Il cammino sinodale tra le priorità delle suore salesiane
Sr. Ausilia De Siena, FMA
“La sinodalità per noi è un elemento carismatico perché come istituto siamo state sinodali fin dalla nascita. Questo se intendiamo la sinodalità come un modo di essere e di agire, promuovendo la partecipazione di tutte alla comune missione educativa”. È quanto spiega a Vatican News madre Chiara Cazzuola, superiora generale dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, aggiungendo che “la “sinodalità” è l’espressione della spiritualità di comunione che ha il suo fondamento nella Trinità e si concretizza nella comunione tra le sorelle e i giovani". L’originalità di Maria Domenica Mazzarello, madre, educatrice e cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, proclamata santa da Pio XII nel 1951, sta nell'aver collaborato alla creazione di comunità sinodali, sottolinea madre Chiara, comunità, cioè, caratterizzate dal lavorare, pregare, vivere e condividere la vita e la missione "insieme".
La nostra missione tra i giovani
Madre Chiara sottolinea che le religiose che seguono le orme di Santa Maria Domenica Mazzarello sono "chiamate ad animare ed accompagnare, in continuo discernimento, la crescita vocazionale di ogni persona" che è loro affidata. In questo senso, aggiunge, "l’obiettivo prioritario della missione educativa è orientare i giovani e le giovani all'incontro con Gesù di Nazareth, rendendoli "protagonisti nelle proposte educative". "Ci chiedono di assumere nuovi stili e nuove strategie per una pastorale più aperta e sinodale in risposta alle loro attese" specifica la superiora generale, chiarendo che "la missione educativa è affidata a tutta la comunità educante - religiose, laici, giovani - e richiede la convergenza di molteplici interventi in un progetto di promozione globale che, a sua volta, esige la partecipazione di più voci e a diversi livelli d’interazione: ecclesiale, sociale, politica". Ponendo al centro i giovani, la comunità educante si impegna a tessere una rete di solidarietà tra tutti coloro che credono e operano nella missione educativa, nota madre Chiara. Per questo, prosegue, "le modalità di intervento pastorale vanno cercate, sperimentate, verificate nel contesto in cui si opera, in modo che siano risposte alle domande reali che emergono. Riuscire a coordinarsi in modo armonico garantisce la sinergia di tutte le risorse attorno al comune progetto, al di là dei diversi modi e dei vari organismi di animazione". In pratica, osserva la religiosa, “la vita cresce e si sviluppa se insieme si cerca di alimentarla lavorando con ottimismo e carità pastorale e rafforzando la comunione con Gesù, vera sorgente della nostra comunione”.
Gestire inevitabili disaccordi e conflitti
Per madre Yvonne Reungoat, superiora generale emerita, esperta e facilitatrice dell’Assemblea sinodale, “la carità deve essere la forza potente che spinge, anima", facendo convergere persone tanto diverse e aiutandole "a superare inevitabili conflitti e povertà a tutti i livelli". "È necessario trovare il tempo e avere la possibilità di esprimersi, di ascoltarsi con attenzione e rispetto, anche e soprattutto quando l’altra la pensa diversamente”, evidenzia ai media vaticani. Il confronto, inoltre, secondo madre Yvonne, "deve essere sostenuto dalla ferma volontà di cercare ciò che unisce perché prevalga su ciò che divide. Le scelte e le decisioni devono sempre maturare nella riflessione e nella preghiera”.
Essere persone di comunione e riconciliazione
Condividendo la sua esperienza, madre Yvonne rimarca che si arriva alla convergenza e ad essere persone di comunione e di riconciliazione, nonostante la diversità di vedute, quando si progredisce nella via del dialogo, della chiarezza, della reciproca ospitalità, nella consapevolezza della necessità di un continuo processo di conversione del cuore e della mente secondo il Vangelo. “Non si possono negare il disaccordo e il conflitto, perché, quando vengono gestiti bene, diventano preziose opportunità di crescita per tutti - continua la religiosa -, suscitano riflessione, approfondimento, spingono sempre ad andare oltre, a verificare se effettivamente camminiamo nei solchi del carisma o corriamo il rischio di rimanere chiuse in una rigidità di pensiero e intrappolate nelle nostre vedute pur sempre parziali”. La buona gestione del disaccordo e del conflitto può aiutare a "compiere il passaggio pasquale che ci porta ad uscire dall’'io', individualisticamente inteso, per arrivare al 'noi' comunitario/ecclesiale", conclude madre Yvonne, “non bisogna mai dimenticare che siamo una comunità per la missione”.
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