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Il coraggio, motore della speranza. Al via la mostra di Illegio

È giunta alla XX edizione la mostra d’arte nel borgo friulano, quest’anno dedicata al tema del coraggio, virtù quanto mai urgente nel nostro mondo attuale. Papa Francesco ha spedito una lettera personale al curatore, don Alessio Geretti, per incoraggiare gli organizzatori a procedere con determinazione sulla "via della bellezza", perché questa mostra è un vero "miracolo della Provvidenza"

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

Sono passati ben venti anni dalla prima mostra d’arte di Illegio, con l’arrivo di millecinquecento opere da molti musei e collezioni e 600mila visitatori, da quella idea che ha preso forma in un piccolo borgo di soli 350 abitanti della Carnia, nel Friuli, tra il verde dei boschi e il blu del cielo e delle Alpi. E in questa edizione il tema è quanto mai calzante: “Il Coraggio”, la virtù che più di ogni altra ha fatto fiorire un’idea impossibile e l’ha resa concreta. Sarà inaugurata il pomeriggio del 18 giugno al Palazzo delle Esposizioni e sarà visitabile fino al 3 novembre prossimo questa mostra sorprendente. Un viaggio attraverso il tempo che ricalca 2.500 anni di storia, dall’antica Grecia alla metà del Novecento, attraverso quaranta capolavori tra pittura e scultura, undici dei quali non sono mai stati visibili al pubblico, realizzati da artisti il cui solo pronunciare i nomi fa tremare la voce: da Raffaello, a Tiziano, a Caravaggio, Bernini, Guercino, Mattia Preti e avanti fino ad arrivare al Novecento con Kandinsky e Pomodoro. Curatore de "Il Coraggio", ma anche a Roma, degli eventi della rassegna "Il Giubileo è cultura",  è don Alessio Geretti, che ai microfoni di Radio Vaticana - Vatican News condivide l’emozione di aver ricevuto una lettera personale di Papa Francesco, letta durante l’inaugurazione, dove il Papa incoraggia gli organizzatori di queste mostre a procedere con determinazione sulla "via della bellezza".

Ascolta l'intervista con don Alessio Geretti, curatore della mostra di Illegio


La mostra di Illegio è giunta alla XX edizione. Come è stato possibile che un piccolo villaggio della Carnia, fin dall'ormai lontano 2004, riesca a organizzare mostre internazionali così belle e ricche, che riesca a esporre opere di portata immensa e attrarre così tanti visitatori?

È un miracolo della Provvidenza ed è certamente anche il frutto di una buona idea, di tanto coraggio e di una certa fraternità. Un'opera che non è solo il frutto dell'ingegno di qualche esperto, ma proprio un'avventura di comunità. Abbiamo pensato di dare un messaggio di speranza in un piccolo paese montano che poteva avere come destino solo lo spopolamento e invece, a partire dai suoi giovani, si è reinventato come capitale d'arte. Abbiamo chiesto ai più grandi musei del mondo i più audaci prestiti possibili in questi anni e con progetti ben fatti e li abbiamo ottenuti. ovviamente con un'ottima collaborazione con la Divina Provvidenza, ripeto, senza la quale tutto ciò non sarebbe né nato né andato avanti di anno in anno. Il grande apprezzamento che abbiamo sempre riscosso, anche per il modo in cui presentiamo le opere d'arte, aiutando a leggerle nei loro contenuti spirituali oltre che artistici, ci ha incoraggiati e sostenuti.

Presentazione alla stampa della mostra di Illegio il 3 marzo scorso
Presentazione alla stampa della mostra di Illegio il 3 marzo scorso

Quest'anno la mostra è dedicata al coraggio, speciale “via della bellezza”. Perché il coraggio?

Perché è una virtù urgente, è una virtù senza la quale non è possibile né prendere posizione con chiarezza, dicendo la verità, soprattutto quando è scomoda, né giustizia, rimediando alle storture del mondo. Ovviamente mettendo in conto che ci si deve opporre a sistemi e poteri che spesso lavorano nella direzione contraria. E nemmeno l'amore e la sua fedeltà sono possibili senza il coraggio e il coraggio di mettere in secondo piano se stessi, di dedicarsi fino in fondo, di fare il bene senza attendersi necessariamente un frutto immediato e a volte nemmeno un ringraziamento. In fondo è la strada che il Signore stesso ci indica dicendoci “Prendete la croce per seguirmi”, che non vuol dire "aspettatevi problemi o sofferenze", vuol dire "come me siate pronti ad amare fino in fondo".

Ci sono 40 opere d'arte che attraversano tutto il tempo, dall'età classica a quella moderna. Ci può citare qualcuna delle più importanti o di quelle a cui lei è più legato?

Si può senz'altro anticipare, a chi non potrà vederla ma l'ascolta per radio, che già i nomi che hanno firmato le opere principali danno qualche brivido. Pensiamo a Perugino, Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini, Guercino, Mattia Preti e avanti fino ad arrivare al Novecento con Kandinsky e Arnaldo Pomodoro: un grande viaggio in secoli di bellezza, una meditazione d'arte sulla virtù del coraggio da diversi punti di vista, con opere sublimi. 
Il San Sebastiano alla Colonna di Perugino è un inno alla bellezza perfetta con quel corpo sereno, trafitto ma senza alcuno spasimo di dolore, con uno sguardo verso l'alto che consola e incanta, è davvero un esempio di questa bellezza perfetta, descritta con la finezza del linguaggio figurativo di cui Perugino è capace.

Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, 1450 ca. – Fontignano, 1523) San Sebastiano, 1495 circa Olio su tavola, 110 x 62 cm Roma, Galleria Borghese
Pietro Vannucci detto il Perugino (Città della Pieve, 1450 ca. – Fontignano, 1523) San Sebastiano, 1495 circa Olio su tavola, 110 x 62 cm Roma, Galleria Borghese


Pensiamo alla presa di Cristo nell'Orto degli Ulivi, una delle pitture più impressionanti e più emotivamente forti che Caravaggio abbia mai realizzato nella sua vita, nel 1602. Di grande formato teatrale, drammatica nel mettere in scena il convulso momento in cui Giuda ha appena baciato Gesù su cui si buttano addosso per catturarlo e trascinarlo alla sua morte.

Michelangelo Merisi detto Caravaggio Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi, 1602 Olio su tela, 142 x 218, 5 cm Roma, Collezione Bigetti, già collezione Ruffo
Michelangelo Merisi detto Caravaggio Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi, 1602 Olio su tela, 142 x 218, 5 cm Roma, Collezione Bigetti, già collezione Ruffo

Pensiamo al Sansone che squarta il leone dipinto da Gian Lorenzo Bernini, che noi conosciamo specialmente come grande scultore e architetto, ma che di sé stesso diceva: “Sono prima di tutto un pittore e lì lo vediamo in un quadro tra i migliori che siano usciti dal suo pennello e tra l'altro appartenente a una collezione privata che non si può mai vedere in pubblico. Fino per esempio a Kandinsky che in un dipinto del 1932, realizzato mentre era nella scuola del Bauhaus a Dessau, resiste alle pressioni malevole della Gestapo e del sistema di potere che si sta consolidando nella Germania di quel momento e che ritiene degenerata l'arte che lì si sta concependo, così propone con coraggio la via dell’astrazione, anche per dire, in un certo senso, con un messaggio cifrato, voi guardate e non capite nulla. Noi invece sperimentiamo in questi colori e in queste forme la libertà dello spirito, in cui anche un'immagine che sembrerebbe non raffigurare niente è capace di far succedere qualcosa di grande. E così danno una prova con quei dipinti lui e gli altri suoi amici della nostra immensità interiore che nessuno può mettere in prigione e censurare.

Papa Francesco le ha scritto una lettera personale che è stata resa nota durante l'inaugurazione. Di che cosa parla e cosa l'ha più colpita?

La lettera del Papa è prima di tutto un messaggio di apprezzamento per quello che lui chiama “miracolo della Provvidenza”, perché, avendo avuto notizia di quello che è successo in questi vent'anni a Illegio, ne è rimasto colpito e anche lui si è accorto che sicuramente il progetto l'avremmo pur realizzato noi, ma l'ispirazione viene dall'alto. Poi ci incoraggia, ci incoraggia vigorosamente a continuare sulla via della bellezza, sostenendo, in questo, specialmente l'impegno dei giovani che sono all'opera nella mostra, perché questo può dare tanta speranza a molte persone. Lo dice proprio apertamente: "Coloro che visiteranno la Casa delle Esposizioni, per mezzo delle opere d'arte potranno ammirare il genio umano ma anche apprezzare i doni che Dio ha concesso all'uomo per collaborare alla Creazione. D'altronde, lungo la sua storia, la Chiesa ha sempre accolto e coltivato la bellezza come via privilegiata per trasmettere al mondo il messaggio di Cristo", ha scritto Francesco, che continua: "Incoraggio quindi a portare avanti l'audacia di questo sogno, perché le alte vette che dominano il vostro paesaggio continuino ad attrarre numerosi visitatori, e aprire così sentieri nuovi di spiritualità e di amicizia".
 

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18 giugno 2024, 18:45