Benanti all'Ordine di Malta: una governance per l'IA per gestire gli squilibri sociali
Michele Raviart - Città del Vaticano
L’Intelligenza Artificiale va considerata come un nuovo utensile che, invece di sostituire i muscoli dell’uomo, ne sostituisce alcune funzioni del cervello, acquisendo dei fini e trovando i mezzi per raggiungerli. Si tratta di un processo inevitabile, figlio diretto della rivoluzione industriale ma, in quanto tale, va regolato attraverso qualche forma di governance internazionale. A ribadirlo è il teologo padre Paolo Benanti, esperto di intelligenza artificiale con incarichi all’Onu e in Italia, nella seconda giornata della conferenza degli ambasciatori del Sovrano Militare Ordine di Malta, in corso di svolgimento a Villa Magistrale a Roma dedicata proprio all’AI e alla diplomazia umanitaria.
Tra le criticità sottolineate da Benanti, una riguarda la potenziale perdita di posti di lavoro a causa dell’Intelligenza Artificiale che, per la prima volta, automatizzerà soprattutto le occupazioni più diffuse tra la classe media (si pensi ai lavori in banca). Saranno inevitabilmente generati degli squilibri sociali, che è impensabile non siano governati in qualche modo, così come il codice della strada, targhe e patenti regolamentano la circolazione dei veicoli. Superando un certo paternalismo utilitarista, secondo cui sono pochi soggetti privati a decidere per tutti, sarebbe necessaria una governance internazionale sul modello di quanto avveniva con i trattati di controllo degli armamenti nucleari durante la guerra fredda. Con la differenza, spiega il teologo, che mentre i missili potevano essere controllati nei loro siti di stoccaggio, un software è praticamente irrintracciabile.
Ravasi: recuperare in diplomazia l'utopia delle religioni
La diplomazia, inoltre, è fondamentale anche quando si parla di diritto umanitario. Tema, questo, della seconda parte della giornata. In tal senso il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente emerito del Pontificio Consiglio della cultura, ha ricordato l’importanza della “terzietà” nelle relazioni internazionali. Una caratteristica che la Santa Sede ha in comune con l’Ordine di Malta e che permette di “sollecitare la coscienza delle parti”, ricordando principi e valori che spesso dimenticano nel loro coinvolgimento nelle dispute. Le altre dimensioni da recuperare sono quelle dell’etica, per cui all’assistenza umanitaria va sempre aggiunto calore e vicinanza e l’utopia, per cui a forza di accontentarsi di risultati minori si è divenuti incapaci di pensare più in grande. In quest'ottica, è da recuperare quindi il ruolo delle religioni e il loro progetto di “andare oltre”.
Amato: indispensabile formare l'opinione pubblica
Nella fase attuale, ha commentato invece l’ex-presidente del consiglio italiano, Giuliano Amato, c’è una “drammatica asimmetria” tra le aspettative create nel diritto a tutela dei deboli, dei civili, delle vittime e dei prigionieri e delle capacità di realizzarle. Lo dimostra quanto sta succedendo a Gaza “per cui soffrono anche gli amici più stretti”. Quello che sta succedendo in Ucraina e a Gaza, ad esempio, è normato da tanti trattati e convenzioni, ma “il problema di fondo del diritto internazionale che è un diritto stabilito prevalentemente da stati sovrani che poi hanno la sovrana capacità di ignorarlo”. La Carta delle Nazioni Unite di fatto è stata cancellata, ha detto, e rinunciando a usare i suoi strumenti – indipendentemente dagli esiti - si perde l’occasione di formalizzare i problemi e di generare così l’indispensabile opinione pubblica.
Il ruolo del World Food Program e dell'OIM
Per raccontare quanto avviene sul campo sono poi intervenute Amy Pope, direttrice dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM), che in mattinata è stata ricevuta da Papa Francesco in Vaticano. Pope ha ricordato come la dignità umana debba essere al centro di ogni relazione, così come la responsabilità dell’uno verso l’altro. Le migrazioni, ha aggiunto, citando i tanti afghani allontanati dal Pakistan in cui erano rifugiati da decenni, non possono essere fermate, ma possono essere ordinate. Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale, ha ricordato l’attività dell'organismo Onu in 80 Paesi, ringraziando l’aiuto dell’Ordine di Malta per i profughi ucraini, e ha chiesto l’aiuto di tutti, compresi i privati, per fare passi in avanti e trovare soluzioni al cambiamento climatico.
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