La Via Crucis degli invisibili
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Una luce sui volti di chi vive nel buio; una luce per le strade intorno alla stazione Termini di Roma per mostrarne i problemi e le difficoltà; una luce che sia anche una risposta e segno di fraternità, unica strada per aprire un confronto e un dialogo. C’è tutto questo nell’iniziativa “Via Crucis Via Marsala – Dare voce agli invisibili”, promossa dalla Caritas diocesana in collaborazione con i salesiani della basilica parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù a Castro Pretorio e che prenderà il via stasera, 22 marzo alle 18.45. Davanti la chiesa ci saranno volontari e persone senza fissa dimora che, partendo dalla basilica, arriveranno all’Ostello Caritas “Don Luigi Di Liegro”. A presiedere la Via Crucis ci sarà monsignor Michele di Tolve, vescovo ausiliare della diocesi di Roma.
Un segno di fraternità
Le vie di Roma come quelle di Gerusalemme, è un parallelismo cercato e voluto in questa iniziativa. Una croce che passa tra i rumori della quotidianità, tra l’indifferenza e l’ostilità, tra le grida e il silenzio, tra chi è pronto a ricevere il messaggio di pace che proprio quell’uomo morto in croce mostra al mondo mentre per chi crede “è un invito – spiega Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma - a fare qualcosa in più”. “L’idea – racconta – nasce in coincidenza della preparazione alla Pasqua, perché la Pasqua è un messaggio di speranza e anche di pace. E proprio in quell'area della stazione Termini, di via Marsala, c'è bisogno proprio di un messaggio di pace, di speranza. C’è bisogno di trovare una chiave per risolvere i tanti conflitti che ci sono”. Trincia non nasconde l’importanza di assicurare sicurezza per chi viaggia, per chi lavora nella zona, la necessità di rispettare i diritti e gli interessi legittimi del mondo economico. “Ma – aggiunge - se non partiamo dalla chiave di lettura della fraternità, dal fatto che di fronte a Dio Padre siamo tutti figli e figlie, fratelli e sorelle, questi conflitti rischiano di essere letti solo dal punto di vista del più forte, da chi è maggiormente attrezzato, da chi ha maggiore potere economico o maggiore potere elettorale. E quindi tante piccole ragioni rischiano di produrre un grande torto ai più deboli, ai più poveri e anche ai senza fissa dimora”.
Tra i problemi del quartiere
La Via Crucis su via Marsala sarà dunque “un segno visibile di un itinerario di riflessione e di meditazione profonda su Gesù di Nazareth”, sul suo messaggio di apertura all’altro e in tal caso una mano tesa per risolvere insieme i problemi della zona. “Noi stiamo parlando anche con i comitati dei cittadini, dei commercianti, degli albergatori in incontri informali – sottolinea Trincia - per far capire che non siamo contro qualcuno ma che dobbiamo cercare di risolvere problemi che sono complessi e che risentono di una sorta di stato di abbandono che dura da decenni”. Ogni giorno per la stazione transitano anche 450mila persone, “un crocevia dove c'è di tutto e si può incontrare di tutto”. Se da un alto, aggiunge il direttore della Caritas, si è rimessa a nuovo la struttura, poco si è fatto per le strade limitrofe, il quartiere infatti vive di un costante abbandono dei residenti verso altre zone della città con il conseguente impoverimento del tessuto sociale. Proliferano i negozi, gli alberghi, i bar e i bed and breakfast ma resta una scarsa illuminazione, a volte poca pulizia.
Con loro e per loro
Di fronte alla complessità di questa zona, dove da 37 anni vive l’Ostello dedicato a Di Liegro e dove si trova ascolto e un pasto caldo alla mensa “Giovanni Paolo II”, l’idea di una Via Crucis degli invisibili è in linea con l’impegno di tanti volontari che oltre ad offrire una risposta materiale pensano ad una crescita spirituale. “Noi abbiamo trovato disponibilità, - racconta Giustino Trincia - infatti abbiamo coinvolto le persone ospiti degli ostelli, quelle che frequentano la mensa, il poliambulatorio di via Marsala, dove c'è anche la raccolta, la distribuzione dei farmaci. Le stazioni della Via Crucis saranno animate dalla loro presenza, che è testimonianza. L’intento è di fare qualcosa insieme a loro, con loro e non solo per loro”. Sarebbero tante le richieste di chi vive a contatto con la fragilità, per il direttore della Caritas serve una riorganizzazione dei servizi, una rete territoriale di aiuto per coloro che hanno malattie psichiatriche, serve personale adeguato. “Quindi dobbiamo unire le forze, fare squadra e anche avere la capacità di cambiare tutto ciò che va cambiato”. Intanto, spiega, lo sguardo sui più indigenti da parte della città di Roma, a 11 anni dall’inizio del magistero di Papa Francesco, sta lentamente cambiando. “I semi sono stati gettati, i frutti non sappiamo quando e chi li raccoglierà. Quello di cui siamo certi è che questi semi sono ispirati al Vangelo, ci parlano del bene e il bene è il volto di Dio Padre, il suo amore che dona per tutti. Sono convinto che ci siano problemi complessi da affrontare e non è facile affrontarli e risolverli, per questo è necessario partire dal punto di vista delle persone, quelle più povere e più in difficoltà”.
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