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La storia

Chini sulla terra ma finalmente a testa alta

Tra i primi dieci candidati al corso di formazione al lavoro che ha preso il via al Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo, ci sono migranti, ex detenuti, ex tossicodipendenti persone con diverse abilità e vittime di violenza. Sono stati scelti, secondo il desiderio del Papa, perché trovassero una via di dignità, riscatto e inclusione in questo microcosmo dell’ecologia integrale che si estende su 55 ettari delle Ville Pontificie

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

Luca, 33 anni, originario di Isernia arriva davanti alla telecamera trafelato, si asciuga la fronte, si toglie i guanti da lavoro, si preoccupa di essere “presentabile” e poi ci racconta la sua storia difficile, ma lo fa con quel sorriso che ha soltanto chi il dolore lo ha conosciuto davvero.  “Da ragazzino - dice - ho commesso tanti errori, ho preso una strada sbagliata e sono arrivato a toccare il fondo a causa delle dipendenze, finché non ho deciso di darci un taglio. Non so da dove mi sia arrivata la forza, forse un’illuminazione dall’Alto, ma ho iniziato ad intraprendere percorsi comunitari di recupero. Ero motivato ma i primi non sono andati a buon fine, anzi, ho avuto delle ricadute. Adesso sto bene, mi sto integrando nella società e nel lavoro anche grazie a questo corso di formazione nel Borgo Laudato si’ voluto da Papa Francesco che ringrazio con tutto il cuore”. Askan, per tutti Ascanio, è di origine iraniana. E’ venuto in Italia qualche anno fa per studiare Arte e Discipline dello Spettacolo. Voleva fare l’attore ma per un errore burocratico è finito all’Accademia delle Belle Arti a studiare Scenografia e ora si occupa dei giardini con l’occhio di chi vuol fare della natura la scena più bella. L’Italia gli ha regalato tante cose, confida a Vatican News e a L’Osservatore Romano, un lavoro, una casa, degli amici, ma soprattutto l’abbraccio con la fede cristiana. La sua è sempre stata una famiglia di musulmani atei. “Una volta qui, mi sono appassionato alla figura di Gesù grazie a mia zia - prosegue - volevo conoscerlo da vicino e così ho assecondato questo mio desiderio di conversione e in mezzo a tutta questa bellezza lo sento ancora più presente”. Ahmid è marocchino e quando parla delle piante gli si illuminano gli occhi, come fossero la cura per ogni male, persino per la nostalgia del proprio Paese dal quale è fuggito, come tanti in cerca di una vita migliore: “Ho fatto il fioraio per 32 anni, poi durante la pandemia di Covid-19 ho perso il lavoro, non è stato facile per me, sono stati tempi durissimi, ma grazie al parroco della Parrocchia di Ostia, sono venuto a conoscenza di questa opportunità e da allora sono rinato. Ringrazio il Papa e questo corso per giardinieri, perché mi sto riprendendo. E poi qui ogni giorno c’è una sorpresa, scopriamo una pianta nuova, un fiore. Prendersi cura della natura è una cosa bellissima, vuol dire prendersi cura della vita, e non puoi non appassionarti. Io con le piante ci parlo persino, niente è come la natura!”.

I ragazzi al lavoro durante il Corso di formazione presso il Borgo Laudato si'
I ragazzi al lavoro durante il Corso di formazione presso il Borgo Laudato si'

La testimonianza di Antonio, maestro giardiniere

Prima di intervistarli, Luca, Ascanio e Ahmid avevano le mani nella terra e sotto la sapiente guida del giardiniere pontificio, Antonio Rotondi, stavano potando piante, pulivano le aiuole ed erano impegnati nella manutenzione di uno dei giardini più belli del mondo. Antonio è un’istituzione, per queste persone un “maestro”, che non solo insegna loro un mestiere, ma trasmette l’amore e la cura per quell’unica Casa comune che il Papa della Laudato si’ e della Laudate Deum, esorta a proteggere con ogni mezzo. “Lavoro nelle Ville pontificie da 32 anni – racconta dopo essere sceso dal trattore rosso - e oggi insieme a questi ragazzi stiamo facendo un lavoro sia manuale che teorico, nelle aule del Borgo. Sono tutti giovani coscienziosi, rispettosi, soprattutto attenti, e pur con le loro diversità di credo, di provenienza, di vissuto, anche di abilità, pur con le loro vulnerabilità, cercano di dare il meglio”. Sono migranti, ex-detenuti, vittime di violenza, ex tossicodipendenti ma sentendosi accolti e valorizzati e imparando a prendersi cura dell’ambiente, riescono a farlo anche con se stessi. In queste prime settimane di corso hanno imparato come si utilizza una semplice zappetta ma anche una motosega, un soffione, un decespugliatore, i sistemi di irrigazione, come potare una pianta, come innaffiarla, e inaspettatamente a volersi più bene combattendo ciascuno con i propri "demoni" e ferite. Di più, hanno imparato a tracciare una riga tra passato e presente riprendendo in mano la propria vita, senza vergognarsi, ed è bello vederli così, chini sulla terra ma finalmente a testa alta. “E’ solo l’inizio – dice Antonio – ma questo corso, al quale ne seguiranno altri diventa un trampolino per il loro futuro e dal modo in cui i ragazzi seguono sia la parte pratica che quella teorica si capisce che tutti vogliono la stessa cosa. Non soltanto imparare un mestiere ma riavere indietro la loro dignità: in questo Borgo davvero l’enciclica di Papa Francesco non resta lettera morta, noi vediamo e sperimentiamo una continuità tra la Lettera e la pratica, sapendo bene che quelle parole del Pontefice devono essere incarnate, solo così inizia il cambiamento”.

I 10 corsisti stanno imparando ad usare attrezzi e strumenti per la cura del verde
I 10 corsisti stanno imparando ad usare attrezzi e strumenti per la cura del verde

Un microcosmo dell'ecologia integrale

Luca, Idris, Ahmid, Ascanio, Frank, Mario e tutti gli altri hanno storie diverse eppure tutti hanno sete di riscatto e di futuro. E’ per questo che ogni mattina affrontano anche viaggi di due ore per essere al Borgo in tempo per l’inizio delle lezioni; alcuni abitano in case famiglia o in centri di accoglienza, qualcuno vive in parrocchia, ma la loro casa vera ora è questa qui, fatta di mille gradazioni di verde e distese di silenzio, armonia e meraviglia. Il Borgo Laudato si’ di Castel Gandolfo, ospita numerose specie animali, oltre 300 specie vegetali, per un totale di 3.000 piante e diversi esemplari secolari, come il patriarca del Borgo, che ne è anche il simbolo: un maestoso Leccio alto 20 metri, con una circonferenza di 4.45 metri che ha oltre 400 anni e che ci accoglie all’ingresso. Colpito da un fulmine, che ha solo scalfito la sua forza, è completamente scavato all’interno eppure continua a produrre vigorosi germogli che ne dimostrano la persistente vitalità. Tra parchi curatissimi, viali alberati, ninfei, labirinti, piante in fiore, fontane, teatri e altre antiche opere archeologiche come il cripto-portico della Villa romana di Domiziano, il Borgo si estende su 55 ettari di zona extraterritoriale, divisi in 35 ettari di meravigliosi giardini e 20 ettari di terreno agricolo e fattorie, serre ed edifici di servizio.

Ognuno di loro viene da storie e contesti diversi, alla fine del corso verranno inseriti in ambiti lavorativi
Ognuno di loro viene da storie e contesti diversi, alla fine del corso verranno inseriti in ambiti lavorativi

Priorità ai più vulnerabili

“Ho incontrato personalmente i primi dieci corsisti, sono rimasto a chiacchiere un po’ con loro. Tutti hanno dimostrato una grande soddisfazione per quello che è stato loro offerto e anche una spiccata coscienza ecologica. Questo corso, come anche i prossimi, è stato offerto gratuitamente grazie a sponsorizzazioni e alla generosità di persone che credono nel nostro progetto – afferma padre Fabio Baggio direttore del Centro Alta Formazione Laudato si’ al quale il Papa, con chirografo pontificio del 2 febbraio 2023, ha affidato la realizzazione, la gestione e la cura del Borgo che comprende innumerevoli attività -. Ho parlato anche con Antonio Rotondi, il maestro giardiniere. Sembra quasi più entusiasta lui dei corsisti. Mi ha detto di essere grato per questa opportunità offerta perché ha trovato il modo di regalare ai corsisti un'arte antica e preziosa che ha imparato da piccolo”. Da settembre, dopo una breve pausa estiva, partiranno nuovi corsi di giardinaggio, potatura, agricoltura, allevamento e trasformazione di prodotti e saranno di 100 o 160 ore. Tutti i destinatari della formazione saranno poi accompagnati personalmente per un anno per l’inserimento nel mondo del lavoro e durante i primi mesi del loro impiego. “In ottemperanza al nostro mandato, e al desiderio del Papa, diamo priorità alle categorie più vulnerabili e a persone normalmente escluse da qualsiasi percorso formativo – conclude padre Baggio -. Il Borgo si presenta come una realtà complessa, un progetto a 360 gradi, realmente integrale, che coniuga ecologia, economia, giustizia e solidarietà, includendo l’apertura alla trascendenza e alla spiritualità e in questo senso forse è un modello unico nel suo genere. Esso vuole diventare un esempio di conversione ecologica per tutti, anche per coloro che non vivono un’esperienza di fede”.

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23 luglio 2024, 11:30