Lourdes e i "treni bianchi", storia di una rivoluzione
Emanuela Campanile - Città del Vaticano
La storia dei treni bianchi per Lourdes è fatta di fede, speranza e “rivoluzione”, quella delle rotaie. Scrive lo storico Maurizio Panconesi: “I mezzi ferroviari hanno reso possibili” i pellegrinaggi, “prima del 1870 sarebbe stato impensabile trasportare in contemporanea centinaia di persone ed ammalati verso una meta così lontana”. Da quel momento tutti, anche i più infermi, avrebbero potuto attraversare le Alpi e raggiungere Lourdes, piccolo paese della Francia, e la Grotta delle apparizioni della Madonna.
Da cammini solitari a pellegrinaggi di massa
Il concetto di “pellegrinaggio di massa” prende forma con l’invenzione del treno, fino a quel momento i pellegrinaggi erano fatti di solitari cammini. Poi, tutto cambia. Nella ricostruzione di Panconesi i dettagli sono accompagnati da descrizioni che sembrano racconti di Dickens: “ll passaggio a soluzioni più umane ed adeguate, non fu così veloce: per diversi decenni si continuò a fare ricorso a vagoni merci per il trasporto bestiame (i famosi carri detti da cavalli 8, uomini 40 per designarne cinicamente la capacità)".
Milioni di chilometri
Dal 1875, primo ufficiale pellegrinaggio in treno dall’Italia a Lourdes - all’epoca organizzato dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana – sono passati 149 anni e chissà quanti milioni di chilometri sono stati macinati dalle prime macchine a vapore fino al treno che, domenica 22 settembre, da Roma porterà alla Grotta di Massabielle.
“Si venga qui in processione”
“Si venga qui in processione” fu l’invito della Vergine Immacolata alla giovane Bernadette, e così è stato e lo è ancora. Il popolo di Dio ogni anno si mette in cammino verso Lourdes, con il suo carico di dolore e fede, di speranza e carità, in un silenzio che ha il sapore delle cose umili, quelle proprie di Dio. E in molti lo dicono: "La bellezza di Lourdes è proprio questa: la semplicità della preghiera che diventa un’esigenza di comunione fraterna".
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