Il vescovo Carboni: “Servono soluzioni concrete per le zone svantaggiate”
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Nel territorio dell’oristanese, nel centro della Sardegna, esistono paesi che hanno una popolazione al di sotto dei 600 abitanti; alcuni di questi non arrivano, addirittura, ai 300 cittadini. Qui i servizi hanno cominciato a scarseggiare: mancano le farmacie, le scuole, i presidi delle forze dell’ordine. “La popolazione si vede abbandonata”: è quanto racconta monsignor Roberto Carboni, vescovo delle diocesi di Oristano e di Ales-Terralba, che nel fare un bilancio dell’incontro dei vescovi delle “Aree interne”, organizzato a Benevento il 16 e 17 luglio, ha portato l’esempio della sua zona. “Una delle cose che le persone chiedono alla Chiesa è proprio quella di non essere lasciate sole. Per noi si tratta di una richiesta importante”, spiega Carboni.
L’incontro dei vescovi
Quello del territorio di Oristano è solo uno dei tanti casi di cui si è discusso nel comune campano, durante l'incontro che ha riunito una trentina di vescovi provenienti da varie regioni italiane. Tra questi era presente, appunto, anche monsignor Carboni, in rappresentanza della sua diocesi, il cui territorio è uno dei più poveri d’Italia e con più problemi legati allo spopolamento. “L’incontro di Benevento è un avvenimento che è iniziato in sordina e col tempo si è sviluppato. Quello di quest’anno è il quarto incontro dal 2019: in questo arco di tempo i vescovi partecipanti sono aumentati e la Chiesa ha sentito la necessità di approfondire questi temi con l’obiettivo di trovare dei percorsi condivisi e delle possibili risposte”.
Le proposte
Oltre alla presenza del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e arcivescovo di Bologna, e di monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, quest’anno, secondo il vescovo delle diocesi di Oristano e di Ales-Terralba, “uno degli elementi di maggior interesse è stata la partecipazione di un rappresentante dell’Anci, perché bisogna dialogare e lavorare in sinergia con i sindaci e i comuni per capire cosa si può fare in queste realtà svantaggiate”. La Chiesa e le diocesi, in questo contesto, devono fare la loro parte: “Dobbiamo ragionare con le istituzioni per capire come agire insieme e fare proposte concrete che aiutino a rallentare lo spopolamento di queste zone, cercando di dare qualche speranza in più ai giovani - specifica Carboni - La prima cosa da fare è incontrarci per valutare le criticità e le opportunità, non tutto è negativo. La Chiesa vuole innanzitutto essere presente", conclude il presule.
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