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"Il viaggio della vita con Dante", un'iniziativa proposta dall'Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata (Roma) "Il viaggio della vita con Dante", un'iniziativa proposta dall'Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata (Roma) 

"Il viaggio della vita con Dante", un percorso formativo all'Abbazia di Grottaferrata

Confrontarsi con i principali temi della vita, quali responsabilità, amore e giustizia, e con il passaggio della morte illuminata dalla resurrezione, attraverso i versi sempre attuali della Divina Commedia. È l'idea che ha spinto i monaci Basiliani a promuovere un'iniziativa che sta suscitando grande interesse. Padre De Feo: l'obiettivo è condividere la straordinaria ricchezza del poema dantesco cercando anche di fornire risposte o riflessioni su quello che la fede insegna sull’aldilà

Adriana Masotti - Città del Vaticano

"Il viaggio della vita con Dante. Inferno, Purgatorio, Paradiso, le tre dimensioni del viaggio". È il titolo dell'iniziativa promossa dall’Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, località dei Castelli romani, nota anche come Abbazia greca di San Nilo, che si propone di percorrere l’itinerario della Divina Commedia del "Sommo Poeta" come viaggio affascinante per la vita di ognuno di noi che, giocato su questa terra, si apre all’eternità. La proposta formativa dei monaci Basiliani, che ha avuto inizio nel gennaio scorso, prevede momenti di riflessione e incontri di preghiera con l'obiettivo di "aprire insieme la mente e il cuore al senso della nostra vita, a ciò a cui più teniamo o che più ci blocca per essere felici", come si legge nel testo di presentazione pubblicato sul sito dell'Abbazia.

Ciò che rende degna la vita 

"Il messaggio di Dante è in grado di parlare a ogni uomo, e nello stesso tempo addita una meta chiara: il nostro cuore può essere appagato solo da una vita senza fine di amore in Dio e tra di noi", si legge ancora nella presentazione, e oltre a indurre a riflettere sulle grandi dimensioni che rendono la vita degna di essere vissuta come l’amore, la pace, la verità, la giustizia, il suo poema "ci invita a non rimuovere per paura il confronto con la morte", mediante cui "arriviamo ad essere in pienezza noi stessi". Secondo la fede cristiana, di cui Dante è stato altissimo cantore, dopo la morte ci sarà per ognuno di noi il giudizio divino e questo ci aiuta "a maturare, a vivere la nostra umanità senza scappare di fronte alle nostre responsabilità, a non fuggire di fronte alla nostra coscienza". Nei tre regni dell’aldilà dantesco s'incontrano figure piene di umanità e si ritrovano le angosce, le commozioni, le speranze, le tristezze e le gioie di ogni uomo e donna. Il desiderio che ha sostenuto gli organizzatori è che "Il viaggio della vita con Dante" fosse occasione di crescita, spinta alla ricerca di Dio, "faccia prendere consapevolezza delle strade da evitare perché ci fanno del male", e aiuti a capire che abbiamo tanti fratelli e tante sorelle, "che hanno lottato e sofferto in questo mondo" e che ora ci sono compagni nel nostro cammino.

"Il viaggio della vita con Dante", l'iniziativa proposta dall'Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata (Roma)
"Il viaggio della vita con Dante", l'iniziativa proposta dall'Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata (Roma)

Dante, profeta di speranza e testimone della sete di felicità

"L’opera di Dante è parte integrante della nostra cultura, ci rimanda alle radici cristiane dell’Europa e dell’Occidente, rappresenta il patrimonio di ideali e di valori che anche oggi la Chiesa e la società civile propongono come base della convivenza umana, in cui possiamo e dobbiamo riconoscerci tutti fratelli", scriveva Papa Francesco nella Lettera del 25 marzo 2021 Candor lucis aeternae in occasione del VII centenario della morte del Poeta. Egli, scrive ancora Francesco, ci chiede "di essere ascoltato, di essere in certo qual modo imitato, di farci suoi compagni di viaggio, perché anche oggi egli vuole mostrarci quale sia l’itinerario verso la felicità, la via retta per vivere pienamente la nostra umanità, superando le selve oscure in cui perdiamo l’orientamento e la dignità". Perciò, afferma il Papa, è importante che la sua opera sia fatta conoscere ancora di più e resa accessibile anche al di fuori dell'ambito scolastico e proseguiva: "Esorto le comunità cristiane, le istituzioni accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua pienezza". Appare drammaticamente attuale, poi, la riflessione con cui il Pontefice concludeva la Lettera: "In questo particolare momento storico, segnato da molte ombre, da situazioni che degradano l’umanità, da una mancanza di fiducia e di prospettive per il futuro, la figura di Dante, profeta di speranza e testimone del desiderio umano di felicità, può ancora donarci parole ed esempi che danno slancio al nostro cammino".

De Feo: le scelte personali e l'aldilà, meta del nostro cammino

L'abate Francesco De Feo, professore di Filosofia e Teologia medievale, presso l'Anselmianum-Regina Apostolorum, è alla guida dell'Abbazia di Grottaferrata, una delle sedi della Chiesa bizantina cattolica in Italia i cui religiosi Basiliani seguono il rito bizantino proprio della Chiesa di Costantinopoli. È colui che in modo particolare segue e anima l'iniziativa legata a Dante Alighieri. Nell'intervista ai media vaticani spiega l'idea che l'ha ispirata e l'esperienza finora vissuta:

Ascolta l'intervista a padre Francesco De Feo

Padre Francesco De Feo, in una Lettera del 2021 Papa Francesco si augurava che Dante fosse conosciuto anche al di là delle aule scolastiche. Questo sicuramente ha sostenuto la vostra iniziativa. Ma qual è stata la prima scintilla ispiratrice?

Sostanzialmente, anche sulla scorta di queste suggestioni del Pontefice, che seguono fra l'altro altre suggestioni precedenti come quella di Paolo VI nella Lettera apostolica Il signore dell'altissimo canto, noi ci siamo interrogati su quale può essere la ricchezza di Dante all'interno di un contesto monastico, cioè su quanti nella Chiesa sono chiamati a proporre una vita di contemplazione, di preghiera e un'anticipazione escatologica, come ci dice anche il Concilio Vaticano II. E come proprio queste componenti possano oggi parlare in modo ispiratore attraverso Dante coniugando la tensione escatologica, quindi questo riferimento alla vita in pienezza, alla vita eterna, in relazione vitale con il nostro oggi. Per questo abbiamo pensato che la Divina Commedia vissuta, analizzata e condivisa non tanto dal punto di vista di una rassegna letteraria, ma proprio per il suo carattere vitalmente esperienziale, potesse davvero dare un contributo significativo alla stessa condivisione e ricchezza della spiritualità monastica.

Questa è una iniziativa rivolta alla gente, alla comunità, e il vostro progetto prevede il passaggio attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso in tre anni, con diversi appuntamenti. Ecco, si sta per concludere la prima serie di incontri: qual è stata la partecipazione e la risposta delle persone?

In verità, il progetto prevede un'estensione più ampia, perché noi in questa prima sezione abbiamo analizzato i primi sette canti dell'Inferno e contiamo di poter analizzare per intero le tre cantiche, quindi il progetto si estende nel tempo. La partecipazione è stata molto buona, sia a livello del pubblico in presenza sia del pubblico che ha poi potuto partecipare in streaming, oppure riascoltando le registrazioni. Anche perché gli incontri per ogni canto della Divina Commedia sono stati abbinati a incontri di approfondimento spirituale su tematiche sostanzialmente dei Novissimi, quindi le riflessioni sulla morte, per esempio, nella prospettiva ovviamente cristiana della resurrezione, abbinate al confronto con il poema dantesco, stanno riscuotendo un grande interesse da parte di tanti.

L'iniziativa "Il viaggio della vita con Dante"
L'iniziativa "Il viaggio della vita con Dante"

Il tema della vita oltre la morte è centrale. La Divina Commedia ci porta nell'aldilà: è anche un richiamo per ciascuno di noi ancora impegnato nella battaglia della vita?

Certamente sì, perché, come mostra lo stesso poema dantesco, i personaggi dell'aldilà sono estremamente vivi. In questo senso Dante è un maestro insuperabile, proprio perché è convinto, come ogni cristiano, che la vita dell'aldilà sia il compimento della vita terrena e delle scelte in bene o in male che noi abbiamo fatto su questa terra. E per questo i suoi personaggi hanno molto da dire proprio sul nostro vissuto, sull'oggi che appunto è stato illuminato dalla redenzione di Cristo e quindi il nostro sguardo sulla realtà, pur essendo pienamente calato nell'oggi, acquista tutta un'altra luce se visto alla luce eterna di Dio.

Dante, un compagno di viaggio, "profeta di speranza, testimone della sete di infinito", come lo definisce Papa Francesco, che cosa ci può insegnare oggi nel concreto? Quali valori?

Per fare qualche esempio sui primi canti che abbiamo affrontato e che hanno già suscitato un fecondo dibattito, dirò che per quanto riguarda il III canto, dove si parla degli ignavi, emerge il valore della responsabilità, della capacità di scegliere, di dare un senso alla nostra vita. Proprio recentemente il Papa ricordava che il cristiano non può starsene dietro le quinte, ma deve prendersi il coraggio delle scelte e delle responsabilità relative alla propria professione di fede. Oppure il tema dell'amore attraverso il capolavoro che è il V canto con la notissima vicenda di Paolo e Francesca. Cosa ha da dirci Dante sull'amore, sul nostro modo di amare? Su come l'amore corrisposto o non corrisposto, l'amore legato dai vincoli sacri del matrimonio oggi ci parla rispetto all'orizzonte in cui noi viviamo, appunto l'amore e i suoi tradimenti? E certamente anche dal dibattito vivacissimo che c'è stato dopo l'esposizione del canto si vede quanto Dante abbia da dirci su tematiche estremamente presenti al nostro orizzonte di senso.

Personalmente, a lei che cosa piace di più di Dante? Che fascino esercita su di lei?

Dante è stato per me una grande passione fin da quando ero piccolo. Mi affascina il fatto che arrivare a Dio è il frutto di un lavoro che dura tutta una vita e Dante deve fare un percorso anche impegnativo, anche doloroso, di conversione, di rinnegamento dei piccoli o grandi idoli della sua esistenza, da un modo anche immaturo di amare. E quindi quello che mi ha sempre affascinato e come tutto questo, che è così umano e così decisivo per orientare la nostra vita, abbia il suo compimento nell'eternità. Questo è stato per me sempre un punto di riferimento fondamentale anche per il mio cammino verso Dio. Poi, ovviamente ci sono gli elementi del genio poetico dantesco, per esempio queste grandiose architetture dei regni dell'oltretomba o il contrappasso come uno strumento per indicare il rapporto tra pena, responsabilità e colpa, o beatitudine e merito. E poi anche questa straordinaria capacità di darci contenuti profondi, filosofici e teologici mediante un livello poetico inarrivabile. Ecco, tutti questi motivi mi hanno sempre profondamente affascinato.

Monumento dedicato al Sommo Poeta
Monumento dedicato al Sommo Poeta

Mancano ancora quattro appuntamenti nel mese di maggio, prima della pausa estiva. Quali saranno i temi che affronterete nelle prossime date?

I quattro appuntamenti saranno due sui canti dell'Inferno e due su corrispettivi incontri di spiritualità. I due canti dell'Inferno saranno il VI, in cui parleremo del vizio della gola connesso alla politica, e poi il VII canto in cui invece si parlerà del vizio dell'avarizia e dell'opposto vizio della prodigalità. In connessione, continueremo i nostri incontri spirituali sul tema della morte, che abbiamo visto già dal punto di vista filosofico e da altre angolazioni: tra gli altri, la dottoressa Bordin ci ha parlato della sua esperienza con i malati terminali nelle cure palliative. Un incontro che ha avuto un grande seguito anche online, e adesso proseguiremo esaminando la tematica dal punto di vista liturgico, e anche da quello dell'accompagnamento spirituale delle persone che sono gravemente malate. Quindi ci avvicineremo alle diverse sfaccettature di questa realtà che a volte ci fa paura guardare negli occhi, ma che proprio la speranza cristiana che la illumina, ci invita a guardare con speranza e con fede nel fatto che, attraverso la morte, Cristo ci visita, ci libera e ci salva.

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14 aprile 2024, 09:40