Le “Madri della Chiesa” del IV secolo
Christine Schenk CSJ
Il IV secolo inizia con una dura persecuzione dei cristiani, in particolare a Oriente. Dopo avere abbracciato il Dio cristiano e dopo una lunga lotta per il potere, Costantino diventa imperatore nel 324 d.C. La Chiesa assurge in questa epoca a livelli senza precedenti di potere terreno e capacità di influenza grazie al favore imperiale di Costantino, dei suoi figli e della madre, Elena. Gli uomini di Chiesa ricevono benefici sontuosi da aristocratiche donne cristiane come Olimpia, Melania l’anziana, Melania la giovane e Paola. Le comunità cristiane che fino a quel momento si erano incontrate in grandi case, si ritrovano ora in ambienti pubblici sontuosi. Questi cambiamenti esasperano le tensioni sul ministero pubblico delle donne cristiane.
Come cambia il ruolo delle donne nella Chiesa
Il IV secolo vede nascere anche una pericolosa tendenza ad assimilare, sia pur simbolicamente, il genere femminile all’eresia, nonostante sia uomini sia donne cristiani siano coinvolti nelle più disparate interpretazioni del cristianesimo, fino a essere definite eretiche. Ma soprattutto le donne corrono il rischio di essere qualificate come eretiche e sospettate di impudicizia, quando assumono il ruolo di maestro. Questo è il contesto ecclesiale nel quale vivono e testimoniano la loro fede le “Madri della Chiesa” del IV secolo. Quello che segue è una breve ma significativa cronologia delle loro vite e del modo in cui esse – e le loro comunità – esercitano l’autorità ecclesiale nella Chiesa primitiva.
Testi scritti da donne
Notizie letterarie su donne del IV secolo come Marcella, Paola, Macrina, Melania l’anziana e Olimpia ci arrivano sostanzialmente da uomini di Chiesa eruditi come Girolamo, Gregorio di Nissa, Palladio e Giovanni Crisostomo. Abbiamo due testi scritti da donne: Proba ed Egeria. Proba adatta un centone di Virgilio in prosa, tanto amata a Roma, per raccontare la storia del cristianesimo al fine di evangelizzare i giovani aristocratici, creando uno strumento culturalmente trasversale che influenzerà uomini e donne cristiani per generazioni. Egeria, invece, scrive un diario di viaggio per le sue sorelle, illustrando il suo itinerario verso i luoghi sacri dell’Est. Durante questo viaggio, scrive Egeria, a un certo punto ha incontrato la sua “amica molto cara, la santa diaconessa Marthana”, che governa un monastero doppio vicino al Santuario di Santa Tecla (in Turchia). Marthana è un raro esempio di diacono-donna che esercita l’autorità di governo su uomini e donne cristiani.
Mentre spesso si attribuisce la nascita del monachesimo a Basilio a Oriente e a Girolamo in Occidente, due donne – Macrina e Marcella – iniziano a praticare questo stile di vita cristiano molto prima degli uomini.
Macrina (327-379 d.C.) fonda un monastero ad Annisa, in Asia Minore, che diventa il prototipo per la regola monastica scritta da suo fratello Basilio. Se Basilio più tardi viene definito “padre del monachesimo”, sicuramente Macrina ne è la madre. La sua autorità come guida spirituale influenza profondamente i suoi fratelli Basilio e Gregorio, ambedue teologi, che elaboreranno la dottrina della Trinità.
Marcella (325-410) riunisce donne che studiano la Scrittura e pregano nella sua villa aristocratica sul colle Aventino già più di 40 anni prima dell’arrivo di Girolamo a Roma. Quando Girolamo torna a Gerusalemme, i sacerdoti di Roma consultano Marcella per chiarire alcuni passaggi dei testi biblici. Marcella interviene anche in dibattiti pubblici sulla controversia origenista.
Paola Romana (347-404) fonda due monasteri a Betlemme: uno per donne e uno per uomini. Il monastero maschile lo affida ai monaci ed è lì che, grazie al suo supporto, Girolamo completa la sua traduzione della Bibbia dal greco in latino. Girolamo ci racconta che la conoscenza di Paola della lingua ebraica superava la sua.
Melania l’anziana (350-410) riesce a ricondurre un importante uomo di Chiesa (Evagrio) al suo voto di celibato; insegna e converte molti uomini. È determinante nella risoluzione di uno scisma che coinvolge 400 monaci ad Antiochia, “vincendo su ogni eretico che rinnega lo Spirito Santo”. Finanzia e co-fonda un monastero doppio sul Monte degli Ulivi dove le sue comunità si impegnano nello studio delle Scritture, nella preghiera e nelle opere di carità.
Olimpia (368-408), ordinata diaconessa a Costantinopoli dal vescovo Nettario, usa l’immensa fortuna della sua famiglia per sostenere la Chiesa e servire i poveri. Fonda un grande monastero vicino alla Basilica di Santa Sofia (fig. 1), dove sono ordinate diaconesse anche tre sue congiunte. Presto si uniscono anche donne provenienti da famiglie del Senato romano, e il numero delle monache arriva così a 250.
Questi sono soltanto alcuni esempi di donne del IV secolo le cui comunità sono precursori della vita religiosa contemporanea. La loro testimonianza e autorità ecclesiale influenzano fortemente le comunità cristiane della loro epoca ma anche quelle dei tempi a venire. In epoche in cui alcuni uomini di Chiesa proibiscono alle donne di parlare o insegnare pubblicamente e preferiscono che rimangano a casa, ci sono invece evidenze che nel IV secolo alcune donne cristiane abbiano esercitato autorità, che si siano espresse su importanti temi ecclesiali, abbiano insegnato a donne e a uomini e abbiano liberamente testimoniato quel Cristo al quale avevano scelto di legarsi.
Il materiale usato per questo articolo è tratto in larga parte dal libro dell’autrice “Crispina e le sue sorelle: donne e autorità nel cristianesimo primitivo” (Fortress Press, 2017). Nel quarto e ultimo articolo di questa serie, un’analisi sulle motivazioni che possono avere spinto le donne del cristianesimo primitivo a essere contributrici attive all’edificazione della Chiesa.
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