Pax Christi: la Giornata mondiale della pace ci chiede di restare umani
Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
“Dobbiamo restare umani, sotto tutti i punti di vista, e il messaggio per la pace del Papa di quest’anno intende ricordarcelo”. Don Renato Sacco, consigliere di Pax Christi Italia, è tra le anime della marcia della pace che oggi pomeriggio, 31 dicembre, attraverserà la città di Gorizia, sulle orme del messaggio di Francesco per la 57.ma Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2024: “Intelligenza artificiale e pace”. È un tema nel quale, ritiene don Sacco, si affronta da una parte il rischio che comportano le armi moderne e la tecnologia, ma dall’altra, osserva, “ci accorgiamo che la guerra è qualcosa di tragicamente umano, con il dolore, il sangue, i morti, la trincea, la disperazione, il dolore, la solitudine che riguarda proprio l'umano”.
La marcia da Gorizia
La 56.ma marcia della pace, promossa dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, dall’Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, Movimento dei Focolari Italia e Pax Christi Italia, si snoderà, a partire dalle 16, lungo le vie di Gorizia, intervallata da testimonianze provenienti dall’Ucraina, dalla Terra Santa e da chi conosce la rotta migratoria dei Balcani, per terminare la sera alle 21 in Slovenia, nella cattedrale di Nova Gorica, con la Messa presieduta dall’arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. E sarà la prima marcia senza il vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi, morto lo scorso luglio, già presidente di Pax Christi Italia.
La spesa per le armi
La scelta del luogo, spiegano gli organizzatori, è caduta su Gorizia che, insieme a Nova Gorica, sarà Capitale europea della cultura per il 2025. “Credo che nell'immaginario - prosegue don Sacco - Gorizia sia la città che evoca guerra, tragedia, è un punto di riferimento con altri territori, fa pensare ai confini, alle guerre passate e alle guerre presenti. Gorizia evoca tante cose e mi sembra attuale”. Soprattutto la questione delle armi per don Renato resta il punto fondamentale da affrontare, al di là dei seri problemi di carattere etico che gli armamenti moderni dotati di AI arriverebbero a creare, resta il fatto che oggi la spesa per le armi resta drammaticamente alta.
Il Papa all’Urbi et Orbi
"La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre". Queste parole del Papa all’Urbi et Orbi del giorno di Natale non devono essere dimenticate, è l’appello di don Sacco. “Tante volte anche come pacifisti, come associazioni, abbiamo detto che non possiamo lasciarlo solo, non possiamo solo dire: ma che bravo il Papa che dice queste cose il giorno di Natale. Francesco è stato molto chiaro quando ha spiegato che se vogliamo la pace si deve avere determinazione nel dire no alla guerra, ‘un’avventura senza ritorno’ come diceva Giovanni Paolo II. Francesco ci dice che dire sì al Principe della pace significa dire no alla guerra, che si deve dire no alle armi, che si deve dire quanti soldi pubblici vengono spesi e che la gente deve saperlo”.
Dire sì al principe della pace
Il Papa, sottolinea don Renato Sacco, “ci dice mettiamo al centro le persone e diciamo che la gente vuole pane, non guerra, non armi”. Ed ecco che il primo gennaio, come per volere di Papa Paolo VI che nel lontano 1968 istituì la Giornata mondiale della pace, non sarà solo un giorno, ma sarà tutto un anno, conclude, “di impegno e di pace per dire no alla guerra, no alle armi e sì a questo principe della pace”.
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