Eternamente 2024, le storie dei giovani tra riscatto e speranza
Gianmarco Murroni e Andrea De Angelis - Mola di Bari
Sguardi di complicità, sorrisi, abbracci. Ma anche impegno e fatica: quella di chi alle 6:00 del mattino è già in piedi per sistemare gli spazi che accoglieranno più tardi i giochi dei bambini, dopo aver fatto nottata sistemando attrezzature e materiali della sera prima; tra chi, sotto il sole, allestisce il palcoscenico, collegando cavi e spostando transenne per il pomeriggio in musica; e, ancora, chi ogni giorno, a pranzo e a cena, lavora “dietro le quinte” e si mette a disposizione per offrire ai tanti volontari e operatori un pasto, sempre con armonia e serenità. Sono i giovani che hanno animato l’edizione 2024 di Eternamente, la manifestazione giovanile di strada promossa a Mola di Bari dalla Comunità Frontiera, la realtà fondata da padre Giuseppe De Stefano. Impegno e fatica che, però, non impediscono a questi ragazzi e ragazze di proseguire nella loro missione: regalare del bene e mettersi al servizio degli altri.
Vocazione al bene
Un impegno che diventa una vera e propria vocazione al bene, come ci ha raccontato Samuele Deserto, 24 anni, uno dei giovani della Comunità Frontiera: “Attraverso questa manifestazione, due anni fa, c’è stato un momento in cui la comunità mi ha proposto di unirmi a loro per poter ragionare meglio sulla mia vita, spirituale e non solo. Accettare questa sfida non è stata una passeggiata: dal giorno in cui mi è stato proposto mi son sentito perso, smarrito, perché non sapevo cosa aspettarmi. Mi sarei dovuto trasferire di casa e avrei dovuto lasciare molte cose”. Dopo alcuni mesi di riflessione e preghiera, Samuele sceglie di provare questa esperienza. “Decido di trasferirmi e vivere in questo ambiente nuovo. Immediatamente iniziai a farmi una domanda: Signore, che cosa vuoi che faccia per te? Ero molto confuso e mi son trovato a vivere una situazione che non riuscivo a comprendere e gestire da solo. Poi il percorso mi portò a cambiare prospettiva: fino a quel momento cercavo la volontà di Dio, mi domandavo che cosa Dio volesse da me; improvvisamente iniziai a chiedermi che cosa io volessi fare per Lui”. A quel punto, per Samuele la risposta fu facile: “Se veramente io amo Dio, gli do tutto me stesso. Così è iniziato il mio percorso di consacrazione secolare: da laico ho deciso di emettere i voti di obbedienza, povertà e castità al Signore”.
Un amore che si autoalimenta
C’è anche chi, come Stefania Capotorto, 25 anni, ha messo i suoi studi e la sua professionalità al servizio della Comunità. “Sono laureata in Medicina e ricopro il ruolo di consigliera comunale, con delega ai minori, qui a Mola di Bari - racconta - La mia esperienza con la Comunità Frontiera, e con Eternamente, è iniziata oltre 10 anni fa. Nella vita frenetica di ogni giorno, questo evento ci permette di ricordare la bellezza delle piccole cose. Anche nel mondo politico, di cui faccio parte, è difficile trovare questa spontaneità che solo i bambini, a volte, ci possono donare”. Un impegno sociale e spirituale che non sempre è facile da portare avanti, soprattutto in un territorio in cui il tema della legalità è al centro: “A Mola di Bari, come ha detto anche padre Giuseppe De Stefano, far durare le cose è difficile. Questa manifestazione dura da oltre 20 anni: ciò vuol dire che è un evento che si autorigenera, l’amore che c’è in questa manifestazione si autoalimenta. Il recupero del disagio minorile, purtroppo, in questo periodo è sempre più frequente. Eternamente si pone un obiettivo sociale: offrire una alternativa ai ragazzi, una via di fuga dalla realtà che questi minori con disagi sono costretti a vivere, anche all’interno dei loro contesti famigliari".
Un nuovo percorso di vita
Il 24enne Francesco Bianco, invece, si avvicina alla Comunità Frontiera in cerca di aiuto: “La mia vita è stata tanto movimentata, ho scelto all’età di 17 anni di iniziare questo percorso comunitario, chiedendo espressamente a padre Giuseppe di potermi aiutare”. Così per Francesco è iniziato un nuovo percorso di vita. “All’epoca andavo ancora a scuola - racconta - Frequentavo l’Istituto alberghiero, ma il mio andamento scolastico non era brillante: avevo voti bassi, spesso saltavo le lezioni, frequentavo posti da evitare, avevo amicizie particolari. Dal momento in cui ho iniziato il mio cammino nella comunità mi sono risollevato”. Proprio le amicizie particolari, come le definisce Francesco, rappresentano uno degli ostacoli principali nella ricerca di libertà: “Alcune situazioni ti fanno credere, per poco tempo, di avere il mondo in mano, ma quando finisce quell’effetto ti ritrovi in un buio totale, un vortice in cui si cade sempre di più. Invece, percorrere una strada apparentemente più complicata, fatta di studio, lavoro e sacrificio, cambia la vita”. E la vita di Francesco, dopo l’ingresso nella comunità e l’incontro con gli altri ragazzi, è realmente cambiata: “Dopo essermi diplomato, padre Giuseppe mi ha proposto di iscrivermi all’Università. All’inizio avevo timore, ma ascoltai il suo consiglio. A breve discuterò la tesi in Scienze Motorie e finalmente farò quello che amo: mettermi a disposizione degli altri, come ho imparato in comunità. Questa - conclude commosso - per me è vita”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui