Acli, Borzì: "Dal Papa un manifesto per il lavoro dignitoso"
Michele Raviart – Città del Vaticano
Come si scrive un curriculum efficace da presentare alle aziende? Come si prepara una lettera di presentazione? Come si sostiene un colloquio in maniera corretta? A queste domande si propone di rispondere l’evento “Labordì: un cantiere per generare lavoro”, che si è svolto mercoledì 13 dicembre. Un’iniziativa organizzata dalle Acli della capitali italiana, in collaborazione con il comune di Roma, della Regione Lazio, Unindustria, ManagerItalia, Camera di Commercio di Roma, l’associazione nazionale presidi, e la Caritas di Roma.
Oltre 1400 studenti dai 17 anni in su che incontreranno circa 45 aziende con l’obiettivo di capire come orientarsi meglio nel mondo del lavoro, soprattutto a Roma, e riscoprirne i valori. Un evento che ha avuto anche l’attenzione di Papa Francesco che in un messaggio inviato ai partecipanti ha ricordato quanto il lavoro sia dignità e speranza, quanto sia disumanizzante il precariato e fondamentale la sicurezza sul posto di lavoro. Per Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e organizzatrice del Labordì, parole che restituiscono il senso ultimo dell’iniziativa.
Papa Francesco ha scritto che il lavoro è “protagonista di speranza”. Cosa significano questo parole?
Il suo messaggio è un manifesto, è un manifesto sul lavoro dignitoso, sull'importanza del lavoro per i giovani, sull'importanza del lavoro nella vita di una persona. È un messaggio che ha la tenerezza di un nonno e la lungimiranza di uno statista, perché c'è questo amore per i giovani e rappresenta con grande lucidità le tante sfaccettature del mondo del lavoro, anche quelle più brutte come il lavoro che manca, il cantiere vuoto, il lavoro che schiaccia. Tuttavia ho trovato nelle parole del Papa una cosa bellissima, quando dice che dobbiamo aprire cantieri di sogni. Ha colto in pieno il senso anche del Labordì che è quello di aprire cantieri di sogni, cantieri di speranza che permettano di abbracciare la bellezza del lavoro dignitoso.
Come nasce l'iniziativa del Labor Day?
Questa iniziativa mette insieme tante realtà. Il tema del lavoro è un tema complesso, con tinte “chiaroscure”: per accompagnare i giovani e dargli una possibilità, perché senza lavoro, dice il Papa non si ha la possibilità di farsi una vita e una famiglia. È necessaria quindi un'alleanza tra tutti noi soggetti che è una cosa che si deve fare insieme, cioè ognuno non può lavorare a compartimenti stagni, grande o piccolo che sia. Le istituzioni, la scuola, l'università, le organizzazioni sociali, la Chiesa, le parti sociali… Noi abbiamo provato a metterli tutti insieme perché solo così possiamo accompagnare i ragazzi.
Quali sono gli scopi che si propone questa giornata?
Questa giornata apre tre finestre. Diamo come delle "password" ai ragazzi. C’è la finestra dei valori, che oggi purtroppo si rischiano di perdere. il lavoro poco dignitoso fa perdere il valore del lavoro stesso, ma il lavoro ha una valenza etica che nel messaggio del Papa si evince tutto. Il lavoro ha un diritto di cittadinanza. È realizzazione personale è progresso perché dal lavoro, dall'ingegno degli uomini, è progredito il mondo, ed è quindi relazione e solidarietà. La seconda finestra l’abbiamo chiamata “scrutare l'orizzonte”. Daremo, cioè, delle opportunità. I ragazzi incontreranno aziende che si occupano di filoni innovativi, di transizione ecologica e digitale, senza trascurare i settori tradizionali, perché Roma è una città di turismo - ricordiamo che abbiamo un Giubileo alle porte -, è una città dove c'è tanto lavoro nel sociale e nel pubblico impiego. Poi avranno degli strumenti. Con questa finestra cerchiamo di fornire uno strumento per conoscere delle aziende (più di 40) che gli diranno cosa cercano nei ragazzi e qual è la marcia in più per entrare nel mondo del lavoro. Ci saranno 80 workshop per approfondire varie tematiche e combattere il fenomeno del mismatch, con le aziende e i ragazzi che non si trovano e sono tutti infelici. Il lavoro c'è anche nella capitale e spesso i giovani non lo trovano e non si preparano per trovarlo. Faranno un colloquio “etico” con 70 selezionatori veri, in carne e ossa, non simulazioni con che gli daranno un riscontro immediato su come è giusto porsi. Vogliamo in qualche maniera colmare un debito di speranza che abbiamo nei confronti dei giovani, che veramente hanno bisogno di essere accompagnati per mano, guidati, ma non messi di lato in maniera marginale, ma rendendoli protagonisti, perchè sono il futuro. E il futuro inizia nel presente e insieme.
L'obiettivo di questa giornata sono dunque i giovani. Dal vostro punto di vista quali sono le loro aspettative nel mondo del lavoro oggi? Che feedback vi arriva dagli stessi ragazzi?
I ragazzi hanno un po’ di paura perché non capiscono bene, gli arrivano messaggi contrastanti. Cercano e trovano lavoretti, ma l'orientamento non è sufficiente per loro e quindi spesso si ritrovano a fare scelte sbagliate. Qualche ragazzo che nel tempo abbiamo incontrato, ci dice che momenti come questo per loro sono come un po’ come schiarire la nebbia e dargli alcune coordinate. Ma l’obiettivo è soprattutto mettere insieme i valori del lavoro che i giovani rischiano di perdere tra la rincorsa continua, il basso stipendio e le poche tutele. Mettere insieme gli orizzonti. Dirgli che loro possono essere protagonisti e dargli degli strumenti, una cassetta degli attrezzi che gli può essere utile. Spesso i ragazzi elaborano un curriculum facendo copia e incolla, non sapendo quanto è importante e che in pochi minuti si gioca la loro possibilità. Non sanno che prima che ti candidi in un’azienda la devono conoscere. Il lavoro, come educazione al lavoro, non si studia.
L'altro aspetto invece è quello dell'altra parte. Come le aziende si avvicinavano a questo evento?
Le aziende le abbiamo trovate molto motivate. Sono anche multinazionali e veramente ci stanno mettendo del loro, con il proprio personale, con questo senso di responsabilità sociale dell'impresa. Abbiamo fatto delle call con tutti gli uffici del personale di tutte le aziende coinvolte ed è stata veramente un'occasione di grande arricchimento. Abbiamo trovato una grande sensibilità nel dire che si sentivano molto coinvolte nel fare questo servizio. Lo considerano uno spazio importante, così come lo considerano uno spazio importante le scuole: più di 20. C'è un po’ un desiderio da parte di tanti di fare qualcosa, per far sì che tante gocce diventino un piccolo mare, qualcosa di significativo per dare una speranza ai giovani e al nostro Paese.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui