Ucraina, i francescani: è un Avvento più povero e di grande preghiera
Federico Piana - Città del Vaticano
Nell’Ucraina devastata dalla guerra, quest’anno la preparazione al Natale sarà più intensa che mai. Le bombe, i morti, le città completamente distrutte, non hanno certo cancellato la speranza. Per rendersene conto, basta ascoltare il racconto che fra Benedetto Sviderskyy fa da Žytomyr, città più volte messa in ginocchio dalla furia dei missili. Il ministro provinciale dei Frati minori francescani del Paese spiega che perfino le luminarie e gli addobbi non mancheranno, “anche se saranno più poveri perché molte persone possono spendere meno degli anni passati mentre altri preferiscono risparmiare i soldi per aiutare chi sta peggio di loro o inviarli ai soldati che stanno combattendo”.
Vero spirito
Paradossalmente, le ristrettezze della guerra stanno permettendo agli ucraini di vivere l’Avvento con uno spirito più vero, dice fra Sviderskyy: “Possiamo capire meglio la povertà che Cristo ha provato sulla propria pelle non trovando una casa e nascendo in una stalla. Sarà un cammino verso il Natale più doloroso ma nel quale la preghiera sta prendendo il primo posto nella vita quotidiana dei fedeli”.
Orazione al primo posto
Le celebrazioni sono diventate più accurate e anche “più lunghe perché alla fine c’è sempre una preghiera per invocare la pace”, spiega il provinciale francescano. Anche gli uomini che non sono stati inviati al fronte partecipano insieme alle donne, ai bambini e agli anziani, alle Sante Messe. “Senza dubbio - dice il religioso - anche la qualità della loro preghiera è aumentata. Non sono più le persone distratte che erano prima ma appaiono più convinte nel pregare per chiedere aiuto al Signore”.
Ecumenismo dal basso
Se prima dello scoppio del conflitto le chiese ortodossa e greco-cattolica ucraina festeggiavano il Natale il 7 gennaio seguendo il calendario Giuliano, ora hanno scelto di spostare la data al 25 dicembre unendosi alla chiesa latina. “Questo - conclude fra Sviderskyy - è un segno di unità e di ecumenismo pratico che per la prima volta vivremo quest’anno. E lo faremo con molta gioia".
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