Sulla via di Assisi verso il Giubileo, riapre l'abbazia San Benedetto al Subasio
Stefanie Stahlhofen - Assisi
Sulla Via di San Francesco, dove i passi dei pellegrini si intrecciano con le orme della storia, si cela un gioiello nascosto, un luogo dove il tempo sembra rallentare: l'antica abbazia di San Benedetto al Subasio. Qui, a circa 5-6 chilometri dal cuore pulsante di Assisi, sulle mura dell'ingresso, sbiadita ma viva, campeggia l'insegna gialla e blu che guida i pellegrini lungo la Via del Poverello. È un simbolo di appartenenza e di cammino, un invito a varcare la soglia di questo luogo - specialmente in vista del Giubileo - che, dopo anni di oblio, è tornato a vivere grazie alla dedizione di Alberto Cisco, il suo custode.
Architetto di origine vicentina, Cisco ha lasciato cinque anni fa un impiego nella pubblica amministrazione per abbracciare un sogno più grande: custodire e ridare anima a questo monastero. Dal 19 marzo, vive qui ufficialmente, ma il legame con l'abbazia è nato già nei primi mesi dell’anno. "Ora sono qui, custode di un luogo che era stato dimenticato, ma che oggi è di nuovo aperto, soprattutto per i pellegrini," racconta ai media vaticani.
Sei posti letto per i pellegrini
L'abbazia è provvista di quattro camere, per un totale di sei posti letto con un bagno in condivisione, dove i pellegrini possono essere ospitati per un numero limitato di giorni. Qui, il lusso è nel silenzio e nella natura che avvolge l’abbazia, lontana dal clamore turistico di Assisi e delle zone limitrofe "Chi arriva qui lo fa per gustarsi questo posto," spiega l'architetto.
Offerta libera, per definizione
"Non chiedo nessun compenso economico", afferma Cisco, "chi vuole può lasciare un'offerta che, per definizione, è libera". Un gesto di gratitudine che contribuisce a coprire le spese di gestione. L’acqua arriva da cisterne rifornite da autobotti, il riscaldamento si affida alla legna, e la luce e il calore dipendono da sistemi elettrici. E non è solo il riposo che l’abbazia offre. Pellegrini e visitatori condividono anche i pasti.
L'abbazia ai tempi di San Francesco
L’abbazia custodisce memorie antiche. Risalente all’XI secolo, essa fu abitata dai monaci benedettini "per circa quattrocento anni", racconta il suo custode, fino al XV secolo. La Porziuncola stessa, raccontano le fonti, fu donata a Francesco, in risposta alla sua richiesta di una "piccola chiesa poverella".
Sebbene l’abbazia sia stata restaurata dopo il terremoto che colpì Umbria e Marche nel 1997, il lavoro non è ancora terminato. Non è previsto nei progetti finali ma manca, ad esempio, il campanile, la cui presenza storica è testimoniata da un affresco di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi.
Pellegrini benvenuti
La vicinanza con la Via di San Francesco rende l'abbazia un punto di sosta naturale, sebbene ancora poco conosciuto, per chi intraprenderà un pellegrinaggio nei luoghi del Poverello in vista del Giubileo
Le prenotazioni avvengono generalmente per email, sul sito dell'abbazia, ma nessuno, tantomeno il suo custode, vieta a chiunque passi e veda il cancello aperto di entrare. "Io lo accolgo ugualmente", spiega Cisco, che nei weekend si offre anche come guida per gli interni dell'abbazia.
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