Un festival della fede dedicato a suor Luisa Dell’Orto, uccisa ad Haiti due anni fa
Benedetta Capelli - Città del Vaticano
Pourt-au-Prince e Palermo. Due città lontane migliaia di chilometri che fanno i conti con la criminalità: quella delle bande haitiane, la prima, e quella della mafia, la seconda. A farne le spese due figure che hanno sempre contrastato la ferocia del male con la mitezza del bene. Suor Luisa Dell’Orto è stata uccisa ad Haiti il 25 giugno 2022, don Pino Puglisi il 15 settembre 1993 nel quartiere Brancaccio di Palermo. Una piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld e un prete “sacerdote buono e testimone misericordioso del Padre”, come lo ha definito Papa Francesco. Proprio nelle parole del Vescovo di Roma si possono trovare gli anelli di congiunzione di queste due figure che, pur lontane nello spazio e nel tempo, hanno “prediletto i piccoli e gli indifesi”, educandoli “alla libertà, ad amare la vita e a rispettarla”, dando sé stessi “per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue”.
Uniti dalla fede
A Lomagna, paese natale di suor Luisa Dell’Orto, dal 4 al 6 ottobre la parrocchia dei SS. Pietro e Paolo ha organizzato il Festival della fede “Kenbe fèm”, espressione in creolo che proprio la religiosa spesso usava perché è un augurio, un incoraggiamento a tenere duro, rappresenta la forza interiore. Nell’occasione sarà assegnato un premio al Centro "Padre Nostro" che don Pino Puglisi aveva creato a Palermo e che contribuirà a ultimare la costruzione di un asilo. In una tavola rotonda in programma domenica, 6 ottobre, il beato siciliano sarà ricordato da Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro, per suor Luisa una sua amica e come lei piccola sorella del Vangelo suor Franca Boetti.
Sempre accanto al popolo di Haiti
È il terremoto devastante del 2010 quello che ad Haiti provoca oltre 220 mila vittime ad unire suor Franca, per 24 anni missionaria in El Salvador, e suor Luisa che nel paese caraibico è presente dal 2002. Entrambe appartengono alle Piccole Sorelle del Vangelo, congregazione francese fondata nel 1963 da René Voillaume e ispirata alla spiritualità di Charles de Foucauld. Per otto mesi lavorano fianco a fianco tra le macerie della capitale, cercando di provvedere alle necessità più urgenti per chi ha perso tutto ma è ancora vivo. L’Onu e la Croce Rossa stimarono allora che tre milioni di persone avevano subito le conseguenze del sisma di magnitudo 7. È così che cresce ancora di più la loro amicizia e che si allarga alle loro famiglie. “Lei - racconta suor Franca - non voleva tornare per una sua coerenza personale, per cui quando c'era la possibilità qualcuno andava a sostenerla come i volontari della Caritas di Milano”. “Voleva stare con questo popolo e non c’è stato verso di farla tornare”. La richiesta di rientrare suor Franca la rivolge alla sua consorella ogni volta che si sentono al telefono, ogni tre settimane. Lei ormai è stabile in Francia e suor Luisa non intende abbandonare coloro che sono la sua nuova famiglia.
L’ultima chiamata
Il telefono ha un peso anche negli ultimi istanti di suor Luisa. “Lavoravo in una prigione - racconta suor Franca – nel nordest della Francia, trascorrevo il pomeriggio con le donne detenute e facevamo dei gruppi sulla Parola. Mi squilla il telefono e all’altro capo c’era il fondatore dei Piccoli fratelli dell'Incarnazione che mi chiedeva notizie della sua segretaria, una nostra piccola sorella che si trovava in Francia. Aveva fretta. La rintraccio, si parlano ma a me non viene detto nulla. Nel frattempo ricevo un messaggio di un’amica che mi informava del fatto che Luisa era in ospedale e che la dovevano operare. In quel momento il mio telefono inizia a squillare”. È domenica. Sul display del cellulare appare il nome di suor Luisa, suor Franca risponde e subito le dice: “Mi hai preceduta, ti avrei chiamato domani per farti gli auguri del tuo compleanno”. Dall’altro capo del telefono si sentono solo urla, una voce di una ragazza che grida. Poi nulla. Suor Franca preoccupata richiama subito ma nessuno risponde più. Poco dopo la sua superiora le dirà che suor Luisa è morta, è stata uccisa. “Se in quel momento la terra si fosse aperta io sarei sprofondata senza accorgermene”.
Haiti e il flagello della fame
“Coerente fino alla fine, generosa, intelligentissima, sapeva benissimo dove andava, lei viveva veramente il Vangelo”: così la ricorda suor Franca che mette in luce il grande lavoro che suor Luisa svolgeva nel seminario di Haiti, con la profonda dedizione per i suoi studenti seminaristi e per i bambini di Kay Chal. Oggi Haiti è un paese oggetto della violenza delle bande, dove si uccide per nulla, dove l’insicurezza politica complica la già difficile realtà. “Adesso - spiega suor Franca - c'è il flagello della fame, c'è gente che muore di fame e i Piccoli fratelli dell'Incarnazione, per esempio, gestiscono dei progetti degli altipiani al centro del Paese, vedono che la gente si riversa tutta lì per avere qualcosa da mangiare, per coltivare i campi”. In questa desolazione però suor Franca vede anche la resilienza del popolo haitiano. “Lottano, lottano e trovano sempre il modo di risorgere nonostante le condizioni disumane. Non si arrendono, si mettono all’angolo della strada e vendono 4 banane, vanno avanti. Ora però la situazione è veramente grave, davvero credo sia un Paese dimenticato da tutti”.
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