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Centri estivi del Cam, per aiutare bambini e ragazzi a vivere un’estate da ricordare

A Torino è partita l’iniziativa “La bella stagione” promossa dalla Fondazione Compagnia di San Paolo in sinergia con il capoluogo piemontese. L’obiettivo è fornire ai bambini e agli adolescenti un’estate ricca di attività ludiche ed educative per promuovere l’apprendimento e la socializzazione. Il programma include 144 attività diverse, tra cui anche quelle del "Cultures And Mission", della Fondazione Missioni Consolata, rivolte agli oratori e ai centri estivi scolastici

Marina Tomarro - Città del Vaticano

Estate, la stagione che tutti aspettano. È il momento in cui si assaporano quelle piccole e desiderate libertà, con le scuole che chiudono, le giornate che diventano più lunghe e calde, la voglia di poter fare cose differenti dal resto dell’anno e magari visitare anche posti nuovi. Ma non per tutti però è così. Infatti tanti sono anche i bambini e i ragazzi che invece, per diversi motivi, restano nelle città. Ad aiutare loro a vivere comunque un’estate serena e divertente, ma non vuota, ci sono gli oratori e i centri estivi scolastici, con cui collabora anche il Cam "Cultures And Mission", della Fondazione Missioni Consolata, a Torino.

“Questa iniziativa de La bella stagione - spiega padre Piero Demaria del team responsabile Cam - nasce soprattutto per analizzare quelli che sono i bisogni dei bambini e dei ragazzi di oggi, che vanno dal bisogno di apprendere, di fare cultura, di sentirsi parte di una comunità, ma anche di essere inclusi tutti, ognuno con la propria fragilità. Da qui l’idea di aprire quelli che sono i luoghi della cultura, come i musei, i teatri, e quindi di mettere i ragazzi in gioco in una maniera aperta ed inclusiva”.

Ascolta l'intervista a padre Piero Demaria

Girare il mondo senza lasciare Torino

Le attività sia negli oratori che in molti centri estivi sono già iniziate e andranno avanti per tutte l’estate, proprio per non lasciare senza aiuto  le famiglie durante l'estate. “Noi del Cam, lavoriamo insieme a queste realtà. Loro possono prenotarsi on line per visitare il nostro museo, che - spiega ancora padre Piero - è un ponte tra la città di Torino e il mondo, perché abbiamo cose che provengono dalle nostre missioni in Africa, in America e dall’Asia, che raccontano le tradizioni di quei popoli, anche attraverso i video. Tutto questo è molto interessante per i ragazzi, perché fanno un’immersione nel mondo della missione. E poi abbiamo tanti laboratori, fatti anche assieme ai volontari, come uno molto bello sulle maschere, che ci aiuta anche a togliere quelle facciate che a volte indossiamo nella vita. Un altro sulle sonorità africane e del mondo. I bambini imparano a suonare i tamburi o lo xilofono, per poi sperimentare insieme i suoni, ma anche un’altro sulle lingue ad esempio. Hanno una scelta vasta in modo che possano sperimentare ciò che si adatta maggiormente per loro”.  

Riscoprire una città vissuta di fretta

In un momento in cui spesso i bambini e i ragazzi tendono a chiudersi in loro stessi, in un mondo sempre più legato al virtuale e poco alla vita reale, iniziative come queste permettono di iniziare ad avere anche un nuovo sguardo sulla città in cui si vive quotidianamente di corsa e distrattamente, senza fare troppo caso alle bellezze, ai tesori artistici e ambientali che possiede. “Sia i bambini che i ragazzi - sottolinea padre Demaria - quando li portiamo in giro, sono tutti molto curiosi e ci fanno tante domande anche su chi magari vive diversamente. Si vede il loro bisogno di stare insieme, di avere un contatto con l’altro, non attraverso un freddo schermo di cellulare. Questa esperienza consentirà loro di tornare sui banchi di scuola con una grinta in più, certi di avere speso il loro tempo libero nella maniera migliore”

I giovani in missione in Kenya

Ma la Fondazione Missione Consolata, pensa anche ai giovani, con dei viaggi nei Paesi dove sorgono le differenti missioni. “Si tratta - racconta padre Piero - di ragazzi dai 18 anni in su naturalmente. In collaborazione con la Diocesi di Torino, abbiamo fatto un percorso che è durato tutto un anno di preparazione per questi giovani, che andranno incontro alle missioni. Loro a ottobre si recheranno per tre settimane a Nairobi in Kenya, e sarà un modo per confrontarsi con una realtà differente dalla loro. Di solito tutti tornano, molto toccati da questa esperienza e decisi a cambiare alcuni aspetti della loro vita”.

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13 giugno 2024, 12:49