A Milano l’ordinazione episcopale di monsignor Flavio Pace
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Non la proclamazione di una verità. Non la dichiarazione di una intenzione, ma una invocazione, una preghiera”. Presiedendo in Duomo la consacrazione episcopale di monsignor Flavio Pace, nominato lo scorso 23 febbraio da Francesco arcivescovo titolare di Dolia e segretario del Dicastero per la promozione dell’Unità dei cristiani, l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha definito così il motto scelto dal neo-presule: Fove precantes Trinitas.
Uomini di preghiera per i nostri tempi
Questi nostri tempi hanno effettivamente bisogno di uomini di preghiera, uomini fatti preghiera “perché sia viva sempre la fiducia nelle promesse di Dio”. “È provvidenziale in questo nostro tempo”, ha osservato l’arcivescovo di Milano “esplorare le vie della diplomazia, dei delicati equilibri per il rispetto delle tradizioni occidentali, orientali, tardo antiche, moderne e sentire il dramma” di non essere ancora popolo.
Dimorare nel Padre
“Si cercano uomini di preghiera”, ha ripetuto monsignor Delpini pensando al nostro presente così bisognoso di testimoni che “si lascino costantemente istruire da Gesù a proposito del dimorare nel Padre, del compiere le opere del Padre”; che si affidino allo Spirito “che viene in aiuto della nostra debolezza”, che si lascino plasmare come “se la parola che chiama non come fosse una memoria preistorica, ma una confidenza quotidiana”.
Abitare il silenzio senza inseguire il cellulare
L’arcivescovo di Milano ha evidenziato l’importanza di uomini capaci di abitare il silenzio: “nella sacrestia dove si preparano per le celebrazione”, “prima di inseguire l’ultimo segnale del cellulare, vincendo la curiosità elementare e legittima di leggere l’ultimo aggiornamento”; uomini semplici e sapienti “che sappiano pregare persino quando dicono il breviario”.
In dialogo con gli uomini e con Gesù
I nostri giorni hanno sete di uomini “fatti preghiera per promuovere il dialogo desiderabile tra le confessioni cristiane”, ha osservato ancora il presule invitando a coltivare la memoria, ma sempre in contatto con Gesù che attraverso lo Spirito rende capaci di perdono, altrimenti “i ricordi possono anche alimentare risentimenti, rendere impossibile il perdono” e quindi “indurre a perdere fiducia nell’umanità e a dichiarare irragionevole la speranza”.
Per un futuro di riconciliazione e pace
“Si cercano uomini di preghiera”, ha proseguito monsignor Delpini “per ripercorrere la storia della Chiesa, i suoi drammi e farne una memoria in cui germogli il futuro e la speranza, la riconciliazione e la pace”. Infine il presule ha rimarcato l’esigenza che un vescovo vigili, sorvegli sull’osservanza della legge e la custodia della tradizione, ma ha messo in guarda dal rischio che ciò diventi “noioso” e “inerte”: “si cercano uomini fatti preghiera perché lo spasimo dell’unità tra i discepoli di Gesù e l’invocazione della pace tra gli uomini sia come un fuoco che divora e come una sapienza che orienta”.
Le parole di monsignor Pace
Nei suoi ringraziamenti monsignor Flavio Pace si è soffermato sul "silenzio" del sabato santo osservato oggi dai "fratelli e sorelle che seguono il calendario giuliano": per il cristiano di oriente e di occidente "il silenzio - ha detto - non è assenza di suono, ma certezza e attesa di una presenza"; "nel silenzio della notte, che sola potè conoscere il momento della Resurrezione di Cristo, si compie la salvezza di Dio e deve quindi ad un certo punto prorompere l'Alleluia pasquale". Il nuovo arcivescovo ha quindi invitato i presenti a "dire insieme": "l’Alleluia della Pasqua, evento che squarcia il velo di tenebra che copre l’esistenza umana: Gesù sta in mezzo a noi, e dice Pace a voi!".
Il grazie a Papa Francesco
Il segretario del Dicastero per la promozione dell’Unità dei cristiani ha rivolto un pensiero a tutte le persone che lo hanno accompagnato fino ad oggi: dalla famiglia ai formatori in seminario, fino a Papa Francesco: "attraverso questa chiamata mi chiede di compiere un nuovo tratto, diventando pastore". "Prego - ha aggiunto monsignor Pace - di essere vescovo come Papa Francesco ci ha detto: vescovo davanti al gregge per guidarlo, in mezzo al gregge, condividendone la vita, dietro al gregge, per proteggerlo e incoraggiare quelli che sono rimasti indietro o sono feriti".
Ad imporre le mani su monsignor Flavio Pace per la consacrazione episcopale, insieme a Delpini, i cardinali Leonardo Sandri e Kurt Koch, rispettivamente vicedecano del Collegio cardinalizio e prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani. Tra i concelebranti anche i cardinali Francesco Coccopalmerio e Claudio Gugerotti, numerosi vescovi, padre Francesco Patton, custode di Terra Santa. Presenti oltre cento sacerdoti.
Monsignor Flavio Pace è nato a Monza il 29 luglio 1977. Formatosi nel Seminario della diocesi di Milano è stato ordinato sacerdote nel 2002 dal cardinale Carlo Maria Martini. Dal 2002 al 2011 ha svolto attività pastorale come vicario parrocchiale ad Abbiategrasso, occupandosi della pastorale giovanile, insegnando religione nella scuola statale e servendo come cappellano presso l’Hospice locale. Nel settembre 2011 è stato trasferito a Roma come addetto di segreteria della Congregazione per le Chiese orientali e segretario del prefetto, il cardinale Sandri. Dal 2014 è cappellano dell’Istituto “Teresa Grillo Michel” delle Piccole suore della Divina Provvidenza. Nel gennaio 2020 Papa Francesco lo ha nominato sottosegretario della Congregazione – poi Dicastero – per le Chiese orientali, incarico associato anche alla Rettoria di San Biagio della Pagnotta a Roma, chiesa ove officiano le comunità armene cattolica e apostolica.
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