Libano, l’appello dei cristiani: vigilare sull’utilizzo degli aiuti internazionali
Alexandra Sirgant e Jean-Benoît Harel - Città del Vaticano
Ottocentomila sono i libanesi che finora sono stati costretti a fuggire dalle loro case e da alcuni villaggi che ad oggi sembrano essere stati svuotati da tutti gli abitanti a causa degli attacchi israeliani contro Hezbollah che colpiscono tutto il Libano, ma in particolar modo la periferia meridionale della capitale Beirut, roccaforte del movimento sciita libanese. Gli sfollati vivono in centri di accoglienza di emergenza. Alcuni hanno trovato rifugio presso parenti, ma la crisi economica che dal 2019 ha colpito il Libano, sta minando la solidarietà familiare. Alcuni avevano immaginato il loro ritorno a casa, per poi però trovarla distrutta. di tornare a casa. “In generale, la gente dice che siamo in un futuro buio”, riassume padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano.
"Un piccolo gesto"
Giovedì 24 ottobre, una conferenza internazionale sul Libano organizzata a Parigi ha raccolto un miliardo di dollari per sostenere la popolazione del Paese, vittima dello scontro tra Hezbollah e l'esercito israeliano. Un “piccolo gesto” accolto con favore da suor Marie-Antoinette Saadé, superiora della Congregazione delle suore maronite della Sacra Famiglia, che gestisce una rete di scuole cristiane in tutto il Libano. Ma per questa suora, questa cifra rimane “irrisoria”, vista l'entità del disastro in corso. “Stiamo assistendo a un fenomeno ripetitivo – spiega con amarezza la religiosa – ogni volta i belligeranti decidono di scatenare guerre micidiali e il mondo politico internazionale resta a guardare dando l'impressione di essere impotente a fermare questa macchina di guerra e distruzione. Poi, improvvisamente, si svegliano e decidono di riunirsi per raccogliere fondi. Per quanto mi riguarda, direi che è per alleggerirsi la coscienza (...) ma quello che dobbiamo fare davvero è fermare questa macchina da guerra”.
La necessità di un controllo rigoroso
Il presidente di Caritas Libano si augura che questi aiuti davvero possano raggiungere le persone bisognose, chiedendo innanzitutto ai donatori di effettuare controlli rigorosi sull'utilizzo degli aiuti, e anche di indirizzarli alle “associazioni umanitarie”.
Nel ringraziare tutti i donatori, tra cui gli Stati Uniti per 300 milioni di dollari, la Francia per 108 milioni e la Germania per 103 milioni, padre Abboud spiega che tali aiuti “faranno la differenza nella vita di molte persone”, che spesso sentono dire che “la guerra durerà”. Anche l'esercito libanese sta svolgendo un ruolo tra la popolazione, aggiunge il presidente di Caritas Libano, garantendo la sicurezza dei centri per gli sfollati, ma anche nella distribuzione degli aiuti alimentari, soprattutto nel sud del Paese. La Caritas e i suoi volontari si stanno prodigando anche per fornire cibo e medicinali alle popolazioni sfollate, e a quelle bloccate nel sud del Paese, e il ringraziamento va anche “a quei medici che hanno lottato per rimanere con le loro famiglie nei villaggi”. “Stiamo continuando il nostro lavoro a tutti i livelli - sanitario, alimentare, sociale – conclude il sacerdote – con tutte le famiglie sfollate”.
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