Pinerolo, al Festival della Comunicazione il rapporto tra IA e etica
Michele Raviart - Città del Vaticano
“Dove tu disegni confini, io vedo orizzonti”. Cita la pittrice Frida Kahlo, monsignor Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, nell’introdurre la conferenza “Intelligenza artificiale e comunicazione: una sfida tra produttività ed etica”, evento inaugurale del 19esimo Festival della Comunicazione, organizzato dalle Paoline e dai Paolini nella diocesi piemontese e ispirato dal messaggio di Papa Francesco per la 58esima giornata delle comunicazioni sociali su questo tema. “Dobbiamo provare a intravedere orizzonti”, ha detto monsignor Olivero, “perché pensare all’intelligenza artificiale vuol dire vedere il futuro. Sembra un confine, ma il compito degli adulti è sempre quello di vedere orizzonti e di dover sempre scegliere”.
Non dobbiamo perdere l'umanità
“Ogni forma nuova di linguaggio fornisce delle opportunità, ma anche delle situazioni critiche”, ha spiegato don Giuseppe Lacerenza, responsabile della società di San Paolo per il Festival, che si svolgerà fino al 20 maggio e di cui Radio Vaticana e Vatican News sono media partner, “noi siamo chiamati come essere umani ad avere la capacità critica di verificare, valutare e trarre il meglio da ciò che l’ingegno umano ci fornisce. E lo possiamo fare a partire dal cuore, come ci dice Papa Francesco”. “Non dobbiamo perdere l’umanità” ha ribadito Lacerenza, “dobbiamo conoscere ed andare a approfondire le nuove modalità di comunicazione per il bene comune per acquisire una comunicazione prettamente umana”.
Capire come funzionano le IA
A spiegare di cosa si tratta quando si parla di Intelligenza Artificiale è stato il giornalista Alberto Puliafito, direttore di SlowNews, autore della newsletter “Artificiale” su Internazionale e utilizzatore di IA fin dalla seconda metà degli anni ’90. Nella maniera più semplice si tratta “di macchine addestrate ad un compito che eseguono” e per questo è necessario capire come funzionano per poterle utilizzarle al meglio. Le cosiddette IA generative, quelle cioè che creano testi, immagini e video, ad esempio sono “macchine probabilistiche e non deterministiche come le calcolatrici”, non danno mai lo stesso risultato e perciò è necessario capire cosa aspettarsi da loro. All’origine c’è una questione di fiducia nel mezzo di comunicazione, non dissimile dalla fiducia che si ha o non si ha nei media tradizionali. Sono quindi, ha sottolineato Puliafito “tecnologie che ci permettono di ragionare sul tipo di società che abbiamo costruito”.
Rischi, investimenti e consumi
Gli investimenti nelle intelligenze artificiali, ha affermato il professor Guido Boella, vicerettore dell’Università di Torino e cofondatore della Società italiana per l’Etica dell’IA, sono nell’ordine dei trilioni e gli investimenti in società come OpenAI sono superiori a quelli del Pil di qualsiasi Paese del mondo ad eccezione di Stati Uniti e Cina. Non vanno neanche sottovalutati i costi ambientali del loro sviluppo. Il processo di machine learning, cioè l’apprendimento dei dati da parte dell’algoritmi richiede computer attivi per mesi, con un consumo pari a quello di Stati come la Svezia. La risposta a una sola domanda posta a programmi come ChatGPT, ad esempio, consuma quanto una ricarica del cellulare. Da analizzare, ha spiegato Boella, è anche la comunicazione del mondo delle AI che sono in sviluppo da oltre trent’anni. Si parla di concetti come i cosiddetti “X-Risk”, i rischi esistenziali, che presumono l’estinzione dell’umanità se fosse governata dall’AI, anche se attualmente non c’è alcun sintomo che il mondo stia andando in questa direzione. L’algoritmo è una realtà astratta, ma quello che è decisivo è il programma che lo attua, ha aggiunto Boella, e questo è opera dell’uomo. La tecnologia non risolve di per sé qualsiasi problema, è la conclusione, al centro c’è sempre l’uomo e una soluzione responsabile non può essere che una soluzione politica.
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