Il Papa e Al-Tayeb 5 anni fa mano nella mano, Bokova: grande gesto di condivisione
Alessandro Di Bussolo – Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti)
“Io ero qui ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, quando i due grandi leader, Papa Francesco e il Grande Imam dell'Università di Al-Azhar, hanno firmato il Documento sulla Fratellanza umana. Vedere questi grandi leader della fede, ma anche grandi umanisti, arrivare al grande memoriale, mano nella mano, era già un simbolo non solo di amicizia, ma di condivisione”. Così Irina Bokova, già direttore generale dell’Unesco dal 2009 al 2017, membro dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana e della giuria del Premio Zayed 2024, ricorda quel giorno storico nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, che verrà celebrato domani, nel quinto anniversario, che l’Onu ha istituito come Giornata Internazionale della Fratellanza Umana.
Bokova: tutto il mondo oggi celebra questa Giornata della Fratellanza
Prima donna del sud-est Europa a ricoprire un incarico così prestigioso (è bulgara, ed è stata anche ministro degli Esteri del suo Paese), Bokova, che è cristiana ortodossa, è stata particolarmente attiva nel promuovere il dialogo interculturale, il rispetto reciproco e la diversità culturale, nel difendere il patrimonio culturale nei conflitti in Mali, Siria e Iraq e nel denunciare la distruzione del patrimonio da parte degli estremisti come strumento di guerra. La incontriamo ad Abu Dhabi, dove parteciperà il 5 febbraio alla cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio Zayed per la Fratellanza Umana, giunto alla quinta edizione. Le abbiamo chiesto del Documento e dei premiati di questo 2024.
Quale potrebbe essere per lei il bilancio di questi cinque anni di cammino dei valori della fratellanza umana?
Io ero qui quando Papa Francesco e il Grande Imam dell'Università di Al-Azhar, hanno firmato il Documento sulla Fratellanza umana. È stato un evento molto emozionante, direi unico. E poi, dal 2000 sono diventata membro dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana e ho avuto l'onore di essere anche membro della giuria del Premio Zayed per la Fratellanza Umana. Penso che, in questi cinque anni, è stato davvero un viaggio incredibile. Abbiamo già avuto la decisione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di istituire la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, che ricorre il 4 febbraio, giorno della firma dello storico Documento. E, naturalmente, provenendo dalla famiglia delle Nazioni Unite, nella mia precedente esperienza di direttore generale dell'Unesco, so quanto sia importante che le Nazioni Unite riconoscano questo giorno importante. E ora è globale.
Ho visto, viaggiando in tutto il mondo, che questa Giornata non viene celebrata solo a Roma o al Cairo, o qui ad Abu Dhabi, ma in tutti e cinque i continenti. Poi, naturalmente, la Casa abramitica, un progetto unico qui ad Abu Dhabi, che ancora una volta è un simbolo non solo di tolleranza ma di condivisione. Perché credo che la chiesa, la moschea e la sinagoga si parlino tra loro, non sono solo edifici a sé stanti. E naturalmente abbiamo il Premio Zayed per la fratellanza umana. Se si guarda a tutti i premiati, si tratta anche di leader globali di altissimo livello, come Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, o Re Abdullah di Giordania. Ma ci sono anche persone dal territorio, persone che lavorano nelle comunità. E quest'anno, credo che sia lo stesso messaggio che viene inviato con la scelta di coloro che ricevono il premio.
Perché avete scelto queste tre realtà come esempio di applicazione pratica dei valori della fratellanza umana?
Abbiamo avuto discussioni molto difficili, perché abbiamo ricevuto più di 140 proposte e abbiamo dovuto considerarle tutte nel loro merito. Vorrei che avessimo potuto dare un premio a tutti i 140 partecipanti, perché tutti lo meritano. Ma, naturalmente, abbiamo dovuto utilizzare dei criteri e abbiamo selezionato le due organizzazioni indonesiane per la loro lunga storia di impegno per l'inclusione sociale in diverse comunità attraverso l'istruzione e la fornitura di servizi sanitari. E direi anche attraverso la moderazione, che è ancora una volta molto importante per un Paese così grande come l'Indonesia, il più grande Paese musulmano del mondo. E il lavoro che stanno svolgendo, entrambe le organizzazioni, è di aiuto a centinaia di milioni di persone. È davvero impressionante.
Poi siamo passati anche a un'altra espressione di solidarietà, empatia e fratellanza umana. Si tratta del medico Yacoub, che non solo è un importante cardiologo, ma ha anche un grande cuore e ha creato una fondazione per lavorare e fornire servizi per far operare le persone che non possono permetterselo, e non solo in Egitto, ma in molti Paesi dell'Africa e in altri. E credo che attraverso questo modo di lavorare professionale, non solo dia speranza a queste persone, ma sia un esempio stimolante per gli altri.
E per la terza premiata, suor Nelly, sono stata profondamente commossa fin dal primo momento in cui ho visto il lavoro che sta svolgendo. È necessario un vero impegno, una grande dedizione per trascorrere così tanto tempo in carcere e lavorare con le donne detenute. Non solo per dare loro speranza e dignità umana, ma anche dopo che hanno lasciato il carcere per reintegrarle nella società, per riconnetterle con le loro famiglie. E il fatto che durante la Covid-19, suor Nelly, che poteva scegliere se stare a casa sua durante i lockdown, oppure rimanere in carcere con queste donne, ha deciso di stare con loro per un anno e mezzo. È stata una dedizione davvero commuovente alla causa del servizio agli altri e a coloro che sono più vulnerabili e impoveriti.
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