"Difendere i diritti del popolo dell'Artsakh", appello dei leader della Chiesa armena
Vatican News
A pochi giorni dalla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, la cosiddetta Cop29, che si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall'11 al 22 novembre 2024, i leader spirituali della Chiesa armena apostolica, cattolica ed evangelista - rispettivamente Sua Santità Catholicos Aram I, Sua Beatitudine Catholicos-Patriarca Raphaël Bedros XXI, il reverendo Paul Haidostian, presidente dell'Unione delle Chiese Evangeliche Armene nel Vicino Oriente - firmano e diffondono un appello congiunto in cui esprimono "ancora una volta la nostra giusta protesta e preoccupazione per la guerra scatenata dall'Azerbaigian contro gli armeni dell'Artsakh (2020-2023) e di conseguenza, l'evacuazione forzata di 120 mila persone dalla loro patria storica, la distruzione pianificata di edifici e monumenti religiosi e culturali armeni e la detenzione illegale dei leader politici dell'Artsakh".
"Non possiamo rimanere in silenzio"
Pertanto, in quanto "leader spirituali dediti al servizio di Dio Onnipotente e del nostro popolo", nonché "impegnati nei principi di giustizia, pace e protezione dei diritti umani", Aram I, Bedros XXI, Haidostian scrivono di non poter "rimanere in silenzio di fronte alla violazione da parte dell'Azerbaigian dei diritti degli armeni dell'Artsakh e all’indifferenza della comunità internazionale". Richiamano dunque l’attenzione dei propri rappresentanti spirituali e comunitari su alcune precise azioni.
Ritorno alle proprie terre, sensibilizzazione generale, preghiere speciali
Anzitutto, si legge nel comunicato, "alla vigilia e nel corso della Conferenza internazionale Cop29 a Baku, è di particolare importanza evidenziare la continua ingiustizia contro il popolo armeno dell'Artsakh. Richiedere il loro diritto al ritorno nelle proprie terre ancestrali e a riaffermare la propria sovranità sotto la protezione della comunità internazionale". I tre leader spirituali chiedono poi di "mobilitare tutte le nostre risorse in difesa dei diritti degli armeni dell'Artsakh attraverso la sensibilizzazione degli ambienti politici, governativi e diplomatici, nonché attraverso le relazioni interreligiose e interecclesiastiche, con l’ampio utilizzo di mezzi pertinenti e informativi". Infine, terza azione richiesta, quella che "durante le funzioni religiose, si tengano preghiere speciali per la rapida liberazione dei prigionieri dell'Artsakh detenuti dall'Azerbaigian: leader politici, funzionari governativi, personale militare, soldati e sostenitori della causa".
Un'agenda pan-armena
"La nostra nazione - afferma ancora il documento - si trova attualmente in una congiuntura critica e deve affrontare molte sfide. È quindi imperativo unire e riorganizzare le nostre risorse attorno a un'agenda pan-armena. Dobbiamo essere prudenti e lungimiranti. I valori nazionali dovrebbero avere la precedenza su tutte le altre considerazioni esterne e temporanee". Da qui, una preghiera a Dio di "proteggere la nostra nazione e la nostra Patria da tutti i mali e i pericoli del mondo".
Preghiera ecumenica per i prigionieri
Intanto domenica prossima, 10 novembre, alle 17, si terrà una preghiera ecumenica "per gli armeni attualmente in prigione in Azerbaigian" presso la Chiesa di San Nicola da Tolentino a Roma. Il momento liturgico è promosso dal Pontificio Collegio Armeno e dal rappresentante della Chiesa Armeno Apostolica presso la Santa Sede; sarà presieduto dall'arcivescovo lan Ernest, rappresentante personale dell'Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede. "Tutti gli uomini di buona volontà che credono nella verità e nella giustizia sono invitati ad unirsi".
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