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Uno scorcio di Piazza Maggiore (Bologna) durante una precedente edizione del Festival Uno scorcio di Piazza Maggiore (Bologna) durante una precedente edizione del Festival 

A Bologna il Festival Francescano è un viaggio “Attraverso ferite"

Dal 26 al 29 settembre la XVI edizione dell’appuntamento religioso e culturale organizzato dal Movimento francescano dell’Emilia Romagna. Ricordando le stimmate ricevute da san Francesco 800 anni fa, la rassegna punta i riflettori sul dolore che ogni giorno attraversa il mondo e sui processi di guarigione possibili

Vatican News

Guerre, cambiamenti climatici, migrazioni epocali, tensioni etniche e una “normalità” fatta di crimini e violenze di genere: il Festival Francescano 2024 prende le mosse dalle crisi che viviamo quotidianamente in quest’epoca globale per ripensare e riscrivere insieme il futuro nostro e delle relazioni umane.

Da San Francesco al mondo attuale

L’appuntamento, promosso dal Movimento francescano dell’Emilia-Romagna e giunto alla XVI edizione, animerà Bologna da giovedì 26 a domenica 29 settembre con incontri, presentazioni di libri ed eventi on stage: quest’anno il tema è “Attraverso ferite”, in riferimento alle stimmate ricevute da san Francesco 800 anni fa, e si pone come una occasione per avviare una riflessione sul dolore che ogni giorno attraversa il mondo, nel richiamo alla figura storica, spirituale e rivoluzionaria del Santo di Assisi e al suo messaggio universale.

Ferite aperte

Se “con le ferite a volte si deve convivere e il processo di guarigione può essere imperfetto o non definitivo”, spiegano gli organizzatori, “la nostra società impone di risolvere tutto molto in fretta: attendere, darsi tempo, sostare nella sofferenza appare un’inutile perdita di tempo, concentrati come siamo a ottenere sempre il massimo profitto”. Mostrarsi sofferenti e deboli non sempre è facile, ma “mai come ora abbiamo bisogno di prenderci cura gli uni degli altri”, consapevoli che esistono ferite che “si aprono”, come le violenze e le malattie, ma ci sono anche ferite che “aprono”: alla condivisione, alla misericordia, alla solidarietà, alla fraternità.

Guerra ed emigrazione

A dare il via alla rassegna, il 26 settembre, sarà il convegno introduttivo sul tema “Francesco, dalle cicatrici alle stimmate” con Jacques Dalarun, medievalista esperto di San Francesco. Tra gli ospiti che si alterneranno nel corso dell’evento –  cui parteciperà il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana –  il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che il 29 settembre dialogherà sulla guerra a Gaza con l’inviato speciale di Avvenire, Nello Scavo; il cardinale arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, che con il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, parlerà di emigrazione, emarginazione e dialogo interreligioso; don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, protagonista il 27 settembre con l’artista Simone Cristicchi di una serata ispirata a san Francesco, e il responsabile editoriale della Libreria Editrice Vaticana, Lorenzo Fazzini.

Dialogo e donne

Più di cento gli appuntamenti dell’intero percorso tracciato durante il Festival attraverso le ferite del mondo: la guerra sarà al centro dell’incontro tra il custode di Terra Santa fra Francesco Patton e fra Stefano Luca, responsabile del dialogo ecumenico e interreligioso per il Vicariato apostolico dell’Arabia Meridionale, e di quello tra don Dante Carraro, direttore della ong Medici con l’Africa Cuamm, e l’immunologo Alberto Mantovani; mentre un focus su Oskar Schindler sarà condotto dalle studiose della Shoah Francesca Cosi e Alessandra Repossi. Seguendo il fil rouge delle ferite, si tocca il tema della violenza sulle donne e delle pari opportunità, con testimonianze di vittime e attivisti: sugli abusi subiti nello specifico da donne consacrate nella Chiesa verterà il confronto tra Anna Deodato del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili della Cei e lo storico delle religioni Alberto Melloni.

Arte e cultura

Numerosi saranno poi gli appuntamenti culturali e le lezioni magistrali: tra i relatori, padre Paolo Benanti, professore di Etica della tecnologia alla Gregoriana, i francescani Giovanni Salonia e Antonio Scabio, l’ex ministra italiana della giustizia Marta Cartabia, i sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, il giornalista Pablo Trincia, gli psicoterapeuti Massimo Recalcati e Stefania Andreoli, il filosofo Roberto Mancini, il medico Pierdante Piccioni. Ancora, il poeta Davide Rondoni, il teologo Pietro Messa, il vignettista don Giovanni Berti (in arte “Gioba”), il curatore del canale YouTube “Religione Online” Lorenzo Galliani, il teologo Paolo Curtaz e fra Sylvain Detoc.

A ricucire idealmente con il filo della musica la ferita di Gaza, ben aperta e sanguinante anche se troppo spesso dimenticata, saranno sabato 28 settembre la cantante israeliana Noa e la collega palestinese Mira Awad: almeno sul palco, per una sera la pace è fatta.

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06 agosto 2024, 15:11