De Gasperi e la fede come dono
di Giovanni Zavatta
«Non esistono formule, o quanto meno non saranno le formule scritte a dare una svolta», a risolvere le tante crisi di oggi, valoriali e relazionali, a placare i venti di guerra, a salvare strutture e progetti, anche politici, che si sgretolano: «Servono maestri e testimoni, servono cristiani che incarnano il Vangelo e desiderano viverlo in pienezza, servono persone che — come De Gasperi — sanno dare corpo al Vangelo, lo traducono con la loro vita e con tanta dedizione; insomma, si sanno fare dono». Parole dell’arcivescovo Baldassarre Reina, vicegerente della diocesi di Roma, pronunciate nella mattinata di oggi, 19 agosto, durante la messa organizzata dalla Fondazione De Gasperi nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura in occasione del 70° anniversario della morte del grande statista italiano (la tomba, opera dello scultore Giacomo Manzù, si trova nel portico della chiesa).
Partendo dal racconto evangelico di Matteo, 19, 16-30 (l’episodio su Gesù, il giovane ricco e i discepoli), l’omelia di monsignor Reina si è incentrata su tre aspetti della spiritualità di Alcide De Gasperi: l’umiltà, il primato di Dio e la pazienza. «Desideriamo ancora la vita eterna? Il nostro rapporto con Dio è basato sul senso del dovere o sulla gratuità dell’amore? Crediamo che il modo migliore per vivere la fede sia quello di diventare dono per tutti?», si è chiesto il presule, esortando a seguire i modelli che la Chiesa ci mette davanti affinché «il Vangelo vissuto da questi nostri fratelli sia per tutti noi, oggi, la vera bussola che orienta scelte e programmi di vita». In tal senso l’esemplarità di Alcide De Gasperi è nella sua spiritualità, «vero motore di ciò che è riuscito a realizzare nella vita e nelle delicate responsabilità a lui affidate». Fu umile «per coltivare progetti di bene e di grandezza nella dignità», come nel discorso (citato da Reina) alla Conferenza di pace di Parigi, il 10 agosto 1946, quando da presidente del Consiglio dei ministri difese la dignità del popolo italiano e ribadì il contributo dell’antifascismo nella sconfitta della Germania nazista. Mise in risalto il primato di Dio, il cristianesimo come amore, fraternità, servizio della comunità, poiché «Dio lavora non soltanto nelle coscienze individuali ma anche nella vita dei popoli» (parole pronunciate alla Conferenza di Bruxelles il 20 novembre 1948). Infine, la pazienza: «È con pazienza che De Gasperi affronta il lungo impegno politico, in particolare il suo impegno paziente per il progetto dell’Unione europea», assieme al francese Robert Schuman e al tedesco Konrad Adenauer, ha ricordato il vicegerente della diocesi di Roma: «La pazienza di tessere relazioni, di ricucire gli strappi, di lavorare a progetti di pace e di sviluppo, di disarticolare la guerra con la cultura della pace e della riconciliazione. De Gasperi volle il rafforzamento della cooperazione e più ancora della solidarietà dei Paesi dell’Europa come mezzo per la pace e della pace».
La celebrazione di quest’anno — ha sottolineato l’arcivescovo — «assume un significato particolare poiché si sta per chiudere la fase diocesana del processo di beatificazione; la raccolta e lo studio delle testimonianze e degli scritti del presidente De Gasperi», servo di Dio dal 1993, «danno forma a una esemplarità di vita a tutto tondo in cui spiritualità, impegno politico, visione del futuro e servizio alla Chiesa si intrecciano in una sintesi davvero evangelica che non è soltanto pratica di fede ma dimensione autentica di essa». Una «santità visibile» nello stretto legame della vita personale, familiare e professionale «saldato dalla fedeltà al Vangelo e all’uomo».
Alcide De Gasperi «ha dato tutto quello che aveva, intelligenza, passione, progetti, visione politica, per tutti e, in particolare per i tanti poveri del suo tempo; è stato un grande politico che si è formato e nutrito nella dimensione spirituale della sua fede religiosa. Invochiamo il suo aiuto e la sua intercessione, lasciamoci interrogare dalla sua lezione politica e istituzionale — ha esortato monsignor Reina — per riavviare processi di autentico sviluppo sociale e morale del nostro paese consapevoli che il Vangelo è in grado di costruire società giuste, che il comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo cambia ciò che umanamente appare sconfitto, che la fede rende forti e annienta le paure e l’istinto alla guerra che abita il cuore dei popoli. [...] Diventi questo il nostro impegno concreto; impariamo da lui cosa voglia dire ricostruire con pazienza il nostro tessuto personale, quello delle nostre famiglie e degli ambienti in cui viviamo per sperimentare che una vita santa è una vita piena e felice. De Gasperi ci doni la forza di diventare pagine di Vangelo per essere cristiani segnati dalla gioia e dal desiderio di regalarla al mondo».
Prima della celebrazione eucaristica, le autorità (tra cui il sindaco di Roma Roberto Gualtieri) hanno deposto corone di alloro davanti al monumento funebre dello statista.
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