Ucraina, pioggia di missili. Don Zheplinskyi: nel mirino avevano i civili
Svitlana Dukhovych e Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
“Siamo sopravvissuti, grazie a Dio siamo sopravvissuti ad un attacco condotto con oltre 100 missili”. Don Taras Zheplinskyi, capo redattore del Dipartimento di comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina, parla da Kyiv, la capitale sottoposta durante la notte e per parte della mattinata ad un massiccio bombardamento russo. Attacchi che in totale tra Kyiv e le altre città colpite, Odessa, Zaporizhzhia, Kharkiv, Leopoli e Dnipro, avrebbero provocato finora 18 morti e oltre 100 feriti, tra le vittime anche due bambini di sei e otto anni. “La maggior parte di questi attacchi - afferma don Taras - era diretta a uccidere con obiettivi non militari ma civili”. Zheplinskyi elenca gli obbiettivi colpiti nelle scorse ore; una clinica ostetrica, scuole, centri commerciali, edifici di pià di venti piani con abitazioni. “La gente stava dormendo - spiega - ecco perché l’attacco non era contro i militari. Non stanno combattendo contro un esercito, è una guerra contro i civili, i civili ucraini”.
I morti non sono statistiche
A confermare la portata del più grande attacco degli ultimi mesi è lo stesso presidente ucraino Zelensky che oltre a dichiarare che la maggior parte dei missili è stata intercettata e abbattuta dalla contraerea ucraina, ha annunciato una pronta risposta “agli attacchi terroristici”. “A volte - continua Taras - mancano le parole per raccontare quello che viviamo. La prima cosa che fai quando senti che sta per cadere un missile o quando senti una esplosione è quella di scoprire qualsiasi possibile informazione. Chiami i tuoi cari per sapere se va tutto bene, se sono tutti sopravvissuti”. Come è accaduto a lui stesso, quando durante l’attacco era lontano da moglie e figlio perché impegnato nella celebrazione della Messa, “e non potevo chiamare, non potevo sapere chi fosse l’obiettivo dell’attacco”. Il numero dei morti e dei feriti è in drammatico aumento, “le statistiche sono sempre aggiornate - prosegue Zheplinskyi - però da sacerdote vorrei chiedere di andare oltre le cifre, perché davanti a ogni numero c’è una vita, persa o ferita. Io, dopo essere sopravvissuto a questo attacco, ringrazio Dio, prego per i morti e per i feriti e chiedo a voi di pregare e di cercare di aiutare la gente sofferente di Ucraina”.
Natale, fonte di speranza e di forza
Quello appena trascorso è stato per l’Ucraina il secondo Natale in guerra, “e noi, in quanto cristiani, lo abbiamo celebrato”, anche se prima, spiega il sacerdote, vi erano state discussioni sul fatto che fosse o meno opportuno farlo. “Abbiamo celebrato e, nell’Ucraina che sta vivendo la guerra, abbiamo accolto Dio che è nato tra di noi. E questo è stato il messaggio principale di questa festa: Dio è con noi”. Ed è proprio da questo importante messaggio che Taras e gli altri civili stanno traendo la forza per andare avanti, nonostante il conflitto e i pericoli. “Se Dio è con noi andiamo avanti - conclude - a volte alla gente manca la speranza, manca la fonte da dove attingere la forza. Il Natale è diventato la fonte della speranza e della forza. Dio è con noi, questo è il messaggio importante che anche io, da sacerdote, ho cercato di trasmettere alle persone impaurite d’Ucraina”.
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