Intelligenza artificiale, aspetti filosofici
Ciro De Florio*
Il notevole sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) negli ultimi anni è basato su alcuni fattori; l’incremento del parallelismo dei sistemi, che ha permesso un aumento significativo della potenza di calcolo; la disponibilità di enormi quantità di dati su cui addestrare gli algoritmi; nuovi algoritmi (deep neural network) caratterizzati da più livelli di elaborazione dell’informazione. I frutti di questo incremento tecnologico sono molto visibili nelle applicazioni di riconoscimento di pattern complessi, nei modelli linguistici e nelle simulazioni. Ciò che ha un forte impatto –– anche nel dibattito pubblico –– è l’ascrizione di generatività che viene data ai sistemi di IA che, sotto determinate condizioni, sono in grado di produrre nuove informazioni e nuova conoscenza in una maniera non banale e non prevedibile dall’utente umano. L’intelligenza artificiale ha innescato una serie di riflessioni di carattere etico-concettuale cruciali anche per la formazione di codici normativi condivisi.
Se volessimo riassumere brevemente i punti di maggiore attenzione, emerge innanzitutto uno sguardo alle potenzialità dell’IA. I sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di ridurre e mitigare povertà, epidemie, sofferenze. Come ogni tecnologia, essi vanno pensati al servizio dell’umano. Un rischio che viene più volte sottolineato è quello di una progressiva disumanizzazione dei rapporti personali, quando molte decisioni vengono affidate a procedure di natura algoritmica: «L’“algoretica” potrà essere un ponte per far sì che i principi si iscrivano concretamente nelle tecnologie digitali, attraverso un effettivo dialogo transdisciplinare. [...] La Call [Rome Call for AI Ethics] è un passo importante in questa direzione, con le tre fondamentali coordinate su cui camminare: l’etica, l’educazione e il diritto» (Papa Francesco, Incontro con i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020). Infine è interessante, nell’ottica dello sviluppo umano integrale, il richiamo al paragrafo 30 della Caritas in veritate (2009), dove Benedetto XVI sottolinea l’inscindibile unità tra ragione ed emozione: l’intelligenza e l’amore non sono due momenti distinti, ma costituiscono una realtà unica e vivente. Le ricerche sull’IA prendono in considerazione solo una delle dimensioni del pensiero dell’uomo, che il Magistero ci ricorda più ampio e profondo. La posizione della Chiesa su IA è quindi quella di un’attenzione vigile e di un’accorata speranza. Come ogni progresso dello spirito umano, l’IA può essere un dono incredibile per migliorare le condizioni di vita di miliardi di esseri umani e per trovare soluzioni praticabili alle impellenti sfide ambientali.
*Docente di Logica e Filosofia della Scienza presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore
Potete ascoltare qui la serie di podcast sulla Dottrina sociale della Chiesa. La puntata è di Ciro De Florio, curatore della voce “Intelligenza artificiale, aspetti filosofici” del Dizionario di Dottrina sociale.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui