Cerca

Giubileo 2025, a Firenze una giornata sul turismo spirituale

Si è svolta a Firenze la V Giornata della Fraternità in Santa Croce che ha messo a confronto studiosi, istituzioni, operatori culturali ed economici. La presidente dell'Opera di Santa Croce Cristina Acidini: trasformare un viaggio che potrebbe essere veloce e banale in un'esperienza personale di pellegrinaggio

Maria Milvia Morciano - Città del Vaticano

“È urgente affrontare il tema del turismo spirituale come ponte tra religioni e culture diverse, con riferimento a studi ed esperienze positive. La comprensione dei bisogni e la costruzione di un’offerta specifica, nuova e composita, che valorizzi, anche attraverso le nuove tecnologie il patrimonio culturale presente nei siti e nei percorsi religiosi, passa attraverso un dialogo tra popoli e religioni diverse, tra operatori culturali ed economici, tra istituzioni, realtà imprenditoriali e cittadini”. Con queste parole l’Opera di Santa Croce ha presentato il tema della V Giornata della Fraternità, promossa insieme alla Comunità dei Francescani conventuali, e in collaborazione con il Dipartimento per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze,  svoltasi venerdì 25 ottobre 2024 anche per porre in risalto la vocazione specifica di Santa Croce come luogo di incontro e confronto.

Turisti nel chiostro della basilica di Santa Croce a Firenze
Turisti nel chiostro della basilica di Santa Croce a Firenze

Hanno introdotto la Giornata la presidente dell’Opera di Santa Croce, Cristina Acidini, e don Marco Fagotti, dell’Ufficio nazionale per il Turismo della Conferenza episcopale italiana, con gli interventi del consigliere dell’Opera Giulio Conticelli, di don Alfredo Iacopozzi, della Facoltà teologica dell’Italia centrale e di Andrea Bucelli dell’Università di Firenze. Successivamente gli interventi si sono articolati secondo due grandi temi: una riflessione sul prossimo Giubileo in un contesto di dialogo interreligioso e di turismo spirituale, quindi sulla prospettiva del turismo spirituale come leva di sviluppo per il territorio. 

La presidente Cristina Acidini, ai microfoni dei media vaticani, fa il punto sui risultati e le prospettive scaturite dalla Giornata di Fraternità. 

Ascolta l'intervista con Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce

Secondo lei, è possibile coniugare il turismo con lo sviluppo sostenibile? E in questo senso, cosa significa sviluppo sostenibile applicato al turismo?

Questi temi sono stati affrontati nella V Giornata della Fraternità di Santa Croce che ha avuto per titolo “Giubileo 2025 e turismo spirituale opportunità di una nuova accoglienza sostenibile per la Toscana”. Sono temi che si intersecano tra loro perché un turismo a carattere religioso e spirituale è certamente tra le varie tipologie di turismo inclinate alla sostenibilità. Prima ancora di indirizzare, articolare diversamente il fenomeno, occorre comprenderlo e questo è emerso molto chiaramente dagli interventi degli esperti che si sono avvicendati in questa Giornata e cioè che  l'individuazione di questi due tipi di turismo apparentemente coincidenti è complessa e invece va differenziata. Mentre il turismo religioso è dedicato specialmente ai luoghi della fede e quindi si indirizza a conventi, chiese, basiliche, eremi o altri tipi di templi, insomma nei luoghi in cui questa fede o le fedi siano rappresentate ed esercitate, il turismo spirituale ha un obiettivo più ampio e talvolta anche vago, cioè un contatto con la natura, un ritorno a ritmi sostenibili, un desiderio di ritrovare se stessi nella concentrazione del cammino e dell'esperienza, in senso lato, spirituale. E quindi è stato utile mettere a fuoco questi due fenomeni che sono, ripeto, in parte sovrapponibili ma in parte ben distinti, proprio per mettere a punto degli approcci specifici.

Turisti nella basilica di Santa Croce in Firenze
Turisti nella basilica di Santa Croce in Firenze

Durante la Giornata, ci sono stati due argomenti fondamentali. Il primo è una riflessione a più voci sul prossimo Giubileo in un contesto di dialogo interreligioso e di turismo spirituale. Quali sono state le proposte e le conclusioni?

Certamente ognuno ha una sua indicazione. Credo che ne sia scaturita la percezione dell'importanza dei cammini o vie, diciamo percorsi, che sono storicizzati e che ultimamente sono stati ristudiati e riattivati; penso alla grande e lunga Via Francigena, la strada Romea e il cammino di San Francesco che per noi di Santa Croce parte proprio da Santa Croce  e porta ad Assisi attraverso la Verna. Sono modi per convogliare sul territorio le eccellenze straordinarie del territorio italiano in genere e toscano. In particolare, flussi di turismo lento e in questo senso appunto sostenibile perché spesso ci si sposta a piedi o con mezzi comunque meno inquinanti di quelli classici, si sosta, si fanno esperienze locali e dunque sentimenti da incoraggiare anche attraverso una campagna informativa molto ampia.

Anche perché in questo modo si contribuisce a decongestionare un turismo concentrato esclusivamente in alcuni luoghi...

È quello uno dei risultati che si spera di poter ottenere, cioè quello di fare conoscere non come radicale alternativa ma come accompagnamento ad un'esperienza di visita chiamiamola convenzionale, tradizionale, che ha le grandi mete nei musei e nei complessi ecclesiastici più di spicco, anche una percezione e un godimento del territorio nella sua accoglienza diffusa. Altro spunto che si vuole coltivare è quello di una comunicazione sempre più mirata e capillare, che riesca a trascendere anche l'esperienza estetica dell'opera d'arte. Le nostre chiese, i nostri complessi sacri sono costellati di opere d'arte ed è quello il linguaggio con il quale si sono espressi committenti e artisti, specialmente nel passato. È un lavoro da condurre molto attentamente e costantemente quello di estrarre, per così dire, portare in evidenza il significato di fede e di devozione che questi oggetti d'arte straordinari hanno implicitamente come punto di partenza.

Per esempio, i musei diocesani andrebbero fatti conoscere maggiormente, di solito i turisti, religiosi e non, vanno solo nei grandi musei più importanti...

Questo dipende anche dalla ristrettezza del tempo, si spera che proprio l'occasione giubilare inviti a vivere l'esperienza non come un arrivo, una partenza velocissimi, tipo mordi e fuggi, ma come un'esperienza prolungata che consenta sì di vedere i luoghi più celebrati, ma anche di sperimentare tipi di visita diversi. I musei diocesani e vicarili o comunque del territorio, anni addietro furono proposti da una bellissimo documento della CEI come strumento anche per una rievangelizzazione, non solo dei visitatori ma anche degli abitanti dei dintorni, quindi una polarità dove la fede e l'arte si incontrano e con i propri linguaggi possono tornare a esprimere contenuti di religione. È un lavoro affidato anche alle iniziative locali dei singoli responsabili dei musei ma in una rete appunto più vasta che vede il turismo religioso e spirituale come una risorsa per questi luoghi meno nell'attenzione generale.

Il secondo argomento affrontato, sempre durante la Giornata, è stato quello della prospettiva del turismo spirituale come leva di sviluppo per il territorio. Anche in questo caso ci sono riflessioni e proposte?

Questo è proprio il fulcro della discussione che si è tenuta: come agire, perché naturalmente essendoci in questo nostro incontro esperti di tutti i tipi, compresi i rappresentanti dell'accoglienza alberghiera o del turismo, appunto come organizzazione, come tour operator, occorre rapidamente mettere a punto delle proposte che possano invitare a visitare non solo la città ma anche il territorio, a spostarsi, a trasformare, per così dire, un viaggio che potrebbe essere veloce e banale, in un certo senso, in un'esperienza personale di pellegrinaggio.

Toscana
Toscana

In particolare per Firenze, che tra le città italiane è una delle più discusse a proposito di over turism, qual è la prospettiva?

Sono al lavoro già coloro che si occupano proprio di creare prima e poi di promuovere queste opportunità di visita, chiamiamola più riflessiva e più lenta. Da parte di Santa Croce, come dicevo, si valorizzano due aspetti. Uno è quello di un nuovo percorso all'interno del complesso francescano che consenta al visitatore di entrare gradualmente nella storia e nel presente di Santa Croce e percepire la forza dell'eredità spirituale di san Francesco. L'altro è quello di essere, oggi si direbbe in termini tecnici, un hub, un punto di arrivo e di ritorno per quelle vie di Francesco che solcano l'Italia centrale e che, volendo, si spingerebbero anche oltremare, perché, come sappiamo, Francesco attraversò con i suoi seguaci il Mediterraneo per andare a dialogare con  l'ayyubide, il sultano, e quindi attuò un primo dialogo interreligioso di cui Santa Croce è depositaria e testimone.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

07 novembre 2024, 16:41