CEI: i giovani ritrovino fiducia, siano artefici di cultura fraterna
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Luoghi in cui alimentare i desideri dei giovani, dare concretezza ai loro sogni senza soffocare le loro speranze: questo dovrebbero essere le università, specie in questo tempo incerto in cui “un susseguirsi di eventi sta modificando in profondità la percezione della realtà e dell’esperienza umana”. Così scrivono i vescovi italiani nel messaggio per la 100.ma Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebrerà domenica 14 aprile sul tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”.
L’incertezza sul futuro
Prendere sul serio la domanda di futuro, che per i giovani è molto più urgente e drammatica, secondo i presuli deve essere una priorità per l’università: “Guardando al mondo giovanile si registra una situazione di grande incertezza – osservano – che oscilla tra paure e slanci, smarrimento e ricerca di sicurezze, senso di solitudine e rincorsa ad abitare i social media”. Un’incertezza che deriva dagli “scenari imprevedibili” che ci troviamo ad affrontare: dai cambiamenti climatici ai conflitti in corso, dai precari equilibri internazionali alle criticità economiche; cui si aggiungono le situazioni personali, quali “la mancanza di lavoro, la fragilità dei legami affettivi, i rapidi cambiamenti sociali determinati dalle innovazioni tecnologiche, la crisi demografica”.
Disincanto e desiderio: l’orizzonte dei giovani oggi
Se disincanto e desiderio sono gli orizzonti entro i quali si muove la vita dei giovani d’oggi, resiste in loro una forte ricerca di senso della propria esistenza: da qui la necessità che l’università diventi “uno spazio fecondo e creativo per dare ai giovani non tanto aspettative per il futuro quanto certezze per un presente da protagonisti e da veri artefici di un domani che sia più sostenibile, fraterno e pacifico per tutta l’umanità”.
L’università diventi spazio creativo e fecondo
I vescovi individuano, inoltre, tre condizioni che devono essere poste in essere “per non rendere evanescente il futuro” e radicarlo “in un vissuto che sia ricco di senso e di solide prospettive umane e spirituali”. La prima è legata alla natura ecclesiale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, creata dall’intraprendenza di padre Agostino Gemelli e della Beata Armida Barelli in un’epoca – il dopoguerra – anch’essa di grande incertezza, che esprime il convergere di una comunità più ampia di quella accademica, deve porsi come comunità educante a servizio di quella ecclesiale e offrendo un rilevante contributo culturale alla vita cattolica del Paese. La seconda dimensione è, invece, legata alle sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche quali lo sviluppo dell’intelligenza artificiale; la terza è rappresentata dall’urgenza “che i giovani non solo ritrovino speranza e fiducia, ma siano consapevoli e protagonisti di un cambiamento”. Compito di un ateneo è, dunque, aiutare i giovani, scrivono i vescovi i quali a loro volta accompagneranno la missione dell’Università Cattolica “con l’affetto e la preghiera”.
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