“Sacerdoce”, lo sguardo del cinema sulla quotidianità di un prete
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Cogliere le sfumature del sacerdote nella sua vita quotidiana, fuori dalle parrocchie, mostrando ciò che spesso le persone non riescono a vedere. È la tematica del film “Sacerdoce”, del regista Damien Buyer, che ha deciso di documentare la vita di un gruppo di parroci francesi incentrandosi su quegli aspetti spesso trascurati del sacerdozio. E lo ha fatto, come ha spiegato lo stesso regista, “rovesciando il confessionale: ho chiesto ai sacerdoti di raccontarsi al pubblico, di mostrare le difficoltà ma anche le opportunità che la vita offre loro. All’inizio c’era un po’ di soggezione, ma alla fine sono riusciti a mostrarsi nelle loro attività quotidiane, offrendo un’immagine di loro inedita”. E così il film ha proposto un sacerdote sportivo impegnato in un torneo di ciclismo, un altro attivo in campo ambientale con i giovani, un altro ancora che si diletta con lo skateboard durante il tempo libero. Ma anche gli impegni sociali, come le missioni in Paesi stranieri e la vita di comunità.
Il film
Cinque sacerdoti hanno partecipato al progetto, provenienti da diverse parti della Francia. “È un film che parla di verità, ma non ha la pretesa di descrivere la vita di tutti i sacerdoti in generale. Nonostante ciò, abbiamo visto fiorire l’autenticità in ognuno di questi uomini. Attraverso queste immagini possiamo dire che c’è qualcosa di più grande e più bello che spesso rimane nascosto. Se dopo la visione del film nel pubblico nasce il desiderio di incontrare e conoscere queste persone, allora noi abbiamo raggiunto l’obiettivo”, spiega Buyer. I sacerdoti non sono presentati da un punto di vista privilegiato, ma come servitori, e secondo il regista è proprio questa la chiave che ha portato al successo in Francia il film, riempendo le sale cinematografiche. “Usciti dal cinema tutti parlavano di Gesù, la sfida è capire se si tratta solo di un fenomeno francese o c’è di più. Mi auguro che il film ottenga lo stesso apprezzamento anche nel resto del mondo”, dice ancora Buyer.
La scelta del cast
La scelta dei sacerdoti si è incentrata su alcuni criteri fondamentali: “Abbiamo scelto delle persone che avessero qualcosa da mostrare, innanzitutto perché un film si basa sull’audiovisivo, quindi ci servivano le immagini. Quindi abbiamo organizzato dei casting telefonici, selezionando i sacerdoti in base a quanto fossero capaci di raccontarsi. Molti sacerdoti hanno riattaccato la cornetta immediatamente - racconta sorridendo Buyer - Dopo la selezione c’è stato un incontro, alcuni sono stati più reticenti ad accettare. Senza la fiducia non potevamo fare nulla, anche perché io volevo andare in profondità nelle loro vite. Ma la fiducia reciproca si è costruita man mano che andavamo avanti”. Anche l’obiettivo del progetto si è sviluppato col tempo: “Inizialmente non volevamo fare un film sui sacerdoti, ma sul significato di seguire Cristo. Una delle tante possibilità di seguirlo era proprio essere preti. L’auspicio era riuscire a comunicare che il sacerdozio non è l’unica via di seguire Cristo, ma senza dubbio è una strada particolare. Alla fine delle proiezioni molte madri di famiglia ci hanno detto che questo film parlava di loro: i sacrifici che le madri fanno per i figli sono le stesse che fanno i sacerdoti per i fedeli. Ma anche le soddisfazioni sono le stesse”.
Il ruolo dei sacerdoti
Tra i sacerdoti presenti nella pellicola c’è anche padre Gaspard Craplet, della Società Jean-Marie Vianney, che ha raccontato le emozioni vissute durante le riprese del film. “È stata un’esperienza spirituale straordinaria. Inizialmente c’è stata anche un po’ di ansia, perché abbiamo raccontato ciò che non raccontiamo mai. Abbiamo mostrato l’autenticità del sacerdozio e questo non è facile. Ma è stato molto bello”. I sacerdoti devono sporcarsi le mani e uscire a incontrare le persone, mettendo Cristo vicino alla gente: questo è il significato del Sacerdozio per padre Gaspard. “Abbiamo raccontato la realtà, anche le cose più difficile del nostro percorso. Ma con l’aiuto di Cristo possiamo superarle. Ogni volta che rivedo questo film ho ancora più volontà di essere sacerdote”.
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