L’Aquila capitale della Cultura, Petrocchi: tesoro radicato nei valori cristiani e umani
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Un “giusto riconoscimento dei molteplici meriti” acquisiti dalla città “nel corso della sua storia”: così il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, definisce in un comunicato l’assegnazione al capoluogo abruzzese del titolo di Capitale italiana della Cultura per il 2026 annunciata ieri, 14 marzo, dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Esprimendo la sua gioia, il porporato afferma che “cultura è, anzitutto, formulazione di una ‘visione-del-mondo’ che consente di elaborare e trasmettere una sapiente e fattiva ‘lezione di vita’” e sottolinea che il tesoro culturale aquilano “è radicato nei valori cristiani e umani che sono stati ‘collaudati’ nella testimonianza di fiera resilienza e tenace creatività offerte davanti alle gravi sfide che varie epoche le hanno opposto”.
Una “città posta sul monte in senso evangelico”
Petrocchi rimarca che nel patrimonio spirituale, intellettuale, etico e sociale di L’Aquila, iscritta dall’Unesco nel Patrimonio immateriale dell’umanità, “brilla la Perdonanza celestiniana, che ha motivato Papa Francesco, nella sua recente visita Pastorale del 28 agosto 2022, a proclamare” la città “capitale di perdono, capitale di pace e di riconciliazione”. Per l'arcivescovo non si tratta più soltanto di “una città tra i monti”, ma di “una città posta sul monte: in senso evangelico”, una “città che dall’altura culturale che ha faticosamente conquistato, può lanciare uno sguardo planetario e lasciarsi ‘guardare’ da quanti amano costruire un modo migliore, più degno dell’uomo”.
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