Abiti liturgici Notre-Dame di Parigi Abiti liturgici Notre-Dame di Parigi 

Notre-Dame, l'oro e la luce segno di una rinascita nella speranza

Lo stilista francese Jean-Charles de Castelbajac ha disegnato abiti e ornamenti liturgici per la cerimonia di riapertura, l'8 dicembre prossimo, della cattedrale parigina con uno spirito di "nobile semplicità", nel segno di un’etica e un’estetica più minimali legate alla storia del celebre tempio mariano

Delphine Allaire - Città del Vaticano

A 50 giorni dalla riapertura della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, parzialmente devastata dalle fiamme cinque anni fa, la sfida della sua ricostruzione è a due passi dalla vittoria. Il programma delle celebrazioni per la riapertura è completo e gli ultimi dettagli sono stati perfezionati, tra cui i paramenti sacri e gli ornamenti liturgici realizzati per la Messa d’inaugurazione, prevista per domenica 8 dicembre. Stole, mitrie e dalmatiche sono state appositamente disegnate per l’occasione dal noto stilista, Jean-Charles de Castelbajac. I paramenti ideati da de Castelbajac verranno utilizzati per tutto il periodo inaugurale della cattedrale, che si estenderà fino alla prossima Pentecoste dell’8 giugno 2025, e per le principali festività e le future ordinazioni sacerdotali.

Lo stilista di fede cattolica, scelto dalla diocesi di Parigi, ha già realizzato le casule dei concelebranti presenti alla Gmg di Parigi del 1997 oltre che la casula indossata per l’occasione da san Giovanni Paolo II, del quale conserva un ricordo di rara bellezza. A un mese e mezzo da questo appuntamento "con l’eternità", così definito dallo stesso, Jean-Charles de Castelbajac, lo stilista  racconta ai media vaticani la sua esperienza di creazione del bello al servizio della fede, assieme all'emozione di essere parte di questo nuovo capitolo della storia di Notre-Dame.

Come descriverebbe le sue creazioni per Notre-Dame e da cosa è stato ispirato?
Ciò che mi ha ispirato è stata innanzitutto la sua rinascita. La forza del colore delle pietre, la delicatezza del colore su di esse, l’oro degli elementi sacri. A tutto ciò si aggiunge anche l’idea di far parte del team per la rinascita di Notre-Dame con altri designer. Ciò che mi ha guidato è stato il tema della luce irradiata dalla Croce che ho stilizzato nel segno di una croce radiante. Questa è stata l’idea di partenza. Desideravo che essa fosse un segno forte di rinascita dedicato ai giovani. L’oro, invece, mi è sembrato un elemento essenziale da utilizzare per paramenti di Notre-Dame. L’oro porta la luce. Da esso è scaturito il colore, in modo epico, gioioso, unificante e luminoso. Desideravo creare qualcosa di solenne, unificante e allo stesso tempo carico di speranza.

Nel 1997 aveva disegnato le casule per le Gmg di Parigi, compresa quella per Papa Giovanni Paolo II. Qual è il valore aggiunto che ritiene di aver acquisto dal creare per Dio?
Ognuno di noi ha il proprio modo di pregare, la propria relazione con il Signore, con la fede, e con la preghiera. Durante la mia carriera, è sempre emersa nei miei abiti a forma di croce la mia relazione con Dio. Da 30 anni, inoltre, disegno angeli sui muri di Parigi, essi sono angeli messaggeri di un pensiero empatico. C’è questo soffio e questo legame con l’ispirazione della bellezza della Creazione. Come sapete, sono anche appassionato di colori, ma mi rendo conto che la loro ispirazione ha origine nelle vetrate: il rosso, il blu, il giallo, il verde. C’è una sorta di disciplina e di economia dei colori.

Che visione cultuale, culturale ed esistenziale ha della rinascita di Notre-Dame, passata dalle fiamme alla “resurrezione”?
Davanti al progetto di Notre-Dame ho la percezione, non di un evento, ma dell’eternità. C’è l’idea di accompagnare, con il mio lavoro, una Chiesa che trasmette, che suscita un’emozione da trasmettere alle nuove generazioni. Sono molto legato all’idea della trasmissione, attraverso le mie capacità, di segni di speranza. Forse anche il mio attaccamento alle bandiere, che infatti saranno presenti nei paramenti, deriva anche da questo. Questi stendardi indicano il cammino. Nella nostra società sono presenti pochi segni finalizzati a dare buona testimonianza. La Chiesa è più di un segno, è un simbolo e un esempio. Notre-Dame è questa “nave ammiraglia” della Chiesa di Francia che, per la sua leggenda, la sua popolarità e per l’affetto che le portano milioni di persone nel mondo, racchiude tutto ciò e appartiene al cuore di ciascuno.

Qual è il suo contributo a questa eccellenza artistica e al savoir-faire della cattedrale?
Ho lavorato su dettagli, come ad esempio i gesti dei celebranti. Il colore sarà visibile quando compiranno un gesto. Ho anche utilizzato un simbolo a me caro e molto moderno nonostante la sua antichità: il monogramma di Cristo formato da lettere greche presente sui vessilli di Costantino. Esso incarna bene l’idea di unione della Chiesa, di stella che indica il cammino. Il segno lavorato in vari colori, sarà presente sui paramenti liturgici. C’è una sobrietà, una semplicità nel mio lavoro, realizzato anche dai migliori artigiani in Francia, che si inseriscono in questa tradizione secolare del saper fare, dell’intelligenza delle mani, della tradizione degli artigiani e dei maestri. Una convergenza che ci vede tutti qui, accanto a Notre-Dame, pronti per i grandi giorni del 7, 8 e 9 dicembre, per partecipare alla creazione di segni ed elementi pensati per catturare l’attenzione delle nuove generazioni, sempre più attratte da immagini profane.

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21 ottobre 2024, 11:31