Padre Leszek Kryża con alcuni pacchi di aiuti umanitari per l'Ucraina Padre Leszek Kryża con alcuni pacchi di aiuti umanitari per l'Ucraina

Ucraina, mille giorni di aiuti e accoglienza dalla Polonia

Dal febbraio 2022, quasi 30 milioni di persone sono state assistite al confine polacco-ucraino, tutte le parrocchie polacche sono coinvolte nella solidarietà verso i profughi, e la Chiesa ha inviato aiuti per centinaia di milioni di euro. Padre Kryża, direttore della équipe di Aiuto alle Chiese dell’Est della Conferenza Episcopale Polacca, racconta esperienze e incontri in una trentina di viaggi in Ucraina

Dorota Abdelmoula-Viet – Città del Vaticano 

Nove milioni e mezzo di persone soffrono di disturbi mentali a causa dei traumi di guerra, quasi 30 milioni di persone sono state assistite al confine polacco-ucraino in soli due anni, tutte le parrocchie della Polonia sono coinvolte nell’aiuto ai profughi dall'Ucraina. Fin dall’inizio la Chiesa in Polonia ha fornito aiuti materiali, per centinaia di milioni di euro, alle vittime della guerra.  A mille giorni dallo scoppio della guerra su vasta scala in Ucraina, i numeri restituiscono l’ampiezza del dramma.

La "grande lezione" dei 30 viaggi in Ucraina

“Questi mille giorni di guerra sono mille giorni di tragedia per ognuno di noi. Non puoi abituarti a questa guerra. Ci deve preoccupare, ci deve mobilitare”, dice ai media vaticani padre Leszek Kryża, direttore della équipe di Aiuto alle Chiese dell’Est della Conferenza Episcopale Polacca. Dall’inizio della guerra Kryża ha visitato l’Ucraina quasi 30 volte. Ognuno di questi viaggi è stato per lui una “grande lezione” che non può essere sostituita da resoconti, foto e nemmeno con gli incontri con coloro che hanno trovato rifugio in Polonia, colpiti in prima persona dal dramma della guerra. E secondo i dati di maggio di quest’anno, attualmente sono oltre 950 mila, senza contare circa un milione e mezzo di persone arrivate in Polonia prima del 2022. Sono invece 15,9 milioni coloro che hanno viaggiato andata e ritorno al confine ucraino, il 94% dei quali ucraini.

Padre Kryża (a destra) in una chiesa-container in Ucraina
Padre Kryża (a destra) in una chiesa-container in Ucraina

Dal “riflesso del cuore” all’“aiuto con la testa”

“Siamo vicini, condividiamo tappe comuni della storia, ed è una cosa che ci fa comprendere questa guerra meglio di altri - spiega padre Kryża - non lo diciamo con orgoglio, ma con la preoccupazione di tradurre questa simpatia per il dramma ucraino in un sostegno reale alle vittime del conflitto”. Dall'inizio della guerra il sostegno dalla Polonia affluisce in maniera massiccia, e gran parte di esso viene trasferito attraverso i canali della Chiesa. Nei primi due anni di guerra la Caritas Polska ha stanziato quasi 600 milioni di zloty per aiutare l’Ucraina. Solo nei primi mesi di guerra, l’Ordine di Malta in Polonia ha inviato 210 camion pieni di aiuti nelle città ucraine, e i Cavalieri di Colombo in Polonia hanno raccolto in poche settimane oltre 60 mila dollari. 

I punti "Calore e speranza", rifugi durante gli attacchi

Circa un migliaio di case di suore in Polonia hanno accolto i rifugiati ucraini, principalmente donne e bambini, ospitando questi ultimi nei loro asili e scuole. Hanno anche aiutato le vittime della guerra fornendo medicine, pasti, vestiti e materiale scolastico agli studenti. E’ difficile dar conto di tutte le iniziative di preghiera, educative e caritative, di questi mille giorni. Sebbene l’entità degli aiuti sia diminuita nel tempo, la loro finalità è aumentata. Gli aiuti provenienti dalla Polonia sono mirati proprio alle diverse e specifiche esigenze del Paese devastato dalla guerra. Un esempio possono essere alcune iniziative della Caritas polacca: 18 punti di accoglienza “Calore e Speranza”, che offrono rifugio durante i raid aerei e i blackout. Aiuto psicologico per 70mila persone che soffrono di traumi di guerra e 30mila bambini che ricevono sostegno educativo.

Anche i più giovani aiutano

Come sottolinea padre Krzyża, dietro tutti i numeri c'è sempre una persona specifica, che sia il donatore o il destinatario dell'aiuto. Ricorda con emozione, tra gli altri, la generosità dei bambini polacchi della Prima Comunione, che, rispondendo all'appello di donare i loro abiti, dopo la celebrazione, ai bambini delle parrocchie ucraine, nel giro di poche settimane hanno riempito il suo ufficio con diverse centinaia di pacchi contenenti non solo abiti della Prima Comunione, ma anche doni per i coetanei dell’Est e lettere con la richiesta al nuovo “proprietario” della veste bianca di far loro sapere chi è e dove vive esattamente. “Abbiamo dovuto far sapere loro che non avevamo più un posto dove riceverli, eppure hanno continuato a spedirceli per almeno un anno” dice padre Kryża.

“In guerra non ci sono miscredenti”

Durante i suoi viaggi in Ucraina, il direttore di Aiuto alle Chiese dell’Est ha incontrato persone straordinarie che, nonostante esperienze estremamente difficili, cercano di non perdere la fede. Come l’ultima vigilia di Natale, trascorsa nel seminterrato di un condominio bombardato di Kharkiv, insieme agli abitanti di molti piani distrutti, che vivevano insieme. “Pregavano e intonavano canti natalizi. C'erano persone di nazionalità polacca, ucraina, armena e probabilmente molte altre. C'era un'atmosfera particolare, soprattutto perché mentre pregavamo in quel seminterrato, ogni tanto suonava un altro allarme, avvertendo che probabilmente presto ci sarebbe stato un altro raid aereo, che un altro razzo si stava dirigendo in quella direzione” ricorda.  Un’altra volta, racconta ancora padre Leszek Kryża “abbiamo avuto un incontro con i soldati che combattevano in prima linea e avevamo con noi dei rosari. Uno dei soldati me ne ha chiesto uno, ma un altro gli ha detto: ‘ma tu sei un miscredente, perché ne hai bisogno di questo rosario?’. Il primo ha risposto: “Non ci sono miscredenti in guerra. Adesso insegnami cosa devo fare con questo rosario…”

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19 novembre 2024, 15:39