Haiti, un missionario: la mia parrocchia nata nel 2023, segno di speranza nel caos
Federico Piana - Città del Vaticano
La speranza di Haiti è nascosta in una piccola parrocchia ai piedi del Pic Macaya, il monte più alto della nazione caraibica. Una cappella cattolica quasi del tutto abbandonata, situata a Pourcine, località nell’entroterra montagnoso di Jérémie, che nemmeno un anno fa, nell'agosto 2023, si è trasformata in una comunità di fede fiorente che serve una popolazione di circa 4 mila abitanti in pace ed armonia.
Miracolo inaspettato
Un miracolo nato tra caos, morti e violenze - che non stanno risparmiando nessun angolo del Paese, acuite dalle dimissioni, ieri, del premier haitiano, Ariel Henry - che ha meravigliato perfino padre Massimo Miraglio, missionario di origini italiane diventato il primo parroco di questa piccola chiesa dedicata, non a caso, alla Madonna del Perpetuo Soccorso. “Ciò che mi ha colpito di più di questa gente è la sua energia, la voglia di lavorare, il desiderio di lasciarsi alle spalle, con fatica, il dolore per il tributo di sangue versato dalla propria gente in questi mesi”, racconta.
Luce in un mare d’odio
È un esempio positivo, quasi virtuoso, in un mare di odio. “Le bande armate che si combattono a vicenda controllano tutta Haiti”, dice il sacerdote che entra nel dettaglio spiegando che dove passa la furia delle gang non rimane in piedi più nulla: “Ministeri, aeroporto, carceri, commissariati di polizia: tutto distrutto. Per non parlare degli ospedali: presi d’assalto, stanno chiudendo uno dietro l’altro”. E i morti ormai nessuno lì conta più, ad ogni angolo di strada se ne vedono molti, soprattutto giovani.
Sentirsi amati
Ecco, allora, che la parrocchia della Madonna del Perpetuo Soccorso, nata per volontà del vescovo della diocesi di Jérémie, monsignor Joseph Gontran Décoste, può rappresentare anche un esperimento per la futura riconciliazione nazionale. “Con questo gesto -ò sostiene padre Miraglio - la gente della zona si è sentita amata, ha sentito che poteva uscire dall’isolamento e dalla paura nella quale era caduta. Ha potuto anche, in parte, iniziare a dimenticare i drammatici effetti dell’uragano Matthew del 2016 e del terremoto del 2021”.
Uniti contro la disperazione
La sfida del parroco e della sua comunità è quella di dimostrare che solo essendo uniti si possono combattere odio e disperazione. Nella zona della parrocchia, aggiunge, “manca tutto, perfino la scuola e l’ambulatorio medico. Il nostro obiettivo è quello di costruirli insieme, con il contributo di tutti, così da permettere alla popolazione di vivere in armonia e non lasciare Pourcine per andare a trasferirsi nelle bidonville delle grandi città”.
Chiesa protagonista
Ma se si guarda bene, ci si accorge che l’azione pacificatrice della Chiesa haitiana non si limita alla parrocchia del monte Pic Macaya. Ad esempio, nella capitale di Port-au-Prince gestisce centri d'istruzione, ospedali, dispensari. I suoi missionari e sacerdoti stanno continuando a seguire anziani e disabili, poveri e giovani, nonostante tutto. “Quando finirà questa violenza - conclude padre Miraglio - la Chiesa non potrà non essere coinvolta nella ricostruzione della speranza. Haiti ha bisogno di un piano preciso sul quale coinvolgere le forze sane del Paese. E la Chiesa ha l’autorevolezza per aiutare a raggiungere questo obiettivo".
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