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Acutis, la mamma: "Mio figlio esempio di pace per questo mondo in guerra"

Oggi la memoria liturgica del beato ragazzino che ha speso la sua vita amando l'Eucaristia e servendo gli altri. Iniziative in tutto il mondo con orazioni e novene. Al santuario della Spogliazione, dove riposa il suo corpo, in serata la santa messa celebrata dall'arcivescovo di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino

Federico Piana- Città del Vaticano

È un giorno speciale, quello di oggi. Speciale perché tutta la Chiesa festeggia la memoria liturgica del beato Carlo Acutis, il ragazzino salito agli onori degli altari dopo una breve vita spesa a servire gli altri e ad amare l’Eucaristia e la Chiesa. Speciale perché in tutto il pianeta, in queste ore, non si contano parrocchie e cappelle nelle quali, in suo onore, si celebrano messe e recitano rosari o si sono svolte novene in preparazione della festa.

Messe e musica

Nel santuario della Spogliazione di Assisi, dove il suo corpo riposa tra le orazioni e le invocazioni di mezzo mondo, le iniziative per celebrarlo e ricordarlo sono cominciate quattro giorni fa con momenti di preghiera e riflessione, musica e addirittura una tavola rotonda sul disagio giovanile. Questa mattina nella chiesa del santuario, la messa celebrata da fra Simone Calvarese, ministro provinciale della Provincia serafica dei frati minori cappuccini e in serata quella presieduta da monsignor Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi —Nocera Umbra — Gualdo Tadino e vescovo di Foligno. Sempre nel santuario della Spogliazione, le note e le preghiere serali in un concerto di Martín Valverde, noto musicista di lingua spagnola.

 "Bello ricordare il suo legame con Maria"

La decisione di far cadere la memoria liturgica in questa giornata non è stata presa solo per ricordare la sua dipartita verso il Cielo che si è consumata il 12 ottobre del 2006, quando Carlo aveva appena 15 anni: «Oggi in Spagna si festeggia la Madonna del Pilar ed in Brasile quella di Aparecida ed è bello notare questo legame tra Carlo e Maria che lo ha caratterizzato tutta la vita» spiega ai media vaticani Antonia Salzano, mamma di questo testimone appassionato di Cristo che verrà canonizzato durante il Giubileo del 2025.

Asolta l'intervista ad Antonia Salzano

Devozione senza confini

E se ieri sera anche la diocesi di Milano lo ha voluto ricordare con una celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria Segreta che Carlo frequentava quotidianamente — e dove ha potuto maturare una delle frasi più celebri e profonde «l’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo» — si deve prendere felicemente atto che la devozione al beato ha travalicato ogni confine. «Dal Giappone alla Cina, dall’India all’Africa, dagli Stati Uniti all’Australia: in tutti i continenti pregano e si rivolgono a Carlo» dice la mamma che non smette di pensare a come la mostra sui miracoli eucaristici ideata da suo figlio per il web stia ora continuando a sbarcare in moltissime parrocchie di ogni angolo della Terra, solo negli Usa se ne contano migliaia alle quali vanno aggiunti 100 campus universitari. «Sicuramente mio figlio sarà contento perché ripeteva spesso che lo addolorava vedere quelle immagini che mostravano file interminabili ai concerti e sedie vuote davanti ai tabernacoli».

Le molte conversioni

Antonia Salzano non tiene più conto neanche delle notizie dei presunti miracoli e conversioni che stanno inondando l’associazione Amici di Carlo Acutis che lei ha fondato per supportare la causa di canonizzazione: «Arriva una lettera al giorno. Non so sei siano davvero miracoli o conversioni. Scrivono da tutto il mondo persone che avevano problemi gravi e che rivolgendosi a Carlo li hanno risolti: molte donne che non potevano avere bambini, coppie che si stavano separando. Ma anche gente che dichiara di essere guarita da tumori. Certo, non possiamo certificarli ma possiamo prendere atto di una cosa: le segnalazioni sono sempre più in aumento». In questa giornata in cui non c’è nazione dove non si commemori il beato ragazzino, sua mamma indica Carlo anche come un esempio di pace per un mondo dilaniato dalle guerre: «Lui amava tutti, non faceva distinzione di provenienza e religione. Al suo funerale, la Chiesa era gremita, anche fuori, di clochard, extracomunitari, gente di ogni razza. Carlo non dava peso alle differenze, guardava tutti con gli occhi del Signore». Il mondo dovrebbe annotare. E prendere esempio.

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12 ottobre 2024, 12:38