La diga di Kakhovka fra rischi ambientali e guerra
Barbara Lucini*
Il 6 giugno 2023 la diga di Kakhovka costruita sul fiume Dnipro, in Ucraina, è crollata a causa di una esplosione le cui responsabilità non sono ancora chiare. La diga di Kakhovka è un’infrastruttura fondamentale per l’Ucraina, poiché serve per il raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, per l’approvvigionamento idrico di un vasto territorio e per le attività agricole di tutta l’area. Una prima osservazione riguarda la rilevanza della cura delle infrastrutture strategiche e la consapevolezza delle loro vulnerabilità: sembra, infatti, che la diga non versasse già in buone condizioni prima dell’attacco e che le precipitazioni abbondanti, occorse nella zona nei mesi precedenti, ponessero la diga in situazione critica.
L’acqua è diventata quindi un elemento essenziale nel corso di questo conflitto contemporaneo, intesa sia come risorsa essenziale sia come arma impropria ad uso di attori bellici. In particolare, all’acqua come risorsa deperibile e vulnerabile è dedicata la pubblicazione del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale del marzo 2020, intitolata Aqua fons vitae. Orientations on Water, symbol of the cry of the poor and the cry of the Earth. Una seconda prospettiva consiste nella definizione e nella contestualizzazione del disastro che è stato definito secondo alcune accezioni come ambientale, ecologico, sociale, economico. Ciò che emerge come essenziale è la complessità di tale disastro che pone al centro la relazione fra uomo – ambiente, spesso così sottostimata nonostante la sua rilevanza nella vita dei sistemi sociali e culturali. Una relazione che frequentemente non trova un adeguato spazio, non solo di riflessione ma anche di spinta all’azione, nelle agende delle più ampie politiche ambientali e di governance.
Infine, una terza visione si confronta direttamente con il concetto espresso da Papa Francesco nell’enciclica del 2015 Laudato si’, ovvero quello di ecologia integrale, con il quale si intende una attenzione prioritaria alle interazioni e alle interdipendenze tra il contesto ambientale, le società e i loro aspetti culturali, politici ed economici. Tali temi risultano essenziali alla luce della nuova esortazione apostolica Laudate Deum del 4 ottobre di quest’anno, e aprono a necessarie riflessioni circa la comprensione di disastri complessi, sempre più causati dall’interdipendenza delle azioni umane e dei cambiamenti ambientali in un contesto geopolitico altamente conflittuale.
*Docente di Gestione delle crisi e comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Barbara Lucini, curatrice della voce “La diga di Kakhovka fra rischi ambientali e guerra” del Dizionario di Dottrina sociale.
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