La Basilica della Madonna della Salute a Venezia affollata di fedeli per il tradizionale pellegrinaggio del 21 novembre La Basilica della Madonna della Salute a Venezia affollata di fedeli per il tradizionale pellegrinaggio del 21 novembre

Venezia e la Madonna della Salute. Moraglia: “La fede voce alla verità dell’uomo”

Si è rinnovato, come ogni 21 novembre, il pellegrinaggio di migliaia di fedeli alla basilica della Salute a Venezia, fresca di restauro: tanta gente si è raccolta in preghiera davanti all’icona della Vergine detta Mesopanditissa (mediatrice di pace) per chiedere grazia e sostegno, attraversando il ponte votivo allestito sul Canal Grande

Alvise Sperandio - Venezia

“La Madonna della Salute è maestra nell’esser credenti con una pienezza che è il risultato di un sì umano, forte e coraggioso e che diventa grembo materno per la Chiesa, di oggi e di sempre”: con queste parole il patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, ha concluso la sua omelia per la messa solenne della festa della Madonna della Salute che ricorre oggi nel giorno della presentazione al tempio di Maria. Come ogni anno migliaia di pellegrini sono tornati a sciogliere l’antico voto per la liberazione della peste del 1630, entrando a pregare, accendere un cero, consegnare le richieste custodite in cuore.

L’uomo alla ricerca di senso

Ha spiegato monsignor Moraglia: “Mi soffermo su un punto: l’uomo oggi è alla ricerca spasmodica – potremmo dire quasi disperata – di un senso. Spesso non vi riesce e si rassegna, cadendo poi in un vuoto esistenziale tale che non pochi psichiatri e psicologi contemporanei arrivano appunto a segnalare come molti disagi attuali e cause di talune nevrosi oggi siano riconducibili a una frustrazione esistenziale e a una mancanza di senso”. Il patriarca ha aggiunto che “la risorsa del cristiano, allora, viene dall’esemplarità di vita di Maria, beata perché “ha creduto” (cfr. Lc 1,45). E noi sappiamo che la fede è in grado di dare un senso alla vita partendo dalla dimensione umana dell’esistenza, certo per andare oltre ma senza mai cancellare quel bisogno di senso, di verità, di amore. Il crescere del numero di persone che “evadono” dalla vita – in molti modi: con la droga, con l’alcol, con certi metodi orientali di meditazione, a volte addirittura con il suicidio – è testimonianza di questo vuoto e di questo bisogno”.

Il patriarca Moraglia al suo arrivo alla basilica della Madonna della Salute
Il patriarca Moraglia al suo arrivo alla basilica della Madonna della Salute

“Dio ci tende la mano e ci rialza”

Monsignor Moraglia ha sottolineato che “la fede, con la ragione, dà voce alla verità dell’uomo. Uno dei nostri compiti più urgenti, sul piano dell’evangelizzazione e dell’educazione cristiana, consiste nell’indicare a tutti – a noi stessi e in particolare ai più giovani, alle persone fragili e a chi vive momenti di difficoltà, morale, psicologica o fisica – il senso della vita. Dio non è solo la fonte dell’essere ma è anche l’origine del senso. E lo possiamo vedere in maniera efficace proprio guardando a Maria: è nella fede che l’uomo coglie Dio come il senso primo e ultimo della sua vita”. E ha proseguito: “La festa odierna della Salute e la vita di Maria ci attestano che la fede non è l’oppio dei popoli, come sosteneva la filosofia marxista, oggi non più di moda, ma che ha lasciato tracce pesantissime nella vita culturale e sociale di questi due ultimi secoli, soprattutto dove il socialismo reale si era affermato. In termini più moderni, possiamo dire che la fede è “l’esistenziale” che consente di sopportare e di venir a capo del proprio destino”. Infine, il patriarca ha concluso: “Penso qui alle sofferenze di tante mamme e tanti papà, alle fatiche di parecchi adolescenti e di molti malati. La fede mostra come “l’esistenziale” ci aiuta a far fronte a tutto e a far giungere a pienezza la nostra vita e la nostra vocazione riscoprendo tale fede “mariana”, interpretata all’interno della nostra vita. In questo cammino non siamo soli, ma ciascuno deve fare la sua parte. Chi crede sa, allora, che anche qualora dovesse cadere può contare sulla misericordia di Dio che ci tende la mano e ci rialza. E proprio il rialzarsi, per il cristiano – ha osservato Moraglia – è segno del vero progresso e della crescita della vita cristiana”.

Il patriarca di Venezia Moragia durante l'omelia
Il patriarca di Venezia Moragia durante l'omelia

I giovani nel nome di Sammy Basso

La sera della vigilia della festa, come da tradizione, un migliaio di giovani si è messo in cammino pregando il santo rosario da campo San Maurizio alla basilica, attraversando il ponte votivo galleggiante, installato tra riva Santa Maria del Giglio e riva San Gregorio. Una testimonianza di Fabio Mariuzzo (socio dell’Associazione Familiari Insonnia Familiare Fatale – AFIFF), che ha percorso in sella della sua bici mercoledì i 2.000 chilometri che separano Musile di Piave da Bilbao in Spagna, dove ha raggiunto la sede della Fundación Española de Enfermedades Priónicas) ha costituito cuore della veglia incentrata sul tema “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”. Monsignor Moraglia ha chiesto ai ragazzi di rileggere il testamento spirituale di Sammy Basso, il giovane di 28 anni di Tezze sul Brenta malato di progeria (la sindrome dell’invecchiamento precoce) mancato da qualche settimana. “Avevo incontrato Sammy e uscendo da quell’incontro ho sentito che mi aveva cambiato, e gli incontri ci cambiano in bene o in male, ecco perché vanno curati. Noi non siamo la nostra malattia, non siamo la nostra bellezza, non siamo la nostra intelligenza o la nostra cultura. la persona va oltre queste cose. Leggete il testamento spirituale, è un inno alla vita”, ha affermato monsignor Moraglia che ha poi ricordato le parole che Papa Francesco rivolse ai giovani, nel corso della sua visita a Venezia, fuori proprio dalla Salute lo scorso 28 aprile: “Occorre anzitutto alzarsi da terra perché siamo fatti per il cielo”. Il pellegrinaggio dei giovani si è concluso con un momento di silenzio e preghiera e poi con l’atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, prima di attraversare il presbiterio della basilica mariana per passando accanto all’altare che custodisce l’icona.

Una festa di popolo

Per tutta la giornata migliaia di persone hanno attraversato il ponte votivo per raggiungere la basilica costruita su progetto del celebre architetto Baldassare Longhena, da poco riportata all’antica bellezza grazie al restauro durato oltre tre anni e inaugurato appena pochi giorni fa. E’ sempre grande la devozione dei veneziani alla Madonna nera custodita al centro del meraviglioso gruppo scultoreo dell’altar maggiore. L’icona arrivò a Venezia nel 1670 portata dal capitano da mar Francesco Morosini come trofeo a seguito delle condizioni di pace ottenute con i Turchi nella guerra di Candia (l’attuale Creta). Fu collocata dove si trova, per l’appunto, il 21 novembre. Numerosi i fedeli che hanno sostato in raccoglimento donando un cero. E tantissime in questi giorni le iniziative di preghiera e i pellegrinaggi dei religiosi, delle famiglie, degli studenti universitari, delle remiere sulle barche della voga alla veneta. I pellegrini hanno potuto avere l’indulgenza plenaria. A proposito del restauro Moraglia ha definito la Salute "la nostra bella casa di famiglia perché appartiene al popolo veneziano e perché lì dove c'è la madre, c'è la famiglia".

Un altro momento della celebrazione
Un altro momento della celebrazione

 

 

 

 

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21 novembre 2024, 17:05