In Madagascar, scuole verdi per i bambini
Marine Henriot – Città del Vaticano
Padre Laraison Ramosandrianarivo e tre funzionari della diocesi non contano i kilometri sulle piste di terra rossa per raggiungere anche i luoghi più remoti ed è grazie alla loro instancabile perseveranza che i 15mila bambini delle scuole cattoliche della diocesi di Manajary, tra i 5 e i 14 anni, possono beneficiare del progetto “Scuola verde”. L’idea, spiega padre Laraison, casco allacciato in testa e un entusiasmo contagioso, è di educare i più piccoli ad amare e proteggere la natura. Se il concetto è semplice, per i giovani malgasci si tratta invece di una questione di sopravvivenza. Secondo il programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUS), il Madagascar è infatti il terzo Paese al mondo maggiormente esposto ai cambiamenti climatici, le conseguenze dei quali sono ancora più drammatiche dal momento che più dell’80 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Uscire da un circolo vizioso
Già nel 2021 l’Unicef lanciava l’allarme: “mezzo milione di bambini, di età inferiore ai 5 anni è a rischio grave di malnutrizione”. E in effetti l’attuale siccità, la peggiore degli ultimi 40 anni secondo le Nazioni Unite, ha provocato un crollo totale, parliamo di circa il 60 per cento della produzione locale di riso e mais che rappresentano la base dell’alimentazione nel Paese. Unica via d’uscita dall’ingente crisi economica che si è verificata, è produrre carbone. I carbonai bruciano le foreste in cambio di uno scarso guadagno, ma questa attività è anche la loro rovina. Gli incendi dei boschi causano la deforestazione, e venendo meno la protezione di boschi e foresti dalle piogge torrenziali, sono sempre più numerosi gli episodi di straripamento e allagamento. Nel Paese inoltre, oltre il 90 percento dell’energia proviene dal legname nazionale e dunque dalla combustione fossile. Per uscire da questo circolo vizioso, padre Laraison punta sull’educazione. “Si tratta di mettere davvero in pratica l’Enciclica ‘Laudato si’”, spiega, e “di creare un ambiente scolastico ed ecologico migliore”. Il giovane prete malgascio ne è fermamente convinto: dei bambini più istruiti e preparati sulle problematiche ambientali saranno adulti migliori.
Insegnamento della disciplina e del rispetto
Nelle scuole verdi si fa essenzialmente formazione con corsi teorici e pratici. Innanzitutto è importante far capire ai ragazzi come funziona la natura: le colture, le cause e le conseguenze degli sconvolgimenti del clima. “Vogliamo che i bambini si appassionino all’ambiente, alla tutela e al rispetto della natura creata da Dio”, afferma padre Laraison. Poi viene il momento di mettere le mani nella terra. Gli alunni imparano a piantare e a coltivare i fiori, a costruire latrine, pattumiere, ma anche dei siti di compostaggio organico e acquisiscono esperienza nella riforestazione. Si coltivano anche orti e frutteti, così da avere frutta e verdura a Km zero nella mensa scolastica, per alimentare gli studenti o anche pronta da vendere all’esterno. Il progetto pilota è stato inizialmente portato avanti in una scuola del centro della diocesi, dove studiano bambini molto poveri. Con il passare dei giorni e della messa a dimora delle piante, l’incuria e la mancanza di attenzione degli alunni hanno lasciato il posto al rispetto e all’autodisciplina: “Innaffiano i fiori e le piante anche quando io non sono lì con loro”, afferma contento padre Laraison, convinto di vedere un cambiamento tangibile nei bambini che si ripercuote anche sugli adulti, genitori e insegnanti”.
Madagascar, una biodiversità unica
La Grande Isola africana ospita una biodiversità unica, ed è per salvare questo dono della Creazione che padre Laraison porta avanti incessantemente la sua lotta, con una grande determinazione: “Noi siamo in una Casa comune, ci sono quelli che distruggono e quelli che subiscono. Sì, io e la mia gente, che resta la prima vittima di questa sistematica distruzione della natura, siamo arrabbiati, ma dobbiamo adattarci e dobbiamo anche lottare per far leva sui decisori perché implementino un nuovo tipo di economia”. In effetti, il Madagascar è la terribile illustrazione, l’emblema dell’ingiustizia climatica: i suoi abitanti subiscono direttamente le conseguenze dei cambiamenti climatici provocati dalle emissioni di gas serra, dal disboscamento, anche se loro non vi hanno contribuito, se non in minima parte. Nel 2020 infatti i Paesi del G20 rappresentavano il 75 percento delle emissioni globali, insomma la “colpa” non era certo del Madagascar se il mondo stava andando in rovina, ma ora questa meravigliosa terra è nella lista dei Paesi più inquinati.
Sono numerose le specie endemiche vegetali e animali, tra cui lemuri, rane, uccelli o camaleonti che trovano ancora riparo in Madagascar, che possiede inoltre la terza più grande barriera corallina al mondo, e le mangrovie, preziose per l’ecosistema. Ed è per salvare questa Creazione in pericolo che padre Laraison conserva il suo profondo ottimismo e trasmette questo suo spirito combattivo ai bambini.
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