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Gente che cammina nell'antica cittadella di Aleppo Gente che cammina nell'antica cittadella di Aleppo

Siria, i vescovi restano ad Aleppo accanto alla gente

Latini, maroniti, caldei, melchiti non si muovono dalla città che ripiomba nell'incubo della guerra. Il maronita monsignor Tobji precisa che non ci sono spargimenti di sangue, pur nell'insicurezza totale. La chiesa è aperta e tutti chiedono preghiere. Il francescano monsignor Hanna Jallouf si è assicurato che nelle comunità cattoliche stiano tutti bene: molti temono ruberie e violenze

Antonella Palermo - Città del Vaticano

Dopo il caos, un clima sospeso e tanta paura. È quanto si vive ad Aleppo in queste ore, con il coprifuoco imposto dai ribelli che fa restare tutti al chiuso. I vescovi di tutte le confessioni (latini, maroniti, caldei, melchiti) oggi, 30 novembre, hanno deciso di non muoversi dalla città siriana che ripiomba nell'incubo della guerra.

I religiosi e coloro a cui prestano aiuto "stanno bene"

Il vescovo dei latini, monsignor Hanna Jallouf, francescano, resta insieme ai suoi sette confratelli (francescani anche i due suoi nipoti, George e Johnny, che dopo il periodo di formazione alla Custodia di Gerusalemme erano recentemente tornati proprio nel loro Paese di origine). Dopo aver fatto un giro dei conventi, delle strutture legate al vicariato, dal quale dipendono anche studentati e monasteri di suore, e delle comunità cattoliche, il presule si è confermato nel proposito di restare accanto al popolo. Riferisce, come riporta l'Ansa, che i religiosi e la gente con loro stanno "tutti bene, grazie a Dio". Nell'area adiacente alla residenza episcopale ci sono le suore carmelitane e le suore di Madre Teresa di Calcutta con una sessantina di anziani da loro accuditi. I giovani della residenza universitaria e altre suore si sono spostati in altre parti della città.

Insicurezza e paura

Il vescovo racconta la velocità estrema con cui la situazione è precipitata. Le fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al Sham (Hts), organizzazione jihadista armata classificata come gruppo terroristico dall'Onu e dall'Ue, hanno preso il controllo dell'aeroporto di Aleppo, nel nord-ovest della Siria. Jallouf riferisce che la gente teme eventuali "ruberie e violenze" che potrebbero verificarsi nel clima concitato che si è creato. Si torna così a vivere l'incubo delle violenze, della mancanza di cibo, acqua e dell'essenziale. "Abbiamo detto alla gente di rimanere a casa", è la raccomandazione. L'arcivescovo maronita di Aleppo, monsignor Joseph Tobji, ricostruisce gli ultimi giorni convulsi della città simbolo della guerra in Siria: "Dopo tre giorni di attacchi, le milizie cosiddette dell'opposizione hanno preso la città. Ora tutto tace". La precisazione che riguarda il presente è che non ci sono spargimenti di sangue, pur nell'insicurezza totale. Tobji aggiunge a Fides che sarebbero arrivate delle "voci sull’arrivo delle truppe dell’esercito siriano ma di certo non c’è nulla". 

La chiesa resta aperta, "tutti chiedono preghiere"

Mentre per ora la sua chiesa rimane aperta, si celebrano le messe e non risultano esserci stati attacchi diretti contro obiettivi collegati alle comunità cristiane. “Per ora noi siamo tranquilli ma non sappiamo cosa accadrà”. Nessuna avvisaglia dell'attacco poteva far presagire quanto sarebbe accaduto in poche ore. Mentre le attività commerciali sono serrate, padre Hugo Alaniz, sacerdote dell’istituto del Verbo Incarnato, conferma sempre all’Agenzia Fides che quasi tutta la città di Aleppo è in mano ai ribelli: "Tutti chiedono preghiere", dice.

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30 novembre 2024, 18:19