A Venezia nasce la casa della carità promessa al Papa
Alvise Sperandio - Venezia
Un dormitorio femminile per far fronte all’emergenza casa. Mini appartamenti per donne uscite dal carcere, per dare loro una prima sistemazione dopo la detenzione e aiutarle a reinserirsi nella società. La mensa dei poveri, le sedi della Caritas con il Centro d’ascolto e delle conferenze della San Vincenzo de Paoli. Ancora: una foresteria per accogliere giovani interessati a un’esperienza di formazione e di servizio nella struttura, al fianco dei volontari, o nelle carceri della città. E anche un laboratorio per la produzione di particole, da usare nelle celebrazioni eucaristiche delle parrocchie, dove lavoreranno persone fragili e svantaggiate. Tutto questo è la nuova Casa della carità San Giuseppe che il Patriarcato di Venezia ha realizzato in pieno centro storico, in zona Castello, non troppo distante da San Marco. Oggi pomeriggio il patriarca Francesco Moraglia ha inaugurato la seconda parte delle opere che vanno ad ampliare, portando a pieno regime l’ex complesso delle Muneghette, il primo nucleo inaugurato ancora tre anni fa in tempo di pandemia.
Servizi per una risposta alla persona a tutto tondo
La Casa San Giuseppe è una promessa fatta al Papa che si realizza: infatti, in occasione della visita di Francesco a Venezia, del 28 aprile scorso, la Chiesa di Venezia aveva promesso alla città e alla diocesi che sarebbe nato un centro dove dare un aiuto concreto alla persona, nei bisogni vecchi e in quelli emergenti. La struttura, un ex ospizio, è stata data in comodato gratuito trentennale al Patriarcato dall’Ipav, l’istituto che gestisce le case di riposo cittadine. Il Patriarcato l’ha completamente ristrutturata ricavando, in prima battuta, Casa Santa Bakhita, otto posti letto per donne che per vari motivi vengano a trovarsi senza casa, per un’accoglienza d’emergenza da pochi giorni a due settimane; la mensa Betania, ingrandita e potenziata rispetto alla vecchia sede in altra collocazione; il Consultorio Santa Maria Mater Domini, oltre a una sezione dedicata alla Caritas col Centro d’ascolto (ce n’è uno per vicariato) e uffici amministrativi. Oggi, invece, è stato inaugurato l’ampliamento che era stato illustrato al Papa e precisamente: Casa Betlemme, otto mini appartamenti per favorire il reinserimento sociale di ex detenute (in aggiunta a Casa San Giovanni XXIII, a piazzale Roma), dove sarà possibile un’accoglienza più prolungata, fino a due anni (l’anno prossimo, per il Giubileo, altrettanto sarà fatto a Mestre con Casa Monsignor Vianello per uomini a fine pena o in permesso premio); Casa San Giovanni Paolo II, per l’accoglienza dei giovani; il laboratorio di produzione delle particole, realizzato in collaborazione con Casa dello Spirito e delle Arti di Arnoldo Mosca Mondadori; la riorganizzazione della stessa Casa Bakhita. L’investimento per il secondo lotto è stato di 350 mila euro.
Assistenza in forte crescita
I numeri della prima fase di attività di Casa San Giuseppe sono già molto significativi, con un costante incremento degli accessi. Casa Bakhita da febbraio a ottobre di quest’anno ha ospitato 10 utenti per complessive 986 notti di ospitalità. La mensa Betania ha visto crescere il numero dei pasti erogati (pranzi e cene) dai 4.004 serviti nel 2022 con 40 utenti nella vecchia sede ai 7.371 pasti serviti nei primi dieci mesi di quest’anno, con 71 utenti. Il Centro di Ascolto ha incontrato 141 persone. Quanto ai volontari, a Casa San Giuseppe operano 90 persone, dei quali 70 con una presenza stabile nei diversi periodi dell’anno.
Moraglia: “In questo spazio vibri all’unisono l’amore del Cuore di Gesù”
“Abbiamo avvertito la necessità di costruire un luogo che fosse un vero “grembo generativo” della Carità per la nostra Chiesa diocesana, non solo per offrire soccorso e aiuto ma anche per far crescere una “scuola della Carità”, soprattutto per i nostri giovani”, ha detto il patriarca monsignor Moraglia in occasione della cerimonia di inaugurazione. “Come avevamo promesso al Santo Padre – ha aggiunto – questa casa è offerta a quelle persone che vivono situazioni difficili, di scarto ed emarginazione. Desidero sottolineare, in proposito, che sempre in quest’area troverà posto anche un laboratorio di produzione di ostie, per la celebrazione eucaristica, che darà lavoro ad alcune persone in difficoltà e in situazioni di precarietà”. All’ingresso della struttura vi sarà una effige di san Giuseppe che accoglie e benedice coloro che entrano, ospiti e volontari, perché Giuseppe è il custode della Santa Famiglia, il patrono della Chiesa universale; nonché l’immagine del Sacro Cuore di Gesù, traendo spunto dall’ultima enciclica di Francesco. “Questa “Casa della Carità” – ha sottolineato Moraglia – ci ricorda che la nostra società è fatta sì di successi e conquiste ma anche di tante sofferenze, squilibri e ingiustizie sociali. Questi spazi ci consentiranno di crescere, come Chiesa, in modo sempre più concreto, nell’opera di salvezza e liberazione che Cristo compie anche oggi in mezzo a noi. Qui l’attenzione è rivolta non solo ai corpi, ma anche alle anime, alle persone concrete. Auspico che in questo spazio vibri all’unisono l’amore del Cuore di Gesù che è l'amore umano di Dio che si rivela a noi e cambia la vita delle persone”. Ha concluso Moraglia: “Il Cuore di Gesù è il luogo della Misericordia; è, quindi, essenziale che questa “Casa della Carità” diventi sempre più scuola diocesana per educare coloro che la abitano, coloro che vi operano e coloro che contribuiscono, in modi differenti, alla sua vita, disponibili per la carità, per essere tutti capaci di vera, reale e concreta empatia verso quanti Papa Francesco non si stanca di indicarci come gli “scartati” e che, invece, sono i primi nel Regno di Dio che è il Cuore misericordioso di Gesù”.
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