di “cercare davvero di rafforzare gli impegni che sono stati precedentemente presi e assicurarci che i governi li rispettino e si impegnino per le risorse necessarie”. L’inizio, giovedì scorso, sembra essere stato positivo con un accordo tra tutti i delegati per adottare un nuovo Fondo in aiuto delle nazioni povere così da far fronte a costose catastrofi climatiche. Proprio il Fondo per le Perdite e i Danni era tra le priorità di Caritas per la Cop, riferisce Alistair Dutton, spiegando come è stato coinvolto nella promozione e nella creazione di tale progetto: “Risposta necessaria ad alcuni aspetti della crisi climatica”.
Il lavoro a Glasgow
Due anni fa, quando era alla guida di Caritas Scotland (SCIAF), Dutton ha partecipato alla Cop26 a Glasgow nel 2021. Insieme a “Stop Climate Chaos Scotland” (una coalizione diversificata di oltre 60 organizzazioni della società civile che si battono insieme per il cambiamento climatico in Scozia) e con il governo del Paese, sono riusciti a portare il tema delle Perdite e Danni in cima all’agenda. “Quest’anno speriamo che venga istituito un Fondo per le Perdite e i Danni con meccanismi per consentire alle persone di ottenere il risarcimento tanto necessario”, era una delle speranze per l’evento di Dubai. Dunque, una prima “vittoria”.
Riduzione dell'uso di combustibili fossili
Un’altra questione cruciale, sottolinea il rappresentante Caritas, è che possano registrarsi progressi significativi circa la riduzione dell’uso di combustibili fossili “assolutamente cruciali per contenere l’emissione di anidride carbonica e altri gas serra”. Dutton punta l’attenzione anche sulla interconnessione tra cambiamenti climatici e conflitti, sottolineando che entrambi i fenomeni si influenzano reciprocamente. Indica poi un evento previsto all’interno Summit per domani, domenica 3 dicembre, sulla tematica della “Pace” in relazione alla politica sui cambiamenti climatici. È la prima volta, sottolinea, nella storia della Conferenza sui cambiamenti climatici che i responsabili sono chiamati a concentrarsi su tale connessione e affrontare questa sfida cruciale.
Il legame tra conflitti e cambiamenti climatici
Per il leader dell’organismo internazionale, è un’opportunità tempestiva per sensibilizzare e agire poiché “è chiaro che conflitti e cambiamenti climatici sono profondamente collegati”: “È a doppio filo: il conflitto genera cambiamenti climatici, e i cambiamenti climatici generano conflitti”. Lo certificano pure i dati Caritas Internationalis pubblicati in un recente rapporto sulle persone costrette a spostarsi dalle loro case e migrare a causa dei cambiamenti climatici: “Con l’aumento della frequenza e dell’irregolarità dei modelli climatici estremi, sempre più persone sono costrette a lasciare le proprie case e a spostarsi”, spiega il segretario generale. E “man mano che le persone si spostano, aumenta la competizione per le risorse, da cui deriva una maggiore probabilità di conflitto”. È necessario pertanto affrontare la questione: “Dobbiamo fare in modo che i leader mondiali agiscano ora per contenere il cambiamento climatico in modo da non vedere migrazioni e conflitti futuri derivanti da una ‘gara’ per accaparrarsi le risorse".
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