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Tutto il dolore della Passione di Cristo in un'opera d'arte

In piazza Garibaldi a Monterosi, in provincia di Viterbo, è esposto oggi “Il Compianto statuario di Cristo”, opera monumentale degli artisti Mario e Marco Agrestini, composta da diciotto statue alte dai 2,20 ai 5 metri. Marco Agrestini: “Quando la processione del Venerdì Santo si sposterà di fronte al Cristo, entrerà in scena una troupe teatrale che reciterà la Laude di Jacopone da Todi. Abbiamo fuso insieme le statue con la rappresentazione vivente"

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

I centri più piccoli e segreti d’Italia non solo conservano storie e tradizioni millenarie ma le vivificano e sanno trasformarle in qualcosa di nuovo e inatteso. È il caso di Monterosi, in provincia di Viterbo, che domani, Venerdì Santo, farà da fondale a una scena della Passione di Cristo. Si tratta di un’opera dello scultore Mario Agrestini, noto per il suo presepe più grande d’Europa, che con il figlio Marco, ha realizzato il “Compianto statuario di Cristo”, un gruppo scultoreo di grandi dimensioni. È il frutto di un lavoro durato undici anni. Da una prima figura, quella di Gesù Crocifisso, ne sono state aggiunte via via altre, fino a comporre una folla di diciotto elementi: la Vergine Maria, i due ladroni, i soldati romani che si contendono la tonaca, Maddalena, Pilato, la Veronica...

La Vergine Maria
La Vergine Maria

Il momento del dolore

È il momento culminante della Passione: tre croci svettano fino a 5 metri di altezza, al centro c’è Cristo, ai lati i due ladroni, che sovrastano la Vergine Maria, san Giovanni, i soldati romani e tutti gli attori i cui gesti drammatici e i colori quasi violenti accentuano il clima di tensione dolorosa. Sono statue, eppure da quelle loro bocche serrate e bloccate in un urlo senza voce, noi udiamo provenire il suono del dolore della Madre, delle grida che mescolano il dileggio degli aguzzini e la disperazione delle donne. Sentiamo anche il frastuono di quel terremoto che nel momento della morte ebbe scosso il Calvario, squarciato il velo del tempio, aperto i sepolcri. Non c’è dolcezza in quei volti o nelle grandi mani volte al cielo. Questo è, come ispirazione, simile a un presepio, ma non vi è la stessa dolcezza, quello stupore silenzioso. Questo è “un presepio” quaresimale.

La Veronica
La Veronica

Un’occasione per riflettere nel Venerdì Santo

Visitabile per tutto il giorno, domani venerdì 29 marzo, alle 21.45, in piazza Garibaldi a Monterosi, questa sacra rappresentazione sarà animata da personaggi viventi che, in abiti medioevali, sosteranno quasi confondendosi con le statue, per recitare la Laude di Jacopone da Todi. Si tratta di un momento che sicuramente sarà molto intenso e rievocherà un’antica tradizione, quella che a noi è arrivata attraverso la riproduzione delle diverse iconografie della Passione in molte opere d’arte e nelle statue processionali, ma che in originale era arte effimera, cioè non durevole: sacre rappresentazioni teatrali, i tableaux vivants, i quadri viventi. Un’idea nitida la suggerisce il film breve “La ricotta” di Pier Paolo Pasolini, dove il protagonista è proprio un figurante della Passione. Un film che, attraverso l’accusa sferzante all’uomo contemporaneo, parla della tragedia della povertà. Anche nell’opera degli Agrestini la povertà si esprime attraverso la povertà dei materiali e la plasticità vigorosa, quasi non rifinita delle statue del Compianto di Monterosi. E quest’opera è così accurata e filologica, da annoverare tra i personaggi anche due rappresentanti della confraternita di Monterosi, in abito medioevale e un lampione tra le mani.

Ascolta l'intervista a Marco Agrestini

Chiediamo a Marco Agrestini di spiegare ai media vaticani le tecniche con le quali sono state modellate le statue, che testimoniano e rinnovano abilità artistiche antichissime. “Quest’opera monumentale - dice - è la rappresentazione statuaria del Compianto di Cristo, realizzata con un’antica tecnica rinascimentale, ovvero utilizzando solo terracotta per Cristo e i due ladroni mentre gli altri personaggi in questo materiale hanno solo la testa e le mani, e il resto è in tecnica mista con cartapesta, terracotta, legno, gesso. Le statue sono alte da 2,20 a 2,40 metri le croci raggiungono i 5 metri”. Una tecnica effettivamente antichissima. I materiali deperibili non ci sono arrivati, ma sappiamo attraverso le fonti che fin dalla Grecia più antica, ad esempio, c’erano acroliti, con volti e arti in materiali “più nobili” come pietra, marmo o avorio e il resto del corpo fatto di legno o di un’impalcatura rivestita in lamina d’oro o di abiti in stoffa.

Un gruppo di statue del Compianto. In primo piano, i soldati romani che si contendono la tunica di Cristo e gli strumenti della Passione
Un gruppo di statue del Compianto. In primo piano, i soldati romani che si contendono la tunica di Cristo e gli strumenti della Passione

Il programma della giornata del 29 marzo

“Quando la processione del Venerdì Santo si sposterà di fronte al Cristo, entrerà in scena una troupe teatrale abbigliata con abiti in stile medioevale, che reciterà la Laude di Jacopone da Todi, sullo sfondo di effetti sonori suggestivi. Abbiamo fuso insieme le statue con la rappresentazione vivente” conclude Agrestini.

Un particolare del presepe di Mario e Marco Agrestini
Un particolare del presepe di Mario e Marco Agrestini

Una tecnica antica per un'opera moderna

Mario e Marco portano avanti una tradizione millenaria, ma l’idea di realizzare questo gruppo statuario “è iniziato negli anni 70 quando mio papà ha costruito l'opera presepiale: dapprima una Sacra Famiglia poi, allargandola fino ai giorni nostri, arrivando a coprire una superficie di 3.000 metri quadrati. E’ il presepe più grande d'Europa” - dice Marco Agrestini – “Dopodiché abbiamo costruito il Cristo crocifisso in terracotta e da qui è scaturito tutto. C’è voluto un grande impegno, quasi due anni di lavoro, perché si tratta di una statua che ha richiesto 50 cotture. Le diverse parti anatomiche sono state quindi composte e montate sulla croce e da lì siamo passati alla costruzione della statua della Madonna e poi ancora della Maddalena, fino ad arrivare ai giorni nostri: undici anni per terminare l’opera intera. Ovviamente l'esperienza del presepe ci ha agevolati. Anche per ottenere le pieghe delle vesti ci vuole un gran lavoro. Si tratta di una struttura interna di legno e ferro e su questa un’intelaiatura di rete elettrosaldata che va posizionata con la fiamma ossidrica e piegata con le pinze per dare la forma degli abiti. Un lavoro che richiede mesi e mesi e che se ti sbagli non puoi tornare indietro”, nota l’artista, “Sull’armatura si distende la rete di ferro che viene piano piano imbevuta nel gesso e nella cartapesta”.

Gli Agrestini presenti nei "100 Presepi in Vaticano"

Mario e Marco Agrestini sono stati presenti per due anni consecutivi in piazza San Pietro durante la manifestazione dei "100 Presepi in Vaticano", con un presepe "simile a quello monumentale, ma in miniatura, più piccolo, anche perché più adatto a essere trasportato. Nello spazio sotto al colonnato berniniano, messo a disposizione, abbiamo pensato bene di ridurlo in miniatura quasi come con la bacchetta magica - in tutto alto solo 50 centimetri - ma costruito con la stessa tecnica e con gli stessi materiali”, nota l'artista.

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28 marzo 2024, 13:00