La morte del cardinale Sáenz, il Papa: ha offerto la sua vita per la Chiesa
Alessandro De Carolis - Città del Vaticano
Un pastore che "con la sua dedizione e il suo lavoro ha offerto la sua vita per il bene della Chiesa". Il Papa ricorda con queste parole il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, morto due giorni fa a Bogotà all'età di 91 anni. In un telegramma inviato all'attuale arcivescovo della capitale colombiana monsignor Luis José Rueda Aparicio, Francesco affida all'intercessione della Vergine di Chiquinquira l'anima del porporato e benedice la Chiesa locale "come segno di fede e di speranza in cristo risorto".
Pastore in anni difficili
Vescovo, a soli 38 anni, lo aveva nominato Paolo VI nel ’71 e la Chiesa colombiana si era arricchita con lui di una nuova figura di pastore attento ai sommovimenti del suo Paese, nei decenni duri e sanguinari della guerra interna fra governo e i miliziani di Farc e Eln e della lotta fra i cartelli del narcotraffico. Il ministero del cardinale Pedro Rubiano Sáenz, classe 1932, originario di Cartago, comincia da giovane seminarista nel Seminario di Popayán e di studente di teologia nell'Università canadese di Laval de Québec. Si muove nel continente fra nord e sud per specializzarsi in catechesi e in Dottrina Sociale della Chiesa, fino all’ordinazione sacerdotale che avviene a Cali nel ’56.
Il lavoro per la pace del Paese
Le prime esperienze pastorali lo formano su più fronti. Fa il parroco, fonda due parrocchie, è tesoriere e vicario episcopale, finché da Roma arriva la nomina a vescovo di Cúcuta. Diventa arcivescovo nel 1983 e febbraio 1995 è chiamato alla guida della sede primaziale, l’arcidiocesi di Bogotá. I questi anni si moltiplicano gli impegni in seno all’episcopato colombiano, del quale più avanti diventa vicepresidente e poi presidente per due periodi successivi, dal ‘90 al ‘96 e poi dal 2002 al 2005. Il porporato - Giovanni Paolo II nel frattempo lo ha creato cardinale nel 2001 - intensifica il lavoro per la pacificazione del Paese e non di rado risuonano sue affermazioni preoccupate di fronte alla deriva violenta che registra la cronaca. “Ci addolorano e ci preoccupano - afferma nel 2005 - i fatti criminali che si registrano ogni giorno: omicidi, morti violente, assassini mirati nelle città, giovani morti negli stadi, bambini innocenti picchiati e violentati… tutti fatti di sangue” che ci “collocano come uno dei Paesi dove meno si rispetta la vita umana”.
Gli ultimi anni
In precedenza si era occupato anche del fenomeno migratorio, col suo lavoro in seno alla Commissione Cattolica Internazionale per le Migrazioni e i Rifugiati, e l’azione pastorale lo porta a creare il Banco alimentare arcidiocesano, di cui beneficiano migliaia di persone ogni anno. Dal maggio 2003 al luglio 2007 ricopre la carica di presidente del Comitato economico del Celam e nel 2010 diventa emerito di Bogotà.
Aggiornamento: 17 aprile - ore 9.00
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