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L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash e monsignor Pavlo Honcharuk, vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia dei Latini L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash e monsignor Pavlo Honcharuk, vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia dei Latini 

Ucraina, il grazie corale a Francesco: sentirlo vicino ci dà coraggio

Molte testimonianze raccolte dopo la Messa di ieri mattina al Santuario di Berdychiv confermano l’apprezzamento unanime per la decisione del Papa di inviare il cardinale Parolin nel Paese martoriato da due anni e mezzo di guerra: non siamo dimenticati, la preghiera ha acquistato fiducia e forza

Vatican News

Un “grazie” grande. È come un vento che arriva a Roma, al Papa, da un luogo antico di secoli che nelle ultime ore in particolare è assurto a simbolo degli ucraini che si affidano a Dio per resistere e credere, oltre il sangue e i missili, a un futuro pace per la loro terra. Un coro che prende vita subito dopo la Messa che ieri il cardinale Pietro Parolin ha presieduto a nome di Francesco nel santuario mariano di Berdychiv.

"Il Papa prega per noi"

“Innanzitutto, ringrazio Dio per i tanti segni attraverso i quali Dio ci dimostra la sua presenza. Questo ci incoraggia anche a non perdere la fiducia, a non soccombere alle notizie e agli eventi tristi” confida a padre Mariusz Krawiec il vescovo di Kharkiv-Zaporizhzhia dei Latini Pavlo Honcharuk. Uno dei segni principali è la presenza da venerdì scorso nel Paese del segretario di Stato. Per tutti, e lo ripetono a oltranza vescovi e fedeli, si tratta di una benedizione. “È un segno che non siamo dimenticati che Papa pensa a noi, il Papa prega per noi”, fa eco monsignor Oleksandr Yazlovetskiy, ausiliare dei Latini della diocesi di Kyiv-Zhytomyr.

Messaggio di gartitudine

Sulla stessa linea è l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andriy Yurash: “Desideriamo far sentire al cardinale Parolin quanto l'Ucraina sia grata per quello che fa personalmente, per quello che fa la Santa Sede, anche attraverso la missione del cardinale Zuppi, attraverso gli aiuti umanitari, la preghiera, la comunicazione con gli altri Stati, l'influenza sul clero in altri Stati attraverso i vescovi e le comunità”. Per il diplomatico ucraino si tratta di “un momento molto importante per entrambe le parti”, con il cardinale Parolin che “porta la sua buona notizia” e l'Ucraina che “risponde con un messaggio di gratitudine, amore e un abbraccio” per lui “e, attraverso di lui, per Sua Santità”.

Pregare senza stancarsi

Della solidarietà che come onde di un mare mai fermo bagna da due anni e mezzo la nazione est europea parla il missionario della Consolata, don Luca Bovio, segretario nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Polonia. Don Luca ha portato molte volte aiuti umanitari in diverse zone dell’Ucraina. Un sostegno, assicura, di cui c’è ancora bisogno e che si aggiunge al bisogno altrettanto stringente della preghiera. La presenza del cardinale Parolin, sostiene il religioso, “ha credo proprio questo significato: il primo aiuto è di pregare instancabilmente, pregare per il dono della pace, ma pregare anche per le tante persone toccate dalla guerra, per i defunti, i feriti, le famiglie che sono dovute scappare”. Tutte queste intenzioni poste, conclude, “qui ai piedi della Madre di Dio, venerata a Berdychiv in questo bel santuario”.

Gli fa eco con semplicità Maria, una delle tante persone che hanno affollato ieri il santuario: “Ringraziamo Dio per il cardinale Pietro Parolin, che non ha avuto paura di venire in Ucraina per pregare e concelebrare con i vescovi della nostra Chiesa, con i sacerdoti e la gente comune”. Chiediamo a Maria, Regina della Pace, che “si prenda cura di noi, del nostro popolo, dei nostri difensori, di tutte le nostre famiglie”.

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22 luglio 2024, 14:08