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L'accompagnamento ai malati fase fondamentale della vita L'accompagnamento ai malati fase fondamentale della vita

Suicidio assistito, il vescovo di Trieste: necessaria una assistenza sanitaria integrale

Monsignor Enrico Trevisi chiede silenzio, preghiera e raccoglimento sul caso della donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla che per prima in Italia si è autosomministrata un farmaco fornito dal Servizio sanitario nazionale: "Davanti alla sofferenza, solo silenzio e raccoglimento"

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Non è il tempo delle polemiche, questo: lo chiarisce subito monsignor Enrico Trevisi, vescovo di Trieste dove è avvenuto il primo suicidio assistito italiano autorizzato di una donna gravemente malata che chiameremo Anna. “Chiediamo per lei un silenzio che è raccoglimento davanti alla sofferenza – ha detto a Vatican News – solo Dio conosce il cuore, le speranze, le fatiche e i drammi di ognuno; noi possiamo solo affidare le persone a Lui”.

Ascolta l'intervista con mons. Enrico Trevisi:

Accompagnamento ai malati e ai familiari

Si poteva fare di più per questa donna? E si può fare di più per le tante persone che soffrono ancora? La questione che si pone, fondamentale, è quella dell’accompagnamento del malato e non solo: “Ci sono spazi di vita tormentata che oggi la medicina ha aperto – spiega il vescovo – per cui siamo chiamati a un supplemento di accompagnamento che interpella sia la comunità cristiana che quella civile”. Necessaria più che mai, dunque, un’assistenza sanitaria integrale che comprenda le cure palliative e anche un accompagnamento reale dei familiari di queste persone perché spesso “di fronte a chi non ha più energie per vivere ci sentiamo smarriti – ha proseguito monsignor Trevisi – e dobbiamo interrogarci se stiamo facendo abbastanza”.

Il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi
Il vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi

La cultura della vita vinca sulla cultura dello scarto

Nel mondo di oggi che ci impone un’efficienza fisica e mentale ai limiti della perfezione, “la cultura dello scarto rischia di indurre le persone fragili che magari sono sole a smettere di lottare”, lancia l’allarme il vescovo. Contro la cultura dello scarto l’arma vincente può essere un tempo di qualità da tornare a dedicare agli altri: “Mi piace pensare che a una persona malata o che ha bisogno di accompagnamento venga detto: ‘io il tempo ce l’ho per te’ – afferma monsignor Trevisi –. Ci sono delle priorità da salvaguardare, sempre, ma deve essere non solo l’impegno del pastore, ma dell’intera comunità. Deve diventare uno stile di vita”.

L’incontro toccante con Stefano Gheller

Monsignor Trevisi non ha conosciuto Anna di persona, ma pochi giorni fa, in qualità di delegato per la Commissione della pastorale della salute della Conferenza episcopale del Triveneto, si è recato assieme ad altri vescovi dell’area a casa di Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare, che ha recentemente ottenuto dalla Asl competente l’autorizzazione ad accedere al suicidio assistito. “Ci ha invitato e noi siamo andati – racconta – è una persona che ha una gran voglia di vivere, ma anche una gran paura di veder peggiorare le proprie condizioni”. Insieme hanno parlato, pregato, e Stefano ha infine ottenuto la benedizione di tutti e quattro i vescovi presenti: “Siamo su posizioni differenti – ha sottolineato il presule – ma che non ci impediscono una vicinanza nel nome del Signore Gesù che è nato in una grotta e morto sulla croce, perciò conosce tutte le nostre sofferenze e le nostre ferite”.

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13 dicembre 2023, 14:59