Messico-Usa, messa al confine per i migranti morti durante i viaggi della speranza
Sebastian Sansón Ferrari - Città del Vaticano
I fedeli delle diocesi di El Paso, Las Cruces e Ciudad Juárez si sono incontrati nella mattinata di sabato 9 novembre, presso la Casa de Adobe, punto al confine tra Messico e Stati Uniti, per celebrare l’Eucaristia e la preghiera dell’Eterno riposo per tutti i migranti morti nei loro viaggi di speranza. La liturgia è stata celebrata all’aperto mentre sventolavano le bandiere di diversi Paesi, in rappresentanza della diversità delle nazionalità dei numerosi migranti e del loro legame con le proprie terre d’origine.
Il vescovo di Ciudad Juárez, monsignor José Guadalupe Torres Campos, ha affermato che la cerimonia costituisce “un segno di unità” con la quale si è voluto rinnovare l'impegno ad “amare i migranti, accoglierli, promuoverli, integrarli e proteggerli”. Monsignor Mark Joseph Seitz, vescovo di El Paso, ha concelebrato la Messa. Torres Campos aveva invitato i fedeli di tutte le comunità, in coordinamento con i loro parroci, a partecipare nella misura delle loro possibilità. È stato un “momento importante” per la Chiesa di frontiera, come lui stesso aveva espresso in un messaggio precedente, in cui ricordava tra l’altro che, nonostante le difficoltà e i sacrifici, “hanno lasciato le proprie case nella speranza di trovare dignità e sicurezza per i propri cari”.
“Dobbiamo lavorare, servire, accompagnare con amore”
Nella sua omelia, il vescovo di Ciudad Juárez – diocesi visitata da Francesco nel 2016 nell’ambito del viaggio apostolico in Messico - ha fatto riferimento al motto scelto dal Papa per la 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2024, Dio cammina con il suo popolo: “Noi sperimentiamo quel cammino di Dio con noi, che è, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale, compassionevole e misericordioso”, ha detto. “Un Dio compassionevole e misericordioso che libera il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto che accompagna il suo popolo nel deserto, un popolo che cammina verso la terra promessa, un popolo presente nel suo Figlio Gesù Cristo”.
Una Chiesa samaritana
Torres Campos ha affermato che i migranti testimoniano che Dio cammina con loro e ha invitato a pensare a tutto il territorio latinoamericano. “Quanti nostri fratelli sono morti!”, ha esclamato, “è un grido al cielo, al Padre, ma anche all’umanità: cosa sta succedendo, cosa sta succedendo, perché?”. Ancora il pastore di Ciudad Juárez ha sostenuto la necessità di promuovere azioni a favore dei fratelli migranti, per superare il peccato dell’indifferenza e del silenzio e ha ribadito il dovere di annunciare il Vangelo con le parole e con i fatti, soprattutto attraverso la vicinanza. Allo stesso tempo, ha invitato a costruire una “Chiesa samaritana”, come chiede il Papa, che denunci le ingiustizie, le persecuzioni, le estorsioni, gli omicidi. “Dobbiamo lavorare, servire, accompagnare con amore”.
La Border Network for Human Rights ha riferito, durante il fine settimana del 2 e 3 novembre, che 176 persone nel contesto della mobilità hanno perso la vita nel solo settore di El Paso. Secondo il portale Open data attivato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, tra il 3 novembre 2014 e il 3 novembre 2024 sono morti circa 4.865 migranti.
Pastorale nelle diocesi di confine
La situazione resta quindi critica e pericolosa. Milioni di persone, molte delle quali provenienti dall’America centrale, cercano di attraversare il confine nella speranza di una vita migliore, ma affrontano rischi enormi come il deserto, le temperature estreme, gli abusi da parte dei trafficanti di esseri umani. In migliaia perdono spesso la vita tentando la traversata e la loro morte viene spesso dimenticata. In questo senso, la Messa binazionale cerca di nobilitare la memoria di queste persone, invocando solidarietà e rispetto dei diritti umani in una regione segnata dalla divisione, ma anche dalla speranza condivisa per una vita migliore. La Chiesa, soprattutto in queste diocesi di confine, ha svolto un ruolo fondamentale nella cura e nell’accompagnamento dei migranti, con ricoveri, mense, centri di orientamento legale e servizi sanitari. Sforzi che non solo cercano di mitigare le condizioni di vulnerabilità, ma anche di fornire voce e dignità a persone che spesso subiscono violenza e indifferenza.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui