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Domenica 29 settembre si celebra la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato Domenica 29 settembre si celebra la 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Giornata del migrante e del rifugiato, superare le paure per poter accogliere

In occasione dell’odierna 110ma celebrazione, Davide Bernocchi, segretario generale della International Catholic Migration Commission, descrive le sfide che la Chiesa si trova ad affrontare di fronte al fenomeno delle migrazioni. Impressionanti sono i dati, in un momento in cui, è la denuncia, “si riscontra un inesorabile processo di erosione dei capisaldi del diritto internazionale, per cui anche i diritti umani perdono di forza”

di Roberto Paglialonga

Oggi con «il moltiplicarsi di conflitti, di scompensi causati dai cambiamenti climatici e altri disastri naturali, nonché di problemi economici e sociali su vasta scala, che spinge sempre più persone a lasciare la propria terra per cercare un futuro altrove, la Chiesa è chiamata ad essere ancora di più in mezzo a chi soffre. Essa è già una delle maggiori forze globali al servizio dell’accoglienza, della protezione e dell’integrazione dei migranti e dei rifugiati, senza distinzione di religione». Così, in una conversazione con «L’Osservatore Romano», Davide Bernocchi — un passato in Caritas, e da giugno segretario generale della International Catholic Migration Commission (Icmc) — nella sua prima intervista pubblica dal giorno della nomina. I dati sono impressionanti, perché, aggiunge parlando in occasione della 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domenica 29 settembre, «su un totale di circa 280 milioni di migranti, più di 117 milioni sono persone letteralmente costrette a spostarsi, sia all’interno del proprio Paese di origine che all’estero, e tra questi ben 47 milioni di bambini». Per di più, in un contesto globale che vive di polarizzazioni «si riscontra un inesorabile processo di erosione dei capisaldi del diritto internazionale, per cui anche i diritti umani perdono di forza: si vive di paure, le persone e le società tendono a concentrarsi su sé stesse, percependo il prossimo come una minaccia al proprio benessere. E in molti approfittano di questi fenomeni seminando odio».

Icmc è nata nel 1951 per volontà di Papa Pio XII col fine di aiutare coloro che, dopo il secondo conflitto mondiale, si spostavano dall’Europa alle Americhe. Oggi, in collaborazione con il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale e la missione permanente della Santa Sede a Ginevra, opera a diversi livelli: nell’assistenza diretta; nell’advocacy; nel supporto alle varie conferenze episcopali. In questo solco, la Commissione vuole aggiungere ora un tassello imposto dai tempi moderni, ovvero «l’impegno nel contrasto alle fake news che propalano il messaggio della migrazione come minaccia: vogliamo fornire dati oggettivi e opportunità per riscoprire l’umanità dell’altro, ricordandoci che il paradigma da seguire è quello della fratellanza umana, promossa da Papa Francesco. I cristiani amano il prossimo perché credono nel Vangelo».

Frontex a metà luglio ha segnalato una diminuzione delle migrazioni irregolari sulla tratta mediterranea nel 2024 (-30%), ma un aumento del 150% delle rotte terrestri, attraverso l’Europa dell’est. Mentre lo scorso anno, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, 3.155 persone sono morte nel Mediterraneo. «Ma gli spostamenti – sottolinea Bernocchi – avvengono in tutto il mondo: non possiamo dimenticare la rotta atlantica, verso le Canarie; quella balcanica; la rotta dal Corno d’Africa verso il Sud Africa; quella dell’Asia sud-orientale, verso Thailandia, Singapore, Indonesia; infine, la celeberrima rotta sud-nord del continente americano. E va detto che quanto più si alzano muri e ostacoli, tanto più chi è disperato è spinto ad adottare strategie rischiose per la propria incolumità, fintanto che le crisi aumentano. In America, ad esempio, i moltissimi che si avventurano tra le giungle e le paludi della regione del Darién, tra Colombia e Panamá, rappresentano uno sviluppo preoccupante».

Altro tema è poi quello della «migrazione economica, che va governata incentivando le possibilità di accesso regolare per motivi di lavoro. Inoltre, per quanto riguarda i richiedenti asilo, va ricordato che il diritto dei rifugiati alla protezione è uno dei pilastri del concetto moderno di civiltà, e uno dei principi su cui si basa l’identità dell’Europa postbellica. I Patti mondiali delle Nazioni Unite sulle migrazioni ed i rifugiati del 2018 sono strumenti utili da non ignorare». Proprio l’Ue è stata spesso accusata per non aver saputo gestire la questione migratoria. «Nel 2024 Bruxelles ha varato un “Patto sulla migrazione e l’asilo”, che rappresenta un tentativo di darsi regole comuni e di superare l’isolamento in cui si trovano i Paesi geograficamente più esposti, anche se lo stesso è stato contestato da gran parte della società civile, e anche la Comece ha espresso preoccupazioni».

In generale, però, oltre alla collaborazione sull’accoglienza di Icmc con i Usa e Ue, vi sono tante esperienze positive di cooperazione in cui organismi cristiani «fanno la differenza»: per esempio, i corridoi umanitari su cui lavorano Sant’Egidio, Caritas e altri. O la “Rete ecclesiale di ospitalità atlantica”, grazie alla partnership di diocesi africane e spagnole. «Come Icmc ci preme rovesciare la prospettiva – conclude Bernocchi – provando ad accogliere l’invito sorprendente del Papa nel suo messaggio per la Giornata di quest’anno: ovvero, quello di arrivare a “ringraziare il migrante, che ci dà l’occasione di un incontro, offrendoci la possibilità di superare le nostre paure per accogliere e assistere Gesù in persona”. Chi accoglie, lavora per la pace».

 

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29 settembre 2024, 10:00